venerdì 21 aprile 2017

Chi ci ha abbandonato?

Chi ci ha abbandonato? Sembra una domanda a sfondo astratto-meditativo e invece è l’amaro titolo scelto per presentare ieri i dati Istat della lettura alla fiera milanese di Tempo di Libri. Il punto è stato interrogarsi proprio sui non-lettori in Italia. Un drammatico 57,6% che corrisponde a oltre 4 milioni di non lettori in più rispetto al 2010 (4 milioni e 300mila per la precisione). Ci sarebbe in effetti da inaugurare una sincera valutazione e non certo a scopo contemplativo ma critico e anche, forse, di costatazione che più di qualcosa è andato in corto-circuito.
I non-lettori, cioè quelli che dai 6 anni di età in su non hanno sfogliato neppure un libro in un anno, sono complessivamente 33 milioni. A guardarne il profilo ipotizzabile ci si accorge che non si è in presenza di un nuovo analfabetismo ma di una incostante frequentazione della pagina scritta, anche da parte di chi ha una propensione per «i prodotti culturali» e ha gradi spesso elevati di istruzione. A parte, infatti, che a spiccare per pigrizia è la popolazione maschile (il 64,5%) e la passione invece di quella femminile che solleva l’asticella attestandosi al 51,1%, nel 2016 i non-lettori risultano essere il 28,2% (aumentati del 7% rispetto il 2010) tra quelli che abitualmente si recano al cinema, a teatro e nei musei. La percentuale raddoppia tra chi usa la Rete tutti i giorni (in aumento del 15% rispetto al 2010).
«L’elemento di maggior interesse e di riflessione riguarda la necessità di approfondire chi è un non lettore», lo riconosce anche l’Associazione Italiana Editori che è colonna portante della Fiera di Milano Rho e che è più che interessata a domandarsi qualcosa riguardo la fedeltà dei lettori e delle lettrici ma anche la ragione della disaffezione di quei 4 milioni che un tempo sono stati attenti consumatori.
Sta di fatto che chi non molla – insieme a chi c’è sempre stato, ovvero quell’entità quasi magica del cosiddetto «lettore forte» – ha un bel da fare. Nell’ambito di Tempo di Libri, Aie e Nielsen hanno presentato i dati del mercato italiano dei libri, in calo di 2,9% a valore sul 2016 (nel primo trimestre del 2017). Guardando all’andamento degli ultimi tre anni comunque, si registra un lieve aumento (sempre a valore), grazie alla fiction (38,4% a copie) e i libri per bambini e ragazzi (22,8%, sempre a copie).
Quella porzione di popolazione che legge almeno un libro all’anno cosa ci vuole indicare? Che si vive bene fino agli 11 anni e il resto della vita lo si deve trascorrere nutrendo anzitutto la propria fantasia? Non esattamente, intanto perché anche qui non è l’età tra l’adolescenza e la vecchiaia a essere più attaccata dalla disaffezione alla lettura (e si potrebbero fare dei distinguo tra uomini e donne) ma una serie di fattori e variabili.
In compenso «l’Italia si vende benissimo all’estero», lo ha ribadito ieri Giuseppe Strazzeri, direttore di Longanesi, in occasione di un incontro dedicato alla narrativa italiana. Che all’estero guardino alla nostra letteratura con grande slancio ed entusiasmo è uno dei dati più confortanti, siamo tra i più amati. È «a casa nostra» che dobbiamo sempre concentrarci più del dovuto per trattarci bene.
[Alessandra Pigliaru 21/04/2017]

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Commenti

il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamo
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo