giovedì 22 dicembre 2016

il cuoco, Harry Kressing

Figura misteriosa di scrittore, di Harry Kressing si sa pochissimo e quel poco che si conosce non è nemmeno sicuro. Americano, originario del Minnesota, pare abbia vissuto anche in Irlanda e in Inghilterra. Sembra scrivesse un romanzo ogni due anni, anche se sono giunti alla pubblicazione soltanto due racconti lunghi, riuniti in un unico libro, e un romanzo, Il cuoco (pp. 255, euro 16, traduzione di Liliana Coïsson Gambi) che ora, a oltre cinquant’anni dalla sua uscita le edizioni e/o rimandano in libreria.
Libro davvero particolare, affascinante e perturbante come pochi, il testo di Kressing, oltre ad avvincere chiunque lo prenda in mano, si presta, come pochi altri, a diversi livelli di interpretazione, sfuggendo sempre, però, a qualunque tentativo di ingabbiarlo in un qualsiasi genere. Comunque lo si tenti di definire – favola oscura, romanzo gotico, apologo nero – la storia del cuoco Conrad Venn eccede ogni tentativo di definizione, costringendo il lettore attento a porsi sempre nuove domande.
Il protagonista, alto, «estremamente emaciato, quasi cadaverico», dai lineamenti grifagni e il naso a becco, dalle orbite incavate e gli occhi penetranti – quasi una sorta di Mefistotele – giunge un giorno nella cittadina di Cobb e prende servizio come cuoco, appunto, presso la ricca famiglia degli Hill. Da quel momento in poi la vita dei suoi datori di lavoro, dell’altra potente famiglia, i Vale, una volta rivali e ora amici degli Hill, e di tutto il piccolo paese cambierà inesorabilmente. Utilizzando innanzitutto la sua abilità culinaria – facendo ingrassare o dimagrire le persone, rendendole felici o sottomesse – ma anche la sua determinazione e la sua capacità di colpire chiunque nel suo punto debole, Conrad sconvolgerà la vita di tutti, portando a compimento il suo misterioso progetto.
Con un inizio che sembra richiamarsi a Mary Poppins, ma una Mary Poppins virata in nero, con l’arrivo di un nuovo componente della servitù che muterà la vita di tutti in famiglia. Un epilogo a metà tra l’inferno dantesco ed Helzapoppin, il romanzo di Kressing può forse essere letto anche e soprattutto come una riflessione sul potere, nella sua accezione più larga e negativa. Come capacità, da un lato, di manipolare le persone, influenzare comportamenti e convinzioni, ma anche dall’altro, facendo emergere la sotterranea pulsione che genera piacere nel servire, nel sottomettersi, nell’essere dominato. E viene in mente, a tale proposito un capolavoro come lo Jakob von Gunten di Robert Walser.
Emergono, inoltre, gli impulsi più devastanti e autodistruttivi del dominio, quelli in cui la festa interminabile si lega alla visione infernale e in cui il potere mostra la sua faccia forse più feroce, portando al progressivo annichilimento chi pensa di detenerlo insieme all’intero mondo circostante. E come non pensare allora a La mascherata della morte rossa di Edgar Allan Poe?
[Mauro Trotta 22/12/2016]

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Commenti

il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamo
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo