GIAN MARCO GRIFFI
FERROVIE DEL MESSICO
La recensione che ha inserito Roberta non mi è piaciuta, l'ho trovata un po' pigra e piuttosto snob, per cui aggiungo la mia presentazione. Non mi interessa chi sia Griffi, cosa faccia nella vita quando scrive. Quello che importa è che non si tratta della solita storia familiare/autofiction/giro attorno all'ombelico, scritta possibilmente in una lingua piatta e con un plot senza complicazioni.
Care compagne e cari compagni di lettura, immagino che, vedendo il libro per la prima volta, vi sarete chiesti perché vi ho imposto questo tour de force, soprattutto per i vostri polsi. La risposta è: perché finalmente ho trovato un romanzo italiano vero! E devo dire che la cosa mi ha molto emozionata.
Mi è sembrato di tornare indietro nel tempo, a studiare le origini del romanzo, immersa in Fielding, Sterne, Cervantes, Scarron, il romanzo picaresco, il comico-epico, l’anti-romanzo, la ricerca del Santo Graal, tutto insieme.
So che non tutti amano le digressioni, ma Griffi in realtà non perde mai il filo della storia, o delle storie. Se leggiamo l’incipit, una delle cose più importanti e difficili per un narratore, vediamo che contiene già tutte le linee narrative: il generale e il particolare, la Storia e le storie individuali, la repubblica sociale e la Resistenza, l’odontoiatria e gli amici, l’epica e la guerra. Forse qui manca solo l’amore, ma quando arriva, sappiamo che arriva alla grande.
Dal punto di vista tecnico, Griffi non usa solo le digressioni (che rimandano soprattutto al romanzo inglese del ‘700), ma anche l’alternanza dei punti di vista, l’alternanza della prima e terza persona, il flusso di coscienza (p.162), l’alternanza dei piani temporali, per cui ci troviamo davanti un racconto a spirale che va avanti e indietro nel tempo e tra i personaggi, fornendoci sempre nuovi elementi per la comprensione della storia.
Poi ci sono moltissimi riferimenti e citazioni di altri autori:
STRUTTURA
² Sterne (digressioni, comico, punteggiatura p.150-51)
² Fielding (comic epic in prose)
² Borges (pp.238 e 380)
² Kafka (la situazione, il punto di partenza della storia, la burocrazia, il povero Bardolf/Josef K. - agrimensore K.)
PERSONAGGI E SITUAZIONI
² Shakespeare (p. 386 -Hamlet ritorna più volte)
² Beckett (Waiting for Godot: i becchini = Vladimir /Estragon -p. 379 - Hamlet)
² Eliot: Prufrock (624); + Satyricon (p.769) = epigrafe della Waste Land
² Wordsworth (citato da Bardolf, p.549)
² Melville: Bardolf/Bartleby (p.559)
² E.A. Poe + Foscolo (p.668) upupa e corvo nevermore al funerale di Firmino
² Aristofane? (nuvole - p.553)
² Tutti i classici che hanno portato i loro personaggi agli Inferi (pp.539 e 545) + i diavoli danteschi e il viaggio nel niente (p.578)
² La ricerca del Graal: Cesco che cerca il libro che gli darà la risposta sulla mappa delle ferrovie del Messico.
² Se stesso: Piu segreti degli angeli sono i suicidi (p.194)
² Le architetture e le geometrie impossibili di Piranesi ed Escher (pp. 42 e 743)
² Il racconto come vita (p.296); i continui riferimenti ai poeti, suicidi e non (p.406)
E chissà quanto altro mi è sfuggito o mi è rimasto ai margini della coscienza. Intanto che leggi, ogni tanto fai un salto perché ti viene in mente qualcosa e il cervello resta sempre attivo.
Un’altra cosa importantissima in questo libro che mi ha coinvolta molto è la lingua, che non è semplificata e minimalista, ma ricca e contaminata da altre lingue, dialetti, slang e mi pare, anche qualche neologismo creato per l’occasione. La mia parola preferita è Sfilosomiato: vuol dire che una persona è talmente stanca, stravolta da perdere i connotati del viso, è quando ci si innamora e si viene travolti, quando Cesco incontra Tilde.
È una lingua viva e divertentente, stimolante sia dal punto di vista lessicale che delle immagini, ricca di similitudini e metafore.
Ci sono similitudini con la mitologia classica (come già visto all’inizio), ma la metafora portante è quella della carie ideologica:
² Buco nella bandiera (p.34)
² Carie ideologica (p.66)
² Morte di Kraas (p.669)
C’è molta politica, descritta sia in tragedia (strage nazifascista, assassinii politici) che in commedia (Hitler e la marsina, pp.203-225, Kraas e il golf (p.426-441). Poi c’è il tragicomico (Bardolf Graf e il libro).
E poi, per quanto riguarda la politica, c’è Cesco. Credo che per molti di voi il personaggio centrale sia Tilde, e dal punto di vista tecnico lo è: è lei che spiega cosè la letteratura e perché è indispensabile alla vita (p.361:essere lirici e ironici...). In un certo senso lei è la letteratura proprio perché è una donna: contiamoci... e poi non è un’incubatrice (p.302). Vedi anche: gineceo (p.301) e fotografia (p.234).
Ma secondo me la figura più importante è Francesco Magetti, e non solo perché è in scena più o meno dall’inizio alla fine, è sicuramente il protagonista. Quello che fa di Cesco un personaggio fondamentale a tutto tondo è il fatto che incarna una condizione molto diffusa nel momento storico del romanzo, ma anche -temo- molto contemporanea. Leggete quello che ha detto Griffi di lui in un’intervista:
È uno che si ritrova in un certo periodo storico e non ha la forza di volontà per migliorare il mondo intorno a sé, immerso nell'ignavia, un brodo da cui non riesce a uscire e ne rimane invischiato. Quel brodo è essere fascisti repubblichini nel '44 nel Nord Italia. La storia di Cesco è abbastanza comune. Era molto più difficile prendere la decisione contraria: quella di unirsi ai partigiani, perché comportava un forte rischio per sé e per la propria famiglia. Quella era la vera decisione da prendere. Chi non l’ha presa si è ritrovato dalla parte sbagliata della storia. Magetti ci finisce per pigrizia.
Vedi: il torpore (p.474); il dubbio (p.533); sempre a metà strada (p.711); cultura e lavoro (p.724)
Un altro pezzo dalla stessa intervista:
Che cosa vuol dire allora "antifascismo"?
È una condizione umana. Credo che l’essere umano debba essere antifascista, a qualunque tipo di schieramento appartenga. Posso essere di destra e essere anche antifascista, anzi dovrei esserlo, perché questo significa essere umani, essere contro i soprusi e a favore di qualunque tipo di diritto. Questo è un romanzo antifascista e apolitico.
Io sono stato obiettore di coscienza. Non è un caso se Ferrovie del Messico è un romanzo antimilitarista. Sono un antimilitarista convinto. Credo che potremmo fare tranquillamente a meno delle armi, se volessimo. La verità, però, è che non lo vogliamo
A proposito di questo argomento, ho imparato, purtroppo, una cosa nuova: nella mia ignoranza storica, non avevo idea dell’esistenza di questi corpi militari fascisti più nazisti dei nazisti, tanto da adottare una denominazione tedesca.
SICHERHEITS-ABTEILUNG
P. 176: sono i più sadici di tutti
Questa formazione autonoma della RSI denominata con la dicitura tedesca di Sicherheitsabteilung (reparto per la sicurezza), era un'unità di polizia costituita da fascisti alle dirette dipendenze del Comando Tedesco nel nord Italia (162ª Divisione) e attiva nei territori dell'Oltrepò Pavese.
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