venerdì 4 dicembre 2015

Il caso del dolce di Natale, Agatha Christie


 


“Questo libro è come un pranzo di Natale accuratamente preparato da un vero chef. E lo chef sono io!”. E’ così che Agatha Christie inizia a presentare questo testo, composto da sei “portate”: “Il caso del dolce di Natale”, “Il mistero della cassapanca spagnola”, “Una donna sa…”, “La torta di more”, “Il sogno” e “La Follia di Greenshaw”. 
Le prime cinque storie narrano delle avvincenti avventure del buffo e fantasmagorico Hercule Poirot che, come al solito, si trova dinanzi a misteri inspiegabili e dei suoi strambi, ma efficientissimi, modi per risolverli. Nei casi a lui affidati, Poirot ha a che fare con rubini scomparsi, delitti inscenati per scherzo che si trasformano in veri omicidi, feste da ballo che mozzano letteralmente il fiato, persone troppo arroganti e con un pessimo carattere, poveri che all’improvviso ereditano una grande somma di denaro, ipnotismo e paurosi ed oscuri sogni che diventano realtà. Nell’ultima storia, “La Follia di Greenshaw”, fa la sua comparsa, come investigatrice, un’anziana signora, all’apparenza ingenua ma in realtà molto simpatica e acuta: Miss Marple! Lei deve invece chiarire un enigma legato ad una casa orribile e mostruosa che, tuttavia, vale un sacco di soldi.

In questa raccolta di gialli Agatha Christie ha tirato fuori una grande simpatia e tanto cervello, anche se, non è il suo miglior libro. Come ogni altro suo romanzo: le storie sono avvincenti, ma nella “Torta di more”, “Il sogno” e “La Follia di Greenshaw” le vicende sono forse un po’ troppo simili.

Il caso del dolce di Natale: è ambientato in una villa nella campagna inglese dove Poirot deve presenziare alle feste natalizie per ritrovare un rubino rubato a un principe indiano (prima che lo scandalo scoppi e rovini il futuro del ragazzo). Fra giochi, cibi e tradizioni, il nostro belga riesce a risolvere la vicenda con eleganza e fermezza, riuscendo anche a risolvere problemi di famiglia e divertire i bambini di casa. Ben scritto e ben dosato.
Il mistero della cassapanca spagnola: Poirot si intestardisce a voler risolvere un mistero di cronaca nera che vede il cadavere chiuso in una cassapanca, ma senza spiegazione e con un colpevole che non convince. La testardaggine dell’investigatore porta alla risoluzione del crimine assicurando il lettore che il delitto perfetto non esiste. Interessante vedere come la nostra Agatha abbia attinto al suo punto di riferimento (che si dice che fosse Sherlock Holmes) per dare un’ulteriore sfaccettatura al carattere di Poirot: cercare un caso quando non ce ne sono per poter mantenere in allenamento il cervello e la curiosità.
Una donna sa: trovatosi a indagare nell’ennesimo omicidio in famiglia, Poirot deve non solo sviscerare al massimo i rapporti personali fra i protagonisti, ma anche farsi aiutare da aiuti esterni (in questo caso un medico ipnotista) per cogliere alcuni dettagli e scoprire la verità. Interessante la scelta del dottore nella vicenda: questo fa pensare che l’autrice fosse ben predisposta per le nuove scienze e per le teorie più disparate per risolvere in modo credibile le vicende.
La torta di more: qui l’abitudinarietà delle persone permette di far capire a Poirot come si sia potuto nascondere un omicida dietro a due morti naturali o quasi. E’ divertente notare che con un po’ di attenzione qualsiasi “delitto perfetto” si sgonfi in un mero omicidio per vili motivi.
Il sogno: ben scritto, strutturato, ma troppo veloce la lettura per poterlo apprezzare nel migliore dei modi, in più la scelta di calcare la mano sul “sogno premonitore” è un po’ tirata per i capelli o comunque buttata lì.
La Follia di Greenshaw: unico racconto con Miss Marple presente e come spesso le accade la sua presenza è sempre molto sottile, leggermente invadente, ma sempre stimolante per le forse dell’ordine. In questo racconto il delitto è ben strutturato, ma la sua conclusione un po’ tirata per i capelli. Ennesima vendetta in famiglia o di famiglie che si risolve con un corpo morto e un omicida assicurato alla giustizia. 

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Commenti

il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamo
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo