La guerriera dagli occchi verdi, Marco Rovelli

Avesta, figura epica di soldatessa kurda

 
Marco Rovelli ha scelto la forma narrativa del romanzo per raccontare la vita di Avesta, nome di battaglia di una giovane donna e combattente kurda ne La guerriera dagli occhi verdi (Giunti, pp.160, euro 16,50).
Il passo romanzesco permette di mescolare in modo riuscito il «prima» e il «dopo» nella vita della ragazza: la sua infanzia, la famiglia e la vita nel villaggio kurdo, un mondo traballante per i colpi della Storia, ma pur sempre sicuro nelle sue misere e poche certezze, fino ad arrivare alla scelta di combattere come estrema soluzione dopo l’ennesimo sopruso delle autorità (in quel caso specifico turche) contro un membro della propria famiglia. Un percorso simile a migliaia di altri kurdi. Un percorso che – interiormente – può essere a sua volta simile a quello di migliaia di altre persone. E quindi per Avesta si è aperta la strada, la via, che conduce a liberare un popolo, a liberare la parte femminile, ancora prima, di quel popolo. Un processo difficile, complicato e sparpagliato perché i kurdi sono stati disseminati dalla Storia tra Turchia, Siria e Iraq.
Tre zone al centro di cambiamenti epocali repentini, continui, contrassegnati da agguati, repressioni e campi di concentramento contemporanei, fino all’arrivo dei banditi fascisti del Daesh a complicare ancora di più un quadro già di per sé pericolante e insidioso.
L’arrivo sulla scena territoriale e storica di Daesh ha prodotto conseguenze di natura diverse: se da un lato ha rimesso tutto in discussione aumentando la pressione sui kurdi, dall’altro ha dato modo a questa straordinaria popolazione di tornare a mostrarsi al mondo nella sua originale e orgogliosa dignità: ha permesso alla cultura e al «romanticismo» kurdo di portare a conoscenza di tutti il modello politico democratico e confederale voluto da Ocalan e che ha trovato la sua estrema realizzazione vera, reale, fisica, plastica nel Rojava.
Marco Rovelli, scrittore, musicista, intellettuale a tutto tondo, ha scelto la forma narrativa per scavare nell’esperienza umana dei kurdi, tentando di sottrarla a una lettura storica – o peggio ancora solo geopolitica – ed elevandola dunque a qualcosa di umanamente percepibile come «universale», una lotta di tutti, non solo contro Daesh, ma anche contro il maschilismo, contro la guerra, contro le «autorità» (perfino quelle riconosciute da Europa e Nato, vedi la Turchia) ottuse e fascistoidi.
Rovelli sintetizza alcuni sentimenti più generali di Avesta e dei kurdi, in occasione dell’attacco di Daesh al campo di Mexmur: «Mexmur è il popolo in cammino verso la sua liberazione, è l’esodo in un deserto da dove, prima o poi, si giungerà alla terra non promessa, ma voluta e conquistata. Mexmur, infine, è la testimonianza suprema della volontà di vita degli umani».
Il passo, la «cifra» del romanzo è condivisibile ed empatico, unisce i sentimenti e le scricchiolanti certezze, sotto il peso degli occhi di Avesta, delle sue sofferenze da ragazzina, per finire in una morbida ma importante disciplina. Avesta la soldatessa, «dura senza perdere la tenerezza» come voleva il Che, una contemporanea paladina dei diritti del suo popolo, che schiacciati e martoriati, diventano quelli di tutti. E Avesta ben si presta all’epica di Rovelli, perché non è proprio una qualunque tra i kurdi: è una combattente e una comandante. Tanto che Foreign Policy, quando uno dei suoi giornalisti l’ha incontrata e intervistata, l’ha definita – già nel titolo – «badass»: una tipa tosta, dura, preparata e rigorosa. E proprio l’empatia che la forma narrativa crea, disturba forse l’epica di Avesta.
In alcuni tratti, le sue parole rischiano di apparire retoriche e vanno valutate, dal punto di vista del linguaggio, nella situazione in cui vengono dette. È il limite di un romanzo che scorre bene ma che forse abortisce qualcosa, come ad esempio il contraltare ad Avesta, ovvero la storia del combattente di Daesh. Ma forse è «il» limite del romanzo, che su fatti come quelli raccontati – bene – da Rovelli emerge in tutta la sua forza. Forse, per narrare storie così complesse, seppure così apparentemente note e comprensibili, le forme tradizionali di scrittura non bastano più.
[Simone Pieranni 25/05/2016]

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Commenti

il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamo
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo