“Questo
libro è come un pranzo di Natale accuratamente preparato da un vero
chef. E lo chef sono io!”. E’ così che Agatha Christie inizia a
presentare questo testo, composto da sei “portate”: “Il caso del dolce
di Natale”, “Il mistero della cassapanca spagnola”, “Una donna sa…”, “La
torta di more”, “Il sogno” e “La Follia di Greenshaw”.
Le prime cinque
storie narrano delle avvincenti avventure del buffo e fantasmagorico
Hercule Poirot che, come al solito, si trova dinanzi a misteri
inspiegabili e dei suoi strambi, ma efficientissimi, modi per
risolverli. Nei casi a lui affidati, Poirot ha a che fare con rubini
scomparsi, delitti inscenati per scherzo che si trasformano in veri
omicidi, feste da ballo che mozzano letteralmente il fiato, persone
troppo arroganti e con un pessimo carattere, poveri che all’improvviso
ereditano una grande somma di denaro, ipnotismo e paurosi ed oscuri
sogni che diventano realtà. Nell’ultima storia, “La Follia di
Greenshaw”, fa la sua comparsa, come investigatrice, un’anziana signora,
all’apparenza ingenua ma in realtà molto simpatica e acuta: Miss
Marple! Lei deve invece chiarire un enigma legato ad una casa orribile e
mostruosa che, tuttavia, vale un sacco di soldi.
In
questa raccolta di gialli Agatha Christie ha tirato fuori una grande
simpatia e tanto cervello, anche se, non è il suo
miglior libro. Come ogni altro suo romanzo: le
storie sono avvincenti, ma nella “Torta di more”, “Il sogno” e “La Follia di
Greenshaw” le vicende sono forse un po’ troppo simili.
Il mistero della cassapanca spagnola: Poirot si intestardisce a voler risolvere un mistero di cronaca nera che vede il cadavere chiuso in una cassapanca, ma senza spiegazione e con un colpevole che non convince. La testardaggine dell’investigatore porta alla risoluzione del crimine assicurando il lettore che il delitto perfetto non esiste. Interessante vedere come la nostra Agatha abbia attinto al suo punto di riferimento (che si dice che fosse Sherlock Holmes) per dare un’ulteriore sfaccettatura al carattere di Poirot: cercare un caso quando non ce ne sono per poter mantenere in allenamento il cervello e la curiosità.
Una donna sa: trovatosi a indagare nell’ennesimo omicidio in famiglia, Poirot deve non solo sviscerare al massimo i rapporti personali fra i protagonisti, ma anche farsi aiutare da aiuti esterni (in questo caso un medico ipnotista) per cogliere alcuni dettagli e scoprire la verità. Interessante la scelta del dottore nella vicenda: questo fa pensare che l’autrice fosse ben predisposta per le nuove scienze e per le teorie più disparate per risolvere in modo credibile le vicende.
La torta di more: qui l’abitudinarietà delle persone permette di far capire a Poirot come si sia potuto nascondere un omicida dietro a due morti naturali o quasi. E’ divertente notare che con un po’ di attenzione qualsiasi “delitto perfetto” si sgonfi in un mero omicidio per vili motivi.
Il sogno: ben scritto, strutturato, ma troppo veloce la lettura per poterlo apprezzare nel migliore dei modi, in più la scelta di calcare la mano sul “sogno premonitore” è un po’ tirata per i capelli o comunque buttata lì.
La Follia di Greenshaw: unico racconto con Miss Marple presente e come spesso le accade la sua presenza è sempre molto sottile, leggermente invadente, ma sempre stimolante per le forse dell’ordine. In questo racconto il delitto è ben strutturato, ma la sua conclusione un po’ tirata per i capelli. Ennesima vendetta in famiglia o di famiglie che si risolve con un corpo morto e un omicida assicurato alla giustizia.
Nessun commento:
Posta un commento