"Ruggine" di Anna Luisa Pignatelli

Vincitrice nel 2010 del "Prix des lecteurs du Var", l'autrice toscana che attualmente vive in Guatemala è al suo secondo romanzo


In un borgo toscano una donna anziana vive sola e con la schiena piegata da un dolore ai lombi continuo e quasi malefico.
La donna è soprannominata Ruggine e la sua solitudine è risanata solo dalla presenza di un gatto da lei chiamato Ferro. Ruggine vive parlando con se stessa, al proprio passato e dei propri incubi e malanni a chi occasionalmente la incrocia tra le strade sghembe del paesello.
La realtà per Ruggine non conta perché la sua dimensione è quella di un stato di perenne presenza, di contemporaneità assoluta che trasforma le sue paure e suo il dolore in un perfetto connubio in cui anima e corpo si intrecciano senza possibilità di slegarsi, di distinguersi.
Il romanzo di Anna Luisa Pignatelli si intitola come la sua protagonista. Ruggine (Fazi editore, pp. 150, euro 16) è la storia minima di una donna che resiste alle angherie ipocrite e beghine dei propri compaesani opponendo loro la durezza e l’asprezza di una vita ostinata. Una donna povera, vedova ormai da molti anni, piegata da una salute malferma si oppone a un conformismo di comunità che è al solito la prima forma di muro, la prima barriera a issarsi contro la diversità e contro chi come lei pretende di vivere a modo suo o ancor più semplicemente fa della sua vita una forma di aspra resistenza alla morte che tutti considerano imminente.
Il corpo e l’anima di Ruggine vengono ripetutamente violati dalla volgarità come dalla presunzione del sapere, dai giovani come dai vecchi.
Il suo destino è di opposizione alla durezza di un mondo che si fa forte delle proprie stesse paure a cui la donna dà forma: la solitudine, la follia, la morte e certamente la vecchiaia.
Il libro ha la densa unità di un racconto la cui sensibilità è specificatamente femminile, il personaggio vive una forma di resistenza minoritaria che si sviluppa in un anfratto della società italiana, ma che ha origine nel cuore di una cultura maschilista che seppure spesso ormai si esprime attorno ai bordi delle cose, nei margini della società è comunque a livello di linguaggio imperante e sostanzialmente dominante.
Ruggine è un romanzo che ha la rara forza di svelare il doppiogiochista di un paese la cui modernità è sempre legata a una costruzione arcaica del pensiero come della società che vi si sviluppa intorno.
Anna Luisa Pignatelli scrive con una lingua rarefatta, lontana da effetti stranianti o costruzioni ardite. Il suo linguaggio è una pasta che cresce indurendosi e dando forma a spigolature affascinanti come anche a fragilità retoriche spesso un po’ troppo convenzionali, ma che fanno comunque parte di un prisma che è materia compatta, inscindibile. L’autrice si pone ben oltre lo schematismo impressionista di Elena Ferrante ed evita accuratamente una più generale mistica del dolore oggi molto di moda.
Un libro appartato e anche per questo importante che definisce un percorso che parte da una storia condivisa eppure estranea: Ruggine non è altro che l’elemento irriducibile di un paese e di una nazione che mai è stato popolo, ma solo comunità diffidente.
[Giacomo Giossi 26/04/2016]

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Commenti

il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamo
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo