venerdì 23 giugno 2017

L’esilio dei moscerini danzanti giapponesi; Marino Magliani

In Liguria, su certe mulattiere rose dagli anni e da milioni di zoccoli a volte può ancora capitare di vedere la protezione «a coltello». Sono certe lamine affilate e lisce di pietra che stanno le une accanto alle altre, come menhir in miniatura, in punti ventosi, dove la furia dell’aria porterebbe detriti e foglie ad occupare il sentiero. Così è la lingua accorta che usa nei suoi romanzi e racconti Marino Magliani: affilata, precisa, liscia. A protezione. Per salvare il salvabile di quanto può ancora essere detto in modo asciutto e sgombro di qualsiasi cascame retorico, sentimentale o ideologico che possa essere.
LA MEMORIA SÌ, l’autobiografia composta e ricomposta da mille prospettive e stimoli indotti da un paesaggio – specchio sì. Il compatimento mai. Sono queste le impressioni che rimangono, forti, appena chiuse le pagine del suo ultimo romanzo – memoir, titolo al solito incantante e foriero di curiosità: L’esilio dei moscerini danzanti giapponesi (Exòrma).
Nel penultimo Carlos Paz e altre mitologie private lo scrittore ligure da molto tempo con base olandese, in un luogo che è una sfida all’anima, aveva mostrato di padroneggiare registri stilistico – linguistici disparati, come una sorta di supercoordinamento di arti diversificarti in un unico grande corpo narrativo.
Qui la riflessione torna invece a concentrarsi, a trovare un centro ossessivo di riflessione che allarga cerchi concentrici: è l’ «esilio del titolo». La condizione di chi, come Magliani, fa parte di quella generazione di persone che hanno fatto in tempo a vivere scampoli significativi di anni Sessanta e Settanta, e da allora vivono la lacerazione non pacificata del proprio paesaggio interiore affettivo con una continua dromomania, l’ossessione dell’essere continuamente in movimento, di spostarsi per esorcismo personale.
Per Magliani, dopo le esperienze di vita e mestieri duri in mezzo mondo un pendolo continuo tra il paesino della sua Liguria di Ponente e Zeewijk, Olanda, dove il paesaggio è fatto di dune sabbiose, di silenzi spettrali, di freddo e di case ricostruite ogni vent’anni.
I Moscerini danzanti giapponesi ci sono davvero, lì: sono le nuvole di insetti che, migrati dall’Oriente, da mezzo secolo hanno colonizzato le coste sabbiose del Nord. Si muovono assieme in aria disegnando segni, facili prede degli uccelli, in una sorta di balletto sacrificale. L’esilio non perdona, ma lascia posto per un’ultima danza elegante.
[Guidop Festinese 23/06/2017]

Nessun commento:

Commenti

il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamo
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo