"E come è stato il suo di tempo?"
"Tutto sommato fortunato: Ho avuto ai miei inizi due grandi regali: il lavoro con gli altri e un nonno cieco che mi obbligava a leggergli quello che lui da giovane aveva letto. Cioè i capolavori della letteratura francese. Spesso non capivo e arrancavo davanti a questo strano "Omero". Ma mi è servito. Ho imparato ad amare i libri."
Così è stato educato Ettore Scola, classe 1931: sono alcune righe della sua ultima intervista, concessa ad Antonio Gnoli di Repubblica. E' difficle dire meglio qual è uno degli obiettivi principali dell'istruzione: trasmettere l'amore per i libri, libri di ogni genere, perchè questo amore faccia germogliare intelligenze e sensibilità come quelle di Ettore Scola. Non vorremmo forse che il futuro fosse pieno di persone così?
Ora, una delle buone idee del secondo Novecento è che l'amore per i libri non dev'essere trasmesso soltanto ai pochi predestinati che, come Scola, hanno un nonno che quei libri li ha letti, ma a tutti quanti, perchè tutti quanti hanno il diritto di entrare in contatto, per qualche anno della loro esistenza, con nozioni, idee, immagini, parole che non hanno una finalità pratica, come la coltivazione dei campi o la ginnastica, ma che "ci hanno detto e ci crediamo ancora" servono a vivere la vita in maniera più consapevole.
La scuola dovrebbe assolvere questo compito attraverso buoni insegnanti e buoni libri, e chiunque sia stato a scuola sa che i primi sono più importanti dei secondi, e che il mediatore (l'essere umano che parla in classe) conta più della cosa mediata (ciò di cui si parla in classe).
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La scuola dovrebbe assolvere questo compito attraverso buoni insegnanti e buoni libri, e chiunque sia stato a scuola sa che i primi sono più importanti dei secondi, e che il mediatore (l'essere umano che parla in classe) conta più della cosa mediata (ciò di cui si parla in classe).
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