mercoledì 30 novembre 2016

Johanna Nordbla, FemmineFolli.

Le prime banalissime domande appena viste delle foto su una rivista: ma non ha freddo? Non ha paura? Come le salta in mente? Poi le immagini ti catturano e sono suggestive e così strane: bei colori, il lago glaciale non è blu come lo immaginiamo, l’acqua sembra pesante, il corpo della nuotatrice fluttua come gli astronauti nelle capsule senza gravità, il ghiaccio è bianco ma di un bianco personale, ghiaccesco, non caratterizzato dagli standard delle palette di colori dei pittori. È tutto un mondo alla rovescia inimmaginabile, parallelo, definito e unico che nessuno vive né conosce. Tranne lei. Lei che si chiama Johanna Nordblad e detiene il record di prima donna a nuotare 50 metri sotto il ghiaccio vestita solo di muta e maschera. La grafica finlandese, anni fa, quasi perse una gamba in un orribile incidente in bicicletta e la terapia del ghiaccio contribuì a salvarla: così arrivò al misterioso mondo dell’apnea al gelo.

Quanto coraggio comporta la scelta di intraprendere questo desueto sport estremo? Qual è il margine tra la sfida e la gratitudine? Il superamento di sé stessi, la forza di volontà o solamente l’attrazione per un diverso mondo che diviene quasi esclusivo ai suoi occhi, alla sua pelle, alla sua percezione fisica? Un’avventura formidabile vissuta con disinvoltura, una concentrazione di nervi, istinto di sopravvivenza, smania di conoscenza e voglia di vivere: queste le cose che appaiono agli occhi di chi guarda, da fuori, dal calduccio del divano con la copertina sulle ginocchia e il gatto ronfante sopra. Cosa mai si prova ad inserire l’intero scheletro con ciccia annessa in un liquido ammantante della temperatura di quattro sotto zero minimo? Nessuno di noi vuole davvero scoprirlo. Qualcuno forse, un minimo sparuto numero di folli. Johanna è tra questa minoranza tra le minoranze, questa élite di temerari calorosi.
Un triangolo perfetto (l’occhio del Dio Sole?) squarciato tra stratificazioni di ghiaccio. Una oscurità luminosa. Una pinna a semicerchio si introduce cautamente nel liquido (amniotico?). Sotto, tra stalattiti alla rovescia, una sagomina umana di nero vestita, auto elettasi sirena, gattona carponi toccando la superficie statica impenetrabile confine col mondo di sopra. Non è un pesce comune né uno squalo né un balenottero in cerca della madre. È una donna. Folle? Ardimentosa? Alla ricerca di emozioni forti?
Self-confident di sicuro. Perché trovarsi dentro metri cubi di acqua più fredda di un cocktail ghiacciato sotto il sole delle Maldive non è esperienza da tutti, per tutti, mentre lei ride sicura nelle bolle gelate, alla vita una cintura di pesi che la tiene a fondo, una maschera da Diabolik, zigomi labbra e mento all’addiaccio. In apnea nuota per alcuni metri, visibile dal di fuori, sotto lo strato trasparente formato da livelli più sottili di glaciazione. La danza che compie assomiglia al teatro giapponese delle ombre: distinguiamo silhouette di un corpo fluttuante con braccia e mani e gambe in qualcosa di denso come gelatina, come se l’essere sotto zero fornisse all’acqua una consistenza all’apparenza più tangibile, meno eterea, quasi solida. Un corpo umano lì dentro assume, temporaneamente, caratteristiche da supereroe: ha i minuti contati, il countdown è innescato e non esiste nessuno che possa bloccarlo, non possono esistere paura, panico, errori: lì sotto c’è solo Johanna, i suoi polmoni e la sua voglia di mangiare con gli occhi, sentire con la testa, vibrare risuonando come un mantra dentro un silenzio privato e profondo, pacifico e millenario, eterno, disumano, altro. Ed è dentro questo mare (che mare non è) in cui le è dolce naufragare…
[ Fabiana Sargentini 30/11/2016]

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Commenti

il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamo
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo