sabato 3 dicembre 2016

Gatta con gli stivali, Beatrix Potter

Amava i funghi, sapeva tutto al riguardo e conosceva alla perfezione anche le erbe selvatiche. Osservava ogni bestiola dei boschi e delle fattorie, coltivando una spiccata predilezione per i conigli e, soprattutto, era una combattente nata, non si arrendeva mai. L’inglese Beatrix Potter, fin da piccola, da quando passava le sue vacanze estive nella regione dei laghi (la stessa di cui poi acquisterà terreni su terreni per salvaguardare l’ambiente), sognava di diventare una naturalista. Però era donna: né la sua famiglia né la società le permisero di diventare botanica, mal accettavano quel carattere indipendente, da imprenditrice di se stessa.

Ma lei, Beatrix Potter, indomita ragazza nata a Londra nel 1866, cresciuta in piena epoca vittoriana, aveva il suo asso nella manica: disegnava meravigliosamente e aveva il dono della parola. Sapeva raccontare, come Esopo e i fratelli Grimm – autori che aveva divorato in letture solitarie. Narrava con la medesima semplicità, solo con più ironia e una sana birbanteria che spuntava fra le righe. Per esercitare la fantasia, scriveva lettere ai figli della sua governante che le leggevano tutte d’un fiato, scoprendovi strane famiglie conigliesche.

Svettava su tutti, Peter the rabbit. Che da quando vide la luce nel 1902 in Inghilterra grazie all’illuminato editore Norman Warne (per Beatrix fu anche un amore finito tragicamente, dato che lui morì prima che si sposassero per una leucemia fulminante), circolò per il mondo in più di ottanta milioni di copie e, ancora oggi, è uno dei primissimi amici dei bambini inglesi. Nel centocinquantesimo anniversario della scrittrice, l’editrice della Penguin Random House, Jo Hanks si è messa a frugare negli archivi del Victoria and Albert Museum (che conserva illustrazioni, taccuini, manoscritti, fotografie e documenti di Beatrix Potter), inseguendo la suggestione di una lettera del 1914 dove l’autrice faceva riferimento a un «kitty» nero.
Una storia mai pubblicata, probabilmente incompiuta, rimasta a dormire in qualche cassetto per un intero secolo. Si trattava di una Gatta con gli stivali, con le smanie da bracconiera di notte, che si metteva baldanzosamente nei guai, imbracciando il suo fucile e sparando all’impazzata. La signorina Catherine St Quintin (così voleva essere chiamata la micia), beneducata di mattina e anticonformista al calar della sera, vestita con una giacca di tweed da uomo arriva in Italia con la traduzione di Angela Ragusa e i disegni di Quentin Blake, per Mondadori (pp.69, euro 18). E Blake, ignaro delle motivazioni che spinsero la scrittrice a non prendere i colori (esiste solo uno schizzo di sua mano), confessa felice di «accarezzare talvolta l’idea che lo abbia tenuto da parte per me». Insieme a questo albo, sugli scaffali delle feste si può trovare anche Il Natale di Peter Coniglio (sempre per Mondadori). Non l’ha scritto Beatrix Potter, ma è ispirato alle sue storie e la «penna» è quella di Emma Thompson, l’attrice e sceneggiatrice britannica cui è stato concesso di continuare la saga avventurosa. Qui Peter e il cugino Benjamin dovranno escogitare un piano per evitare che il loro amico tacchino William finisca sulla tavola dei coniugi McGregor.
[Arianna di Genova 3/11/2016]

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Commenti

il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamo
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo