Carissime dopo un lungo silenzio mi rifaccio vivo quantomeno per farvi sapere che sono vivo.
Ritorno assai traumatico dopo i fasti della mia prima partecipazione ufficiale come studioso di cinema alla Biennale Cinema e dopo le ferie siciliane, assai appaganti. Lavoro, moltissimo e assai complicato: ultimi colpi di coda della morente Provincia.
Ma soprattutto aspra battaglia politica per la "conquista" del PD di Rovigo che si è conclusa, dopo rondò, minuetti, grotteschi e arabeschi, e nonostante anche l'aiuto di alcune di voi che ancora ringrazio, con una sonora sconfitta.
Ma no, non abbiamo paura di chiamare le cose per nome, con una brutale sodomizzazione. E vabbè domenica si ricomincia ( è il mio cote masochista).
D'altra parte se vincevo/vincevamo- noi i buoni - , magari pioveva e invece abbiamo avuto ancora alcune belle giornate di sole.
Dopo il breve riassunto mi scuserete se questa rassegna sarà un po' in minore. Ma qualcosina di buono da segnalare, in ogni caso c'è.
Ad esempio se avete fremuto o rifremuto quest'estate alla lettura delle vicende di Jane Eyre vi do la bella notizia che hanno finalmente individuato la magione e soprattutto la "prigione" dove viene rinchiusa la moglie fuori di testa del protagonista. E' la soffitta della villa di Northon Conyers sita nei dintorni della cittadina di Ripon nel Nord dello Yorkshire. Northon ha deciso di aprirla al pubblico, a pagamento, per fare un po' di sterline desinate al restauro della villa.
Più sfiziosa è l'uscita del nuovo romanzo del caro Percivall Everett, intitolato "Percivall Everett di Virgil Russell". E' la storia di un figlio che va a trovare il padre morente all'ospizio e a cui il padre racconta un sogno da cui si dipartono altri sogni, pensieri, divagazioni, affabulazioni. Il tutto a partire da "Jacques il fatalista" di Diderot, passando per Derrida e Wittgestein, per arrivare a Bertrand Russell. Perché poi i temi "forti" del romanzo pare siano il razzismo o meglio l'identità razziale e il linguaggio. Vedremo. Ma si ha già la sensazione di una boccata di aria fresca, tra illuminismo e filosofia analitica, dopo tutta questa invasione di religioni, papi buoni, mussulmani fanatici, israeliani imperialisti e razzisti. ( vi confesso che tra Italia e Mondo l'unica vicenda che seguo veramente con passione è la rivolta di Hong Kong).
Ma il vero colpo editoriale è l'uscita, oggi, da Bompiani di "Divorati" primo romanzo del grande regista canadese David Cronenberg.
Si tratta, a quanto pare, di un horror grottesco in cui il maestro, probabilmente perchè lo ha iniziato 8 anni fa, ritorna in modo diretto ai temi prediletti del suo primo cinema. Per cui deformazioni del corpo e della mente, sesso bizzarro, invadenza della tecnologia, cospirazioni, insomma riflessione filosofica in forma di Grand Guignol. La storia inizia con la parodia di una coppia di filosofi, ispirati a Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir, che praticano un sesso metaforicamente cannibalesco. Poi la pseudo Beauvoir viene effettivamente mangiata in un gioco erotico un po' spinto e poi....
C'è una bella intervista a Cronenberg sull'ultimo Venerdì di Repubblica in cui un bel momento il nostro, assai più serio di quel che appare, fa una affermazione che mi ha acceso la classica lampadina : " Il libro è una avventura filosofica, un viaggio per capire in cosa consistono l'essere umano e la condizione umana. Sono sempre stato convinto che il corpo è la prima ed essenziale dimostrazione della nostra esistenza. Molto di quello in cui crediamo o che inventiamo è un tentativo di evasione da questa consapevolezza. Quasi tutte le religioni sminuiscono il corpo e spingono a trascenderlo per indurci a sperare che possiamo sfuggirgli e che la morte non è la morte. Questo succede anche nell'arte e nella politica: cos'è che da coraggio a un kamikaze imbottito di esplosivo?".
Eccola là. Ecco perché sono ateo dall'età di 7 anni. Ecco perché non mi fido e mi spaventano le 4 grandi religioni nate dal deserto: Ebraismo, Cristianesimo, Islamismo e Marxismo ( seppur con qualche contraddizione, come tutti. Una qualche passione per Marx ancora ce l'ho e,poi, l'avrete capito, un'innata simpatia per gli ebrei. Considero l'antico testamento uno dei libri più appassionanti mai scritti. E mi piacciono molti gli ebrei atei o, perlomeno dubbiosi. Che so Walter Benjamin, Groucho Marx, Woody Allen, Sigmund Freud. E, scontatamente, anche David Cronenberg è un ebreo di Toronto). Ma il cristianesimo, con tutto quel sangue, per carità.
Ho avuto, lo confesso, una certa passione per il Buddismo più che altro per il te, gli aforismi dei monaci zen, l'arredamento giapponese, e perché, credo, sia l'unica religione in cui, per lo meno, non è previsto dio. Ma poi una sera a cena mentre mangiavo un rombo ai ferri accompagnato da Cartizze un'amica, tutta entusiasta, divorando cruditè, mi ha spiegato che la meditazione e il raggiungimento del Nirvana si ottengono non pensando molto, come credevo, ma svuotando la mente e annullando il desiderio.
Ma scherziamo? Abbiamo un corpo con 5 sensi, vari orifizi e un cervello. Non so se ci sarà un motivo, ma certo, dal momento che ci sono, vanno usati tutti e al massimo delle potenzialità. Questo io credo. D'altra parte, è seccante dirlo, ma se abbiamo una certezza è quella che moriremo. Per cui viviamo! Quantomeno per spirito di contraddizione.
Ultima notizia: ho finalmente individuato, nel caso mi intervistassero, il mio disco per l'isola deserta. Si tratta del triplo CD con l'integrale delle incisioni al Village Vanguard del trio di Bill Evans, Scott La faro e Paul Motian, anno 1961. Dal momento che, purtroppo Motian è scomparso anche lui pensavo che potrebbero anche diventare le musiche da suonare ( data la lunghezza) alla mia veglia funebre. Vedremo.
Per intanto un abbraccio e un saluto e come sempre grazie per la pazienza.
Andrea
P.S. E' in arrivo Lulu/7. Ma, come vedrete, di mio questa volta c'è moto poco.