venerdì 24 marzo 2017

La montagna ci cade addosso, Charles-Ferdinand Ramuz

Antoine ha seguito il vecchio Séraphin, di cui è destinato a prendere il posto, per imparare il duro lavoro con gli animali nelle baite d’alta quota. Ed è qui che una notte qualcosa comincia a scricchiolare nel tetto d’ardesia della baita. Séraphin rassicura però l’amico che sono solo «i diavoletti» che lanciano pietre per allietare e distrarre dalla noia il loro padrone, il diavolo», che «abita lassù, sul ghiacciaio». Era in realtà solo l’inizio di una frana enorme, oltre un milione e mezzo di metri cubi di detriti che seppellirà tutto, uomini, animali e cose.
Sette settimane più tardi, Thérèse che non vuole rassegnarsi alla perdita di Antoine, scorgerà un punto bianco apparire da dietro un cespuglio, «qualcuno che ha sì un corpo d’uomo, ma che non ha più figura d’uomo. Cerca di riconoscerlo, non ci riesce. Si vede che è un uomo o una specie d’uomo che ha una barba, e niente occhi. Ha sì una bocca, ma c’è una voce nella sua bocca? Una cosa nera gli pende in alto sul viso; è quasi nudo con un corpo che ha il colore della pietra, un corpo che è come il corpo dei morti». L’uomo da cui aspetta un figlio è davvero sopravvissuto alla «caduta della montagna» o quello che si trova di fronte è un essere più simile ai diavoletti che popolerebbero le cime secono le leggende popolari?
CAPOLAVORO DIMENTICATO di Charles-Ferdinand Ramuz, scrittore di Losanna attivo nella prima metà del Novecento, La montagna ci cade addosso, uscito negli anni Trenta e ispirato a un fatto realmente accaduto, la frana che nel 1714 si staccò dal monte Diablerets, esce ora in una nuova traduzione di Valeria Lupo per i tipi di Ideafelix (pp. 160, euro 20). Ramuz, considerato da Céline come uno dei pochi autentici autori in lingua francese e apprezzato anche da Paul Claudel, Stefan Zweig e Juan Rulfo dedicò al tema della montagna e alla ricerca di una lingua espressiva che ne esprimesse l’anima, gran parte della sua opera, immeritatamente poco conosciuta dal grande pubblico.
Non è perciò un caso che il suo romanzo compaia nella collana inaugurata da Ideafelix, una piattaforma editoriale che finanzia progetti culturali e laboratori didattici nelle scuole italiane, grazie alla pubblicazione di opere da tempo introvabili, malgrado si tratti di piccole pietre miliari della letteratura internazionale (www.ideafelix.com).
L’OPERA dello scrittore svizzero è il secondo titolo proposto, dopo Studs Lonigan, una storia di formazione ambientata tra gli immigrati irlandesi della Chicago degli anni Dieci, scritto da James T. Farrell, autore che ha potuto vantare tra i suoi estimatori nomi del calibro di Ernest Hemingway, Kurt Vonnegut e Tom Wolfe. Se Studs Lonigan è legato al progetto di finanziamento di «L’alba della meraviglia», un laboratorio didattico che promuove l’incontro tra la filosofia e gli alunni della scuola elementare, La montagna ci cade addosso servirà a finanziare Radio Freccia Azzurra, una web-radio condotta dai bambini delle elementari.
[Guido Caldiron 24/03/2017]

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Commenti

il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamo
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo