Questo blog accoglie la nuova avventura di quelli di Sguardi d’Altrove, e il Reverendo Dogdson, con i suoi dubbi sulla realtà, si aggiunge al nostro olimpo di numi tutelari. Non dimentichiamo gli autori che più spesso ci hanno accompagnati nel viaggio di Sguardi d’Altrove, anzi, da loro ripartiamo. Quindi, un pensiero affettuoso e ammirato, in particolare, ad Alan Bennet a alla sua Sovrana Lettrice, mantenendo ben fermo il principio che ragguagliare non è leggere.
giovedì 31 dicembre 2015
sabato 26 dicembre 2015
venerdì 25 dicembre 2015
giovedì 24 dicembre 2015
mercoledì 23 dicembre 2015
L' albero di Natale, Andersen H. Christian; Boutavant Marc
“C’era una volta nel bosco un piccolo abete, che avrebbe dovuto essere
molto contento della propria sorte: era bello, e in ottima posizione;
aveva sole e aria quanta mai ne potesse desiderare, e amici più grandi
di lui, pini ed abeti, che gli stavan d’attorno a tenergli compagnia. Ma
egli non aveva che una smania sola: crescere”.
Fra i classici, intramontabili, spicca “L’albero di Natale”, anche detto “L’abete”, di Hans Christian Andersen, da preferire quella pubblicata da Rizzoli nel
2009, con traduzione di E. Dragoni e illustrazioni di Marc Boutavant. Si
tratta di una delle fiabe più belle e commoventi dello scrittore danese
Hans Christian Andersen
(1805- 1875), celebre per opere quali “La principessa sul pisello” (1835), Mignolina (1835) “La
sirenetta” (1837), “Il soldatino di stagno”, “Il brutto anatroccolo” e “La
piccola fiammiferaia”
(1845).
Pubblicata per la prima volta nel 1844, la fiaba narra,
nello specifico, di un abete ansioso di crescere che non riesce mai ad
apprezzare le piccole cose che gli capitano. Se solo fosse più grande, come gli altri alberi della foresta,
gli uccelli costruirebbero nidi sui suoi rami, e la sua vita potrebbe
considerarsi davvero “incominciata”. Il fatto di essere considerato “il
piccolo della foresta” gli crea imbarazzo. Egli sogna di diventare legno
per costruire grandi navi e solcare mari lontani; così come di arredare
case lussuose, senza coscienza alcuna che questo significhi perdere la
vita.
"Oh, se fossi alto come quell’albero laggiù!" - sospirava il piccolo
abete: "Allora sì, che stenderei i miei bravi rami in lungo e in largo, e
dalla mia vetta guarderei per tutto il mondo. Allora gli uccelli
potrebbero fare il nido tra le mie fronde, e, quando tira vento, potrei
accennare a dondolarmi superbamente anch’io come i grandi."
Non trovava piacere nel calore del sole, negli uccellini, nelle nuvole di porpora che passavano sul suo capo mattina e sera.
Tal volta, nell’inverno, quando la neve era sparsa per tutto bianca e scintillante, una lepre veniva correndo a tutto spiano, e saltava pari pari sopra l’abete. Oh, gli faceva una rabbia... Ma gl’inverni passarono, uno dopo l’altro; e, quando giunse il terzo, il piccolo abete era divenuto così alto, che la lepre fu obbligata in vece a girargli attorno.
"Oh, crescere, crescere, divenir grandi, divenir vecchi! Ecco la sola cosa bella di questo mondo! - pensava il piccolo abete."
Non trovava piacere nel calore del sole, negli uccellini, nelle nuvole di porpora che passavano sul suo capo mattina e sera.
Tal volta, nell’inverno, quando la neve era sparsa per tutto bianca e scintillante, una lepre veniva correndo a tutto spiano, e saltava pari pari sopra l’abete. Oh, gli faceva una rabbia... Ma gl’inverni passarono, uno dopo l’altro; e, quando giunse il terzo, il piccolo abete era divenuto così alto, che la lepre fu obbligata in vece a girargli attorno.
"Oh, crescere, crescere, divenir grandi, divenir vecchi! Ecco la sola cosa bella di questo mondo! - pensava il piccolo abete."
Fino a quando un giorno, il giovane albero viene tagliato e condotto in una casa dove, la vigilia di Natale
viene addobbato con candele, mele colorate, giocattoli e caramelle.
Ma l’abete non si rallegrava punto: non faceva che crescere e crescere,
inverno e estate, sempre più verde, d’un bel verde cupo. La gente
diceva: "Che bell’albero!" - e, a Natale, fu tagliato prima di tutti
gli altri. L’ascia andò profonda, sino al midollo, e l’albero cadde a
terra con un sospiro; provava un dolore, una sensazione di sfinimento,
non poteva davvero pensare a felicità: è così triste lasciare il posto
dove si è nati e cresciuti... Sapeva che non avrebbe rivisti mai più i
vecchi compagni, i piccoli cespugli ed i fiori ch’erano lì attorno -
nemmeno gli uccelli, forse... Ah, il distacco fu tutt’altro che lieto!
L’albero non tornò in sè che quando fu scaricato in un cortile insieme con molti altri, e sentì dire:
"Questo sì, ch’è magnifico: non voglio vederne altri. Prendiamo questo."
Vennero due domestici in livrea gallonata, e portarono l’albero in una grande splendida sala. Le pareti erano tutte coperte di quadri, e presso una enorme stufa stavano due vasi della Cina con due leoni dorati sul coperchio: c’erano due poltrone a dondolo, e divani di broccato, e grandi tavole cariche di bei libri con le figure; e balocchi che valevano cento volte cento lire - almeno, così dicevano i bambini. E l’abete fu posto in un grande mastello pieno di sabbia; ma nessuno avrebbe detto che fosse un mastello, perché era stato ricoperto di stoffa verde, e collocato nel mezzo d’un bel tappeto a colori. Ah, come tremava, ora, il nostro abete! Che sarebbe accaduto? I domestici, ed anche le signorine di casa, incominciarono ad ornarlo. Ad un ramo appesero tante piccole reti intagliate nella carta colorata, ed ogni rete era piena di dolci; noci e mele dorate pendevano qua e là, che parevano nate sull’albero; e più di cento candeline, bianche, rosse e verdi, erano attaccate ai rami. Bambole, che sembravan vive - l’abete non ne aveva mai vedute, di simili, prima d’allora, - si dondolavano tra mezzo al fogliame; e su in alto, sulla vetta dell’albero, era inchiodata una stella di similoro. Insomma, una bellezza, come non se ne vedono.
L’albero non tornò in sè che quando fu scaricato in un cortile insieme con molti altri, e sentì dire:
"Questo sì, ch’è magnifico: non voglio vederne altri. Prendiamo questo."
Vennero due domestici in livrea gallonata, e portarono l’albero in una grande splendida sala. Le pareti erano tutte coperte di quadri, e presso una enorme stufa stavano due vasi della Cina con due leoni dorati sul coperchio: c’erano due poltrone a dondolo, e divani di broccato, e grandi tavole cariche di bei libri con le figure; e balocchi che valevano cento volte cento lire - almeno, così dicevano i bambini. E l’abete fu posto in un grande mastello pieno di sabbia; ma nessuno avrebbe detto che fosse un mastello, perché era stato ricoperto di stoffa verde, e collocato nel mezzo d’un bel tappeto a colori. Ah, come tremava, ora, il nostro abete! Che sarebbe accaduto? I domestici, ed anche le signorine di casa, incominciarono ad ornarlo. Ad un ramo appesero tante piccole reti intagliate nella carta colorata, ed ogni rete era piena di dolci; noci e mele dorate pendevano qua e là, che parevano nate sull’albero; e più di cento candeline, bianche, rosse e verdi, erano attaccate ai rami. Bambole, che sembravan vive - l’abete non ne aveva mai vedute, di simili, prima d’allora, - si dondolavano tra mezzo al fogliame; e su in alto, sulla vetta dell’albero, era inchiodata una stella di similoro. Insomma, una bellezza, come non se ne vedono.
I
bambini che vi abitano saccheggiano i doni dai suoi rami, e gli si
siedono intorno ad ascoltare le favole degli adulti.
Il giorno seguente, l’albero si aspetta di rivivere quella stessa magica atmosfera,
mentre invece viene spogliato e relegato in una soffitta buia.
"La mattina entrarono i domestici e la cameriera.
"Ecco che ora ricomincia il mio splendore!" - pensò l’albero. Ma, in vece, fu portato fuori del salotto, e su per la scala, sin nel solaio, in un angolo buio, dove nemmeno arrivava un raggio di sole.
"Che significa questa faccenda?" - pensò l’albero: "Che vogliono che faccia qui? Ed ora, che cosa accadrà?"
E si appoggiò al muro, e stette lì a pensare, a pensare. E tempo n’ebbe sin troppo, perch* passarono i giorni e le notti, e mai che venisse alcuno; e quando finalmente uno capitò, non fu se non per deporre in un angolo certe grandi casse. Così l’albero rimaneva ora del tutto nascosto: probabilmente, lo avevano dimenticato.
"Fuori è inverno, ora" - pensava l’albero: "la terra è dura e coperta di neve, e non potrebbero piantarmi; sarà per questo che mi tengono qui al riparo sin che non torni la primavera. Quanti riguardi! Che buona gente! Ah, se non fosse questo buio e questa terribile solitudine!... Mai che si veda nemmeno un leprottino! Era bello, però, il bosco, quando c’era la neve alta, e la lepre passava correndo; sì, anche quando mi passava sopra d’un salto... Allora, mi faceva arrabbiare... Che malinconia in questa solitudine!"
"Ecco che ora ricomincia il mio splendore!" - pensò l’albero. Ma, in vece, fu portato fuori del salotto, e su per la scala, sin nel solaio, in un angolo buio, dove nemmeno arrivava un raggio di sole.
"Che significa questa faccenda?" - pensò l’albero: "Che vogliono che faccia qui? Ed ora, che cosa accadrà?"
E si appoggiò al muro, e stette lì a pensare, a pensare. E tempo n’ebbe sin troppo, perch* passarono i giorni e le notti, e mai che venisse alcuno; e quando finalmente uno capitò, non fu se non per deporre in un angolo certe grandi casse. Così l’albero rimaneva ora del tutto nascosto: probabilmente, lo avevano dimenticato.
"Fuori è inverno, ora" - pensava l’albero: "la terra è dura e coperta di neve, e non potrebbero piantarmi; sarà per questo che mi tengono qui al riparo sin che non torni la primavera. Quanti riguardi! Che buona gente! Ah, se non fosse questo buio e questa terribile solitudine!... Mai che si veda nemmeno un leprottino! Era bello, però, il bosco, quando c’era la neve alta, e la lepre passava correndo; sì, anche quando mi passava sopra d’un salto... Allora, mi faceva arrabbiare... Che malinconia in questa solitudine!"
A lui si
uniscono dei topolini, ai quali l’abete racconta la favola che ha udito
quando era in casa, al centro dell’attenzione di tutti. Terminato il
racconto, anche i topi lo lasciano solo. Con l’arrivo della bella stagione, l’albero che ha perso i suoi colori,
viene portato in cortile. Un ragazzo prende la stella rimasta sulla sua
cima, ultimo baluardo della vita che ha vissuto, mentre l’abete viene
tagliato a pezzi e bruciato. La logica fine di un albero, di cui egli,
purtroppo, non ha mai avuto consapevolezza.
A mano a mano che la storia si sviluppa, cresce la delusione dell’albero per la situazione contingente,
mentre fa breccia in lui la nostalgia per gli eventi passati. Tale
descrizione coincide col tipico atteggiamento dell’essere umano che, al
di là del tempo e del luogo, si rende sempre conto di quello che
possiede, soltanto dopo averlo perso.
martedì 22 dicembre 2015
lunedì 21 dicembre 2015
I fratelli Kristmas, Giacomo Papi
È la notte del 24 dicembre, ma il vecchio
Niklas Kristmas, alias Babbo Natale, non può
consegnare i regali. Ha una febbre da cavallo
e una tosse spaventosa. Se uscisse al gelo
- sentenzia l'elfo dottore - ci lascerebbe
le penne. Cosí, a malincuore, l'incarico viene
affidato a Luciano, il fratello minore di Niklas.
I due hanno litigato anni prima, perché Luciano
è un uguagliatore: per lui tutti i bambini
sono uguali, e vuole portare a ciascuno
lo stesso numero di doni.
Mentre lo gnomo orologiaio rallenta il tempo,
Luciano ed Efisio, il nano picchiatore,
partono a bordo della slitta volante.
Ma l'avido industriale dei giocattoli Panicus
Flynch, che trama per impadronirsi
del Natale, ha sguinzagliato sulle loro tracce
le feroci valchirie.
Ad aiutare Luciano ed Efisio saranno
Maddalena e suo fratello Pietro, due bambini
di nove e dodici anni. Per portare a termine
la missione c'è bisogno del loro coraggio.
domenica 20 dicembre 2015
Segni e simboli del Natale, Rudolf Steiner
Tre conferenze a
Berlino 1904 - 1905 - 1906 «Chi ai giorni nostri durante il periodo
natalizio passeggi in mezzo agli alberi addobbati, potrebbe agevolmente
pensare che la tradizione dell'albero di Natale sia molto
antica. È proprio partendo da questa consuetudine che potremmo
analizzare come sono mutati gli usi e i costumi dei popoli: l'abete che
oggi è presente in quasi tutte le case, infatti, non ha ancora compiuto
cent'anni. Cent'anni fa non avreste potuto trovare le strade ingombre di
alberi di Natale. [...] Chi comprenda il reale significato del Natale
coglie la saggezza nascosta in questa celebrazione. Feste come quelle di
Natale, Pasqua, Pentecoste non sono altro che date, istituite dai
nostri antenati per mostrare a noi, loro discendenti, come intendevano
il rapporto tra il mondo e l'uomo e come hanno interpretato i grandi
segreti dell'essere».
Rudolf Joseph Lorenz Steiner è stato un filosofo, pedagogista, esoterista, artista e riformista sociale austriaco. È il fondatore dell'antroposofia, di una particolare corrente pedagogica (la pedagogia Waldorf), di un tipo di medicina (la medicina antroposofica o steineriana) oltre che l'ispiratore dell'agricoltura biodinamica, di uno stile architettonico e di uno pittorico. Ha posto anche le basi dell'euritmia, del Massaggio Ritmico Antroposofico e dell'arte della parola. Si è occupato inoltre di filosofia, sociologia, antropologia e musicologia.
In Italia la sua filosofia è stata diffusa inizialmente dai primi seguaci italiani, la baronessa Emmelina Sonnino (De Renzis), suo figlio Giovanni Antonio Colonna di Cesarò e il medico romano Giovanni Colazza, e dopo la seconda guerra mondiale da Massimo Scaligero e dal medico milanese Aldo Bargero.
Da allora la crescita dell'impulso medico antroposofico è stata
accompagnata dalla pubblicazione di numerosi titoli - per lo più
traduzioni da autori di lingua tedesca, inglese o francese - soprattutto
di carattere divulgativo. Solo a partire dal 1990
si trovano anche testi di autori italiani. Ma intanto, essendo Colazza e
Bargero medici, si è sviluppata in Italia una notevole comunità di
medici ad indirizzo antroposofico.
Contemporaneamente in diverse città italiane apparvero le prime scuole Waldorf nelle quali viene attuato il modello pedagogico steineriano.
sabato 19 dicembre 2015
Regalo di Natale, Maurizio de Giovanni, Alicia Giménez-Bartlett, Bill James, Marco Malvaldi, Antonio Manzini, Francesco Recami
In questa raccolta, affrontano
l’indagine del regalo di Natale gli investigatori: Petra Delicado e il
vice Fermín Garzón (autrice: Alicia Giménez-Bartlett); Gelsomina
Settembre, assistente sociale (che Maurizio de Giovanni ha appositamente
immaginato per questa antologia); la Casa di Ringhiera (il caso e la
necessità in versione mistero guidati da Francesco Recami); Rocco
Schiavone (sempre più arruffato da Antonio Manzini); Harpur & Isles
(la coppia angeli-demoni del gallese Bill James); e i vecchietti del
BarLume (gli artisti del pettegolezzo investigativo inventati da Marco
Malvaldi).
Maurizio de Giovanni
Un giorno di Settembre a Natale
è la storia di Gelsomina Settembre, per tutti Mina, assistente sociale
napoletana che si trova a dover aiutare una ragazza che non vedeva da
tanto tempo. Anna era una bambina che viveva in condizioni disagiate, ma
dopo dodici anni è diventata una escort ed è stata coinvolta dal un
boss del luogo nell’omicidio di un uomo: ad un appuntamento con lui
sulla barca deve avvelenarlo. Le hanno pure rapito il figlioletto e di
chiamare la polizia non se ne parla proprio. Ma Mina, aiutata da
Domenico-chiamami-Mimmo (un affascinante ginecologo che lavora con lei
allo studio), dal portinaio Rudy e dall’ex marito Claudio (magistrato)
riuscirà a risolvere la questione tra pasticci e colpi di genio.
Maurizio de Giovanni è nato nel 1958 a
Napoli, dove vive e lavora. Nel 2005 vince un concorso per giallisti
esordienti con un racconto incentrato sulla figura del commissario
Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta e protagonista dei
romanzi, pubblicati da Einaudi Stile Libero, Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia e Vipera (Premio Selezione Bancarella 2013). Nel 2012 esce per Mondadori Il metodo del Coccodrillo (Premio Scerbanenco), dove fa la sua comparsa l’ispettore Lojacono, ora fra i protagonisti della serie dei Bastardi di Pizzofalcone,
ambientata nella Napoli contemporanea. Tutti i suoi libri sono tradotti
o in corso di traduzione in Francia, Germania, Inghilterra, Spagna,
Russia, Danimarca e Stati Uniti.
Alicia Giménez-Bartlett
La principessa Umberta
è incentrato sulla morte di una principessa italiana: Umberta, appunto.
L’ispettore Petra Delicado deve indagare sul decesso della donna
partendo da uno strano messaggio trovato sul cellulare appena regalato
ad un collega per i suoi quarant’anni di carriera.
Alicia Giménez-Bartlett (Almansa,
1951) è la creatrice dei polizieschi con Petra Delicado. I romanzi della
serie sono stati tutti pubblicati nella collana «La memoria» e poi
riuniti nella collana «Galleria». Ha anche scritto numerose opere di
narrativa non di genere, tra cui: Una stanza tutta per gli altri (2003, 2009, Premio Ostia Mare Roma 2004), Vita sentimentale di un camionista (2004, 2010), Segreta Penelope (2006), Giorni d’amore e inganno (2008, 2011), Dove nessuno di troverà (2011, 2014) e Exit (2012).
Nel 2006 ha vinto il Premio Piemonte Grinzane Noir e il Premio La
Baccante nato nell’ambito del Women’s Fiction Festival di Matera. Nel
2008 il Raymond Chandler Award del Courmayeur Noir in Festival.
Bill James
Arriva Natale eccetera eccetera
sembra un po’ un poliziesco degli anni sessanta, settanta, poco
attuale. I poliziotti Harpur e Iles si trovano invischiati in storie di
spacciatori di droga e delinquenti nell’Inghilterra del sud .
Bill James – definito dalla critica
«il miglior prosatore del giallo britannico» – è lo pseudonimo del
gallese James Tucker, ex giornalista di cronaca nera, collaboratore
della rivista umoristica Punch e autore di testi di critica
letteraria. È l'inventore della serie di Harpur e Iles, che coinvolge
poliziotti e criminali di tutti i tipi, presi nel loro ambiente umano e
familiare. Con questa casa editrice ha pubblicato: Protezione (2008, premiato in Francia quale miglior poliziesco europeo nel 2004), Confessione (2009), Club (2010), Rose, rose (2011), Il detective è morto (2012), Il mattatore (2012) e Tip Top (2013).
Marco Malvaldi
La tombola dei troiai narra l'omicidio di un farmacista e
quando la postona (una postina un po’ voluminosa) Annacarla si presenta
al BarLume e dice ad Aldo che alla tombola dei troiai (per intenderci,
regali brutti da riciclare) ha vinto un tagliacarte antico e costoso, i
vecchietti fanno due più due e trovano l’arma del delitto. Massimo, al
solito, si ritrova a badare ai quattro ottuagenari con manie da signora
in giallo che però, stavolta, vengono presi sul serio dal commissario,
che non è più Fusco, ma Alice Martelli, una ragazza un po’ strana. Il
barrista arriva alla soluzione prima di tutti e si diverte a vedere
quanto ci mettano gli altri a capire chi è l’assassino.
Marco Malvaldi (Pisa, 1974), di
professione chimico, ha pubblicato con questa casa editrice i romanzi
della serie dei vecchietti del BarLume (La briscola in cinque, 2007; Il gioco delle tre carte, 2008; Il re dei giochi, 2010; La carta più alta, 2012; Il telefono senza fili, 2014, salutati da un grande successo di lettori. Ha pubblicato anche Odore di chiuso (2011,
Premio Castiglioncello e Isola d’Elba-Raffaello Brignetti), giallo a
sfondo storico, con il personaggio di Pellegrino Artusi, Milioni di milioni (2012), Argento vivo (2013) e Buchi nella sabbia (2015).
Antonio Manzini
Buon Natale, Rocco! vede il vicequestore Rocco Schiavone alle prese con un caso di
omicidio: sono stati uccisi due anziani coniugi e a trovarne i corpi è
la signora che fa le pulizie nel palazzo. Rocco, con l’influenza e in
attesa della lettera con la meta del suo trasferimento, si trova, nei
giorni di Natale, ad indagare su chi erano davvero queste persone per
capire il perchè della loro morte. Conosce così i figli delle vittime e
qualcuno tenta pure di depistarlo.
Antonio Manzini, attore e sceneggiatore, ha pubblicato i romanzi Sangue marcio e La giostra dei criceti. La serie con Rocco Schiavone è iniziata con il romanzo Pista nera (Sellerio, 2013) cui è seguito La costola di Adamo (2014), Non è stagione (2015) e Era di maggio (2015). Ne fanno parte anche i racconti presenti nelle antologie poliziesche Capodanno in giallo, Ferragosto in giallo e Regalo di Natale. Con questa casa editrice ha pubblicato anche Sull'orlo del precipizio (2015).
Francesco Recami
Scambio di regali nella casa di Ringhiera
ha come protagonista Angela, che come ogni anno è impegnata a fare i
regali di Natale: libri per tutti, perchè sono regali personalizzati.
Mentre cucina il brasato per il suo fidanzato, una signora del palazzo
le chiede di essere accompagna in banca perchè invalida. Angela va con
lei e rimane coinvolta in una rapina, ma per fortuna finisce tutto bene.
A differenza di quello che succederà coi suoi regali!
Francesco Recami (Firenze, 1956) con questa casa editrice ha pubblicato L’errore di Platini (2006), Il correttore di bozze (2007), Il superstizioso (2008, finalista al Premio Campiello 2009), Il ragazzo che leggeva Maigret (2009), Prenditi cura di me (2010, Premio Castiglioncello e Premio Capalbio), La casa di ringhiera (2011), Gli scheletri nell’armadio (2012), Il segreto di Angela (2013), Il caso Kakoiannis-Sforza (2014), Piccola enciclopedia delle ossessioni (2015) e L'uomo con la valigia (2015).
venerdì 18 dicembre 2015
Il panettone prima del panettone, Porzio Stanislao
Tutti sanno cos'è, troneggia in tutte le
vetrine delle pasticcerie e imperversa al supermercato per interi
scaffali; a volte si presenta in versione "gourmand", arricchito con
creme sontuose e confezionato in scatole allegre; a volte fa la sua
comparsa fasciato in nastri e carte molto chic e un po' pretenziose,
soprattutto se pensiamo alle sue origini... Ma sappiamo davvero quali
sono le origini del panettone?
Da dove viene questo dolce che ha
conquistato tutti gli italiani, diventando un simbolo del Natale? A
parte il legame con la sua città, Milano, ha una lunga storia e, come
succede per tutte le ricette tradizionali, un esordio a dir poco
nebuloso.
Il panettone non è sempre stato quello che conosciamo adesso. Un tempo
era basso, e con molto meno burro. Stanislao Porzio è così appassionato
di questo dolce che nel 2007 ha scritto una monografia sull’argomento e
l’anno dopo ha creato Re Panettone,
una kermesse che si svolge a Milano nel periodo natalizio e che mette
in vetrina le creazioni più buone e curiose di Maestri Pasticcieri
italiani e internazionali.
Ci sono regole precise perché un prodotto dolciario possa essere
chiamato “panettone”. Esiste un decreto ministeriale del 22 luglio 2005
che stabilisce gli ingredienti e le caratteristiche di alcuni dolci
tradizionali italiani, come ad esempio gli amaretti, i savoiardi, la
colomba, il pandoro e, naturalmente, non poteva mancare il panettone. Il
classico milanese deve essere a pasta morbida e ottenuto per
fermentazione naturale da pasta acida. Deve essere fatto con farina di
frumento, zucchero e uova, ma con una maggiore percentuale di tuorli
rispetto agli albumi. Poi uvetta e scorza di agrumi canditi in quantità
non inferiore al sedici per cento, burro, in quantità non inferiore al
sedici per cento, lievito naturale e sale. Sul panettone non si scherza!
Questo agile libretto ripercorre le avventure del panettone ai
suoi inizi: è una specie di atto di nascita colto, istruttivo e
filologicamente ben documentato di un impasto che, pensato per diventare
un pane, si è trasformato nel tempo, grazie all'estro di fornai e
pasticceri, in qualcosa di dolce e confortante, per celebrare la magia
del Natale e il senso di condivisione che ne deriva. Da un manoscritto
ambrosiano di Giorgio Valagussa.
giovedì 17 dicembre 2015
Holidays on ice, David Sedaris
La prima edizione americana risale al 1997 e contiene sei racconti, mentre la prima edizione italiana è del 2003
e contiene solamente quattro racconti. Tema centrale della raccolta
sono le festività natalizie, analizzate con spirito dissacrante e
spietato umorismo nero.
Il debutto di David Sedaris avvenne all'inizio
degli anni '90 con la lettura alla radio del racconto della sua
esperienza come elfo natalizio in un grande magazzino di New York: una
serie di scene esilaranti e corrosive che fotografavano impietosamente
le icone sacre del mondo di oggi: il mito del Natale affogato nei
consumi, il muto naufragio dei bambini, vittime inconsapevoli
delI'insensatezza della festa, la surreale crudeltà dei rapporti di
lavoro e di famiglia, il vuoto e la solitudine che la valanga
scintillante dei regali non può nascondere... Questo libello sul falso
luccichio del Natale rivelò il talento di questo giovane umorista,
comico spietato e sottilissimo, implacabile osservatore delle follie
della modernità.
Ecco i racconti presenti nell'edizione italiana:
Dinah, la zoccola di Natale: Sedaris racconta di una nottata insieme alla sorella Lisa nel tentativo di liberare una prostituta dal suo fidanzato violento.
Al centro della prima fila con Thaddeus Bristol. Un resoconto del pessimo spettacolo natalizio messo in scena dai bambini di una scuola elementare.
Tratto da una storia vera. Il produttore esecutivo di un'importante televisione, parlando dal pulpito di una chiesa, cerca di convincere i fedeli a dargli tutte le informazioni relative a una ragazza della loro comunità che ha una storia straziante da raccontare: intento del produttore è quello di costruire un programma televisivo intorno a questa disgraziata vicenda.
Natale significa dare. Due famiglie di vicini benestanti rivaleggiano in una gara di generosità durante le festività.
Racconti non presenti nell'edizione italiana (ma presenti in "Ciclopi")
SantaLand diaries. Sedaris racconta della sua esperienza di lavoro come elfo presso un centro commerciale Macy's.
Season's greetings to our friends and family!!!Una lettera di Natale scritta dalla signora Dunbar, matriarca del clan Dunbar.
per approfondire e sentire un punto di vista differente: https://lucarota.wordpress.com/recensioni/david-sedaris-holidays-on-ice-mondadori/
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Commenti
il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamoil 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo