Natale in casa Cupiello è una famosa commedia tragicomica scritta da Eduardo De Filippo nel 1931
(per chi fosse interessato può leggere il testo della commedia riportata qui accanto in alto a sinistra)
I atto
È la mattina dell'antivigilia di Natale.
Luca Cupiello e sua moglie Concetta si svegliano, ma il loro risveglio è
reso comicamente faticoso dalle bizze dell'uomo, che si lamenta per il
freddo e per il pessimo caffè che lei gli ha preparato. Luca è un
fervente amante delle tradizioni natalizie, e non vede l'ora di potersi
dedicare maniacalmente alla composizione del Presepe,
nonostante le critiche della moglie e del figlio Nennillo, che lo
ritengono anacronistico (questa situazione costituirà una gag ricorrente
per tutta la messa in scena). La sua impresa è inoltre resa
difficoltosa dall'intervento di suo fratello Pasqualino, scapolo
collerico in perenne guerra col pestifero Nennillo; Luca sembra inoltre
avere alcune difficoltà nei movimenti, tragicomiche anticipazioni del
dramma che seguirà. A un certo punto irrompe in casa la figlia Ninuccia,
agitata per l'ennesima lite con suo marito Nicolino. Ninuccia, che non
ha mai amato il marito, vuole scappare con il suo amante Vittorio e
confessa alla madre di voler lasciare Nicolino a cui ha scritto una
lettera di addio. La donna, a causa delle forti resistenze della madre,
ha un attacco nervoso e, nell'impeto, rompe alcune suppellettili e la
struttura del presepe. Nel caos che segue Concetta ha un mancamento, e
riesce a strappare a Ninuccia la promessa di fare la pace con Nicolino;
tuttavia nel trambusto la ragazza perde la lettera, che sarà ritrovata
da Luca il quale, ignaro di tutto, la consegna a Nicolino.
II atto
In casa Cupiello è tutto pronto per festeggiare la vigilia di Natale.
Tommasino, ignaro della relazione della sorella, arriva a casa
accompagnato da Vittorio che, oltre a essere l'amante di sua sorella, è
anche suo amico. Il ragazzo insiste perché si trattenga qualche minuto a
casa sua. Rimasti soli, Concetta chiede a Vittorio di andarsene
immediatamente e permettere a Ninuccia di salvare il suo matrimonio con
Nicolino: quest'ultimo infatti, dopo aver letto la lettera consegnatagli
incolpevolmente dal suocero, è a conoscenza della loro relazione, e
solo i copiosi sforzi di Concetta hanno evitato il peggio. In quel
momento tuttavia rincasa Luca che, anch'esso ignaro della relazione
extra-coniugale della figlia, insiste perché Vittorio si fermi a cena.
La serata prosegue con una tensione di sottofondo, stemperata dai
pasticci di Luca, Nennillo e Pasqualino e da mille disavventure che
costellano la preparazione della cena. Approfittando di un momento di
solitudine, Ninuccia e Vittorio hanno un drammatico incontro che sfocia
nell'esplosione della passione tra i due; Nicolino li sorprende
nell'atto di scambiarsi un dolce bacio, e accusa Ninuccia e Concetta di
averlo ingannato. I due uomini e Ninuccia abbandonano quindi la casa per
potersi sfidare a duello. Mentre Concetta, rimasta sola in scena, si
dispera, giungono Luca, Pasqualino e Tommasino vestiti da re magi con i loro regali per lei.
III atto
Venuto brutalmente a conoscenza della situazione familiare, Luca, per
anni vissuto nell'illusione di aver creato una famiglia felice, crolla e
si ritrova a letto in preda a difficoltà motorie e verbali per l'ictus
sopravvenuto. L'intero vicinato è ormai costantemente presente al suo
capezzale, dove Luca accusa deliri e allucinazioni che hanno come
protagonista il genero Nicolino, che ha lasciato immediatamente la
moglie e si è recato da alcuni suoi parenti a Roma. Pur nel delirio Luca
spera ancora di vederlo riappacificato con sua figlia, la quale è
distrutta dal dolore in quanto è perfettamente cosciente che su di lei
ricadono le colpe della malattia del padre. Sopraggiunge il medico, che
improvvisa una diagnosi incoraggiante alla moglie ed alla figlia di
Luca, ma rivela invece al fratello la cruda verità: Luca non ha scampo e
la sua morte è ormai questione di ore. Una improvvisa visita
dell'amante Vittorio, che si sente moralmente responsabile dello stato
di salute di Luca, ne provoca l'ennesimo equivoco allucinatorio e Luca,
scambiandolo per Nicolino, arriva a benedire inconsapevolmente l'unione
dei due amanti proprio all'arrivo del marito di lei, che deve essere
trattenuto a viva forza dai presenti. Luca Cupiello, ormai
definitivamente ripiegato nelle sue allucinazioni, si avvia così a
morire ignaro ancora una volta della realtà.
Tommasino, alla domanda che suo padre gli rivolge in punto di morte,
"Te piace 'o presepio?"(Ti piace il presepe ?), alla quale egli in
precedenza aveva sempre risposto di no con stizzita protervia, finalmente si "scioglie" e tra le lacrime gli sussurra un laconico sì, proprio mentre suo padre sembra entrare nella gioiosa allucinazione di un "enorme presepe nei cieli".
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