«L’umanità può imparare dalle api.
Mentre lavoriamo per una vita migliore per noi stessi e per i nostri
figli, le api lavorano per l’alveare, cioè per tutti. Il pianeta è il
nostro alveare, ogni cosa è collegata all’altra».
Maja Lunde, scrittrice conosciuta per i suoi otto libri rivolti ai ragazzi, ha nel viso i colori lucenti della magnifica terra dove vive, la Norvegia, e i capelli di un miele chiaro. La storia delle api (Marsilio, pp. 426, euro 18.50, traduzione di Giovanna Paterniti) è il suo primo volume per adulti, un esordio letterario poderoso, già definito epico, che due anni fa – quando è stato editato per la prima volta – ha guadagnato un clamore immediato. Tradotto in diciannove lingue e pubblicato in più di trenta paesi, non è una narrazione di armonie bucoliche, è piuttosto la visione ispirata e dolente di un mondo attraversato da forme di vita che si intrecciano le une alle altre. E che ci interpellano, sia pure nell’ipotesi della loro fine.
Maja Lunde, scrittrice conosciuta per i suoi otto libri rivolti ai ragazzi, ha nel viso i colori lucenti della magnifica terra dove vive, la Norvegia, e i capelli di un miele chiaro. La storia delle api (Marsilio, pp. 426, euro 18.50, traduzione di Giovanna Paterniti) è il suo primo volume per adulti, un esordio letterario poderoso, già definito epico, che due anni fa – quando è stato editato per la prima volta – ha guadagnato un clamore immediato. Tradotto in diciannove lingue e pubblicato in più di trenta paesi, non è una narrazione di armonie bucoliche, è piuttosto la visione ispirata e dolente di un mondo attraversato da forme di vita che si intrecciano le une alle altre. E che ci interpellano, sia pure nell’ipotesi della loro fine.
Fonte grande e radiosa di attenzione, dall’Antico Testamento a
Rilke, passando per Bernand Mandeville Emily Dickinson e molti altri, le
api hanno segnato iconografia, filosofia e letteratura e sono state
archetipo, metafora politica e semplici insetti, spesso dell’invisibile.
Qual è la ragione che l’ha spinta a dedicare loro un libro?
Ho deciso dopo aver visto un documentario sul fenomeno riguardante la cosiddetta sindrome dello spopolamento degli alveari. Guardandolo, ho provato un senso di spavento e fascinazione allo stesso tempo e ho capito subito di voler scrivere qualcosa a partire da questo tema. L’idea mi è giunta nella sua chiarezza e ispirazione fin dal primo giorno, ma non ho mai pensato che sarebbe stata una non-fiction, piuttosto un romanzo. Sono anzitutto una scrittrice di fiction. In secondo luogo, sono stati gli stessi personaggi che mi hanno convinta e mi hanno risolta a proseguire. Scoprirli e conoscerli è stata la parte più sorprendente del lavoro.
Ho deciso dopo aver visto un documentario sul fenomeno riguardante la cosiddetta sindrome dello spopolamento degli alveari. Guardandolo, ho provato un senso di spavento e fascinazione allo stesso tempo e ho capito subito di voler scrivere qualcosa a partire da questo tema. L’idea mi è giunta nella sua chiarezza e ispirazione fin dal primo giorno, ma non ho mai pensato che sarebbe stata una non-fiction, piuttosto un romanzo. Sono anzitutto una scrittrice di fiction. In secondo luogo, sono stati gli stessi personaggi che mi hanno convinta e mi hanno risolta a proseguire. Scoprirli e conoscerli è stata la parte più sorprendente del lavoro.
A quale immaginario letterario si è rivolta e in che modo ci ha lavorato?
Ho perlustrato molti generi letterari, traendo ispirazione sia da diversi romanzi che da non-fiction. Nel periodo preparatorio alla stesura della Storia delle api ho letto intensamente, e tra gli altri, Charles Dickens, in particolare il suo Grandi speranze. Mi sono anche concentrata su alcuni volumi storici e ho potuto parlare con alcuni esperti della materia. A proposito della parte relativa alla biologia ho intrapreso una sfida, oltre alle ricerche per scoprire quanto già era noto sulle api, ho consultato per quanto possibile il lavoro di Lorenzo Lorraine Langstroth e Francesco Huber. Entrambi sono stati pionieri dell’apicoltura moderna ma alcuni tratti della biografia di Langstroth mi sono serviti per illuminare la storia di uno dei protagonisti del libro, William, un uomo e padre depresso che rinasce attraverso una nuova invenzione.
Ho perlustrato molti generi letterari, traendo ispirazione sia da diversi romanzi che da non-fiction. Nel periodo preparatorio alla stesura della Storia delle api ho letto intensamente, e tra gli altri, Charles Dickens, in particolare il suo Grandi speranze. Mi sono anche concentrata su alcuni volumi storici e ho potuto parlare con alcuni esperti della materia. A proposito della parte relativa alla biologia ho intrapreso una sfida, oltre alle ricerche per scoprire quanto già era noto sulle api, ho consultato per quanto possibile il lavoro di Lorenzo Lorraine Langstroth e Francesco Huber. Entrambi sono stati pionieri dell’apicoltura moderna ma alcuni tratti della biografia di Langstroth mi sono serviti per illuminare la storia di uno dei protagonisti del libro, William, un uomo e padre depresso che rinasce attraverso una nuova invenzione.
Per costruire un congegno simile deve avere impiegato molte energie…
I primi sei mesi li ho dedicati al reperimento e alla lettura di libri, articoli e documentari che ho potuto trovare sull’argomento. Ho anche fatto la conoscenza dei miei personaggi e iniziato a lavorare sulle tre voci differenti, gli ulteriori e successivi sei mesi li ho trascorsi a scrivere le loro storie. Il secondo anno l’ho invece dedicato alla riscrittura; questa è una parte del lavoro molto importante per me, di solito rivedo e ritocco il testo almeno cinque volte. Nel caso della Storia delle api l’ho fatto otto volte.
I primi sei mesi li ho dedicati al reperimento e alla lettura di libri, articoli e documentari che ho potuto trovare sull’argomento. Ho anche fatto la conoscenza dei miei personaggi e iniziato a lavorare sulle tre voci differenti, gli ulteriori e successivi sei mesi li ho trascorsi a scrivere le loro storie. Il secondo anno l’ho invece dedicato alla riscrittura; questa è una parte del lavoro molto importante per me, di solito rivedo e ritocco il testo almeno cinque volte. Nel caso della Storia delle api l’ho fatto otto volte.
I suoi tre protagonisti William
(Inghilterra, 1852), George (Stati Uniti, 2007) e Tao (Cina, 2098),
possiedono destini intrecciati non solo nelle storie che li collegano
alle api ma anche nell’incontro di passato presente e futuro a cui
ciascuno di loro appartiene. Quale profondità temporale e di luoghi ha
inteso sondare?
Le domande che mi sono posta quando ho cominciato la stesura del libro sono state tre: perché le api muoiono, cosa produce e come ci fa sentire questa perdita, come può il mondo restare senza insetti impollinatori. Provare a rispondere a questi quesiti ha avviato la ricerca, facendomi trovare anche i tre protagonisti che ho individuato nel passato, nel presente e nel futuro. Il passato mi è stato sollecitato dalla vicenda di biologi e apicoltori vissuti in Europa e negli Stati Uniti. Il presente da ciò che è accaduto nel 2007 in Nord America, cioè il primo evento massiccio dello spopolamento degli alveari, riscontrato poi in altre parti del mondo e appellato come «sindrome». Il futuro invece dal fatto che la Cina fa già l’impollinazione manuale. William, George e Tao vivono dunque tempi e luoghi diversi ma hanno qualcosa in comune: sono colmi di paura e speranza, spirito di combattimento e rassegnazione. In questo senso, la loro storia è una, in realtà: sono tessuti insieme, ma non posso svelare di più.
Le domande che mi sono posta quando ho cominciato la stesura del libro sono state tre: perché le api muoiono, cosa produce e come ci fa sentire questa perdita, come può il mondo restare senza insetti impollinatori. Provare a rispondere a questi quesiti ha avviato la ricerca, facendomi trovare anche i tre protagonisti che ho individuato nel passato, nel presente e nel futuro. Il passato mi è stato sollecitato dalla vicenda di biologi e apicoltori vissuti in Europa e negli Stati Uniti. Il presente da ciò che è accaduto nel 2007 in Nord America, cioè il primo evento massiccio dello spopolamento degli alveari, riscontrato poi in altre parti del mondo e appellato come «sindrome». Il futuro invece dal fatto che la Cina fa già l’impollinazione manuale. William, George e Tao vivono dunque tempi e luoghi diversi ma hanno qualcosa in comune: sono colmi di paura e speranza, spirito di combattimento e rassegnazione. In questo senso, la loro storia è una, in realtà: sono tessuti insieme, ma non posso svelare di più.
Nella loro cifra di amore e
inquietudine, lei tratteggia anche i legami che nascono tra genitori e
figli. Quale rappresentazione famigliare ne è emersa?
Quando si scrive si mette sempre in campo se stessi. Per esempio, al principio ho lottato maggiormente mentre costruivo la storia di Tao, soprattutto perché dovevo pensarla nel futuro. Nel momento in cui però ho dimenticato quella precisione della costruzione e mi sono invece concentrata su di lei come madre, la sua vita ha cominciato a scorrere. Suo figlio nel romanzo ha tre anni, coetaneo del mio bambino più piccolo mentre cominciavo a scrivere di lei. Nell’immaginare Tao e il suo piccolo, avevo presente mio figlio. Questa convergenza è stata emotivamente forte. Un altro esempio: i tre personaggi principali sono molto diversi da me, ma tutti vogliono ciò che è meglio per i loro bambini anche se non sempre sanno che cos’è. È qualcosa che come madre mi interroga. Questa relazione tra genitori e figli ha un fondo di immenso amore, ma anche una grande ambivalenza, i bambini sono costantemente in mutamento e cambiano, altrettanto tenacemente, il ruolo di un genitore. È così facile dimenticare che il proprio figlio sia una entità diversa da te, e ciò che è giusto per te è spesso ingiusto per lui o lei. Sia Tao che George e William sono sicuri di sapere che cosa è preferibile per il loro bambino, ma spesso si sbagliano e commettono errori.
Quando si scrive si mette sempre in campo se stessi. Per esempio, al principio ho lottato maggiormente mentre costruivo la storia di Tao, soprattutto perché dovevo pensarla nel futuro. Nel momento in cui però ho dimenticato quella precisione della costruzione e mi sono invece concentrata su di lei come madre, la sua vita ha cominciato a scorrere. Suo figlio nel romanzo ha tre anni, coetaneo del mio bambino più piccolo mentre cominciavo a scrivere di lei. Nell’immaginare Tao e il suo piccolo, avevo presente mio figlio. Questa convergenza è stata emotivamente forte. Un altro esempio: i tre personaggi principali sono molto diversi da me, ma tutti vogliono ciò che è meglio per i loro bambini anche se non sempre sanno che cos’è. È qualcosa che come madre mi interroga. Questa relazione tra genitori e figli ha un fondo di immenso amore, ma anche una grande ambivalenza, i bambini sono costantemente in mutamento e cambiano, altrettanto tenacemente, il ruolo di un genitore. È così facile dimenticare che il proprio figlio sia una entità diversa da te, e ciò che è giusto per te è spesso ingiusto per lui o lei. Sia Tao che George e William sono sicuri di sapere che cosa è preferibile per il loro bambino, ma spesso si sbagliano e commettono errori.
Il cambiamento climatico e il
relativo surriscaldamento sono dei punti critici e allarmanti che
attraversano «La storia delle api»…
Desidero che siano lettori e lettrici a decidere cosa comprendere ed evincere. Qualcuno lo ha letto semplicemente come una storia, non come un avvertimento. Altri in maniera completamente diversa. Certamente non volevo comporre un manifesto politico.
Detto questo, sono stata interpellata spesso dai lettori su cosa potrebbero fare per aiutare le api, per soccorrere il pianeta e ciò mi restituisce molta felicità. Se il mio romanzo fosse capace di generare anche solo un piccolo cambiamento, non ci sarebbe niente che mi renderebbe più grata. Sono certo preoccupata e allarmata quando penso al futuro e sono convinta che dobbiamo agire molto più di quanto già non facciamo.
Desidero che siano lettori e lettrici a decidere cosa comprendere ed evincere. Qualcuno lo ha letto semplicemente come una storia, non come un avvertimento. Altri in maniera completamente diversa. Certamente non volevo comporre un manifesto politico.
Detto questo, sono stata interpellata spesso dai lettori su cosa potrebbero fare per aiutare le api, per soccorrere il pianeta e ciò mi restituisce molta felicità. Se il mio romanzo fosse capace di generare anche solo un piccolo cambiamento, non ci sarebbe niente che mi renderebbe più grata. Sono certo preoccupata e allarmata quando penso al futuro e sono convinta che dobbiamo agire molto più di quanto già non facciamo.
Crede che la letteratura abbia qualche relazione con la responsabilità?
Siamo tutti responsabili, ognuno di noi, scrittore o no. Non posso parlare per altri autori, tuttavia per me è cruciale scrivere su qualcosa che mi sembra importante. In Norvegia diciamo «write where it burns». E ciò su cui ho scritto è quel che mi è parso urgente, che mi duole. Che brucia.
Siamo tutti responsabili, ognuno di noi, scrittore o no. Non posso parlare per altri autori, tuttavia per me è cruciale scrivere su qualcosa che mi sembra importante. In Norvegia diciamo «write where it burns». E ciò su cui ho scritto è quel che mi è parso urgente, che mi duole. Che brucia.
SCHEDA
Sabato 6 maggio, Maja Lunde sarà ospite
del festival internazionale di letteratura ChiassoLetteraria
(organizzato dall’associazione omonima negli spazi che compongono la
cittadella della cultura di Chiasso: Spazio Officina, Cinema Teatro,
m.a.x. museo) che da oggi apre i battenti fino al 7 maggio. L’edizione
di quest’anno è dedicata al tema del bosco. Da Dante a Thoreau, da
London a Hesse, da Ortese a Zambrano, numerosi sono gli esempi a cui ci
si potrebbe riferire per definire l’incantamento e la rigenerazione di
un luogo come il bosco. «Una radura letteraria – si legge nella
introduzione al programma – dove scoprire letture (e letterature)
significative, assaporare il piacere della condivisione o semplicemente
passeggiare e lasciare libera la mente». Poetry slam, teatro,
presentazioni e passeggiate letterarie, tra gli ospiti Paolo Cognetti,
Alain Mabanckou, Noëmi Lerch, Anne-Sophie Subilia, Doris Femminis, Sofi
Oksanen e Joy Harjo. Per maggiori informazioni
http://chiassoletteraria.ch
[Alessandra Pigliaru 4/05/2017]
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