Non ho vissuto l'età dei totalitarismi, l'età della morte del
pensiero critico ma oggi più che mai posso considerare quanto sia pericoloso il
sonno della ragione. Nell'età del ritorno dei Malvolio di montaliana memoria un
semplice prendere le distanze non può
bastare, non è piu possibile una
"fuga immobile" anzi può rappresentare una scelta immorale, un
disimpegno colpevole. Oggi non è più tempo di tacere, è tempo di prendere una
posizione perché ogni esitazione potrebbe mettere a rischio le grandi conquiste culturali del secondo
dopoguerra. La cooperazione internazionale, la democrazia, l'integrazione, la
tolleranza non possono essere valori negoziabili.
Quello che maggiormente preoccupa non è il ristretto e
circoscritto disegno politico di Salvini ma la constatazione dei consensi
numerosi che colleziona, non è di Di Maio, che mi preoccupo e del suo serbatoio
di voti "protestanti" ma la constatazione che la protesta sinistroide
abbia consegnato il paese ad una destra becera e livida e che una larga fetta anche
di intellettuali non si sia resa ancora conto che si è prostituita alla
peggiore delle destre, non a quella progressista e europeista ma alla destra
razzista e violenta di Salvini. Ad una destra incapace di cogliere i segni del
tempo, incapace di progettare un mondo di uomini in grado di vivere insieme
pacificamente nella consapevolezza che ogni vero progresso raggiunge la sua
pienezza col contributo di molti e con l 'inclusione di tutti, seguendo l'insegnamento terenziano
alla base della nostra cultura occidentale : "Homo sum humani nihil a me
alienum puto".
Appartengo al mondo della formazione, sto, pertanto, in
trincea a contatto con una generazione vivace, intelligente, elettronica e
"veloce" che "vivendo in
burrasca" rischia di precipitare nel baratro dell'indifferenza o, nel
peggiore delle ipotesi, dell'intolleranza, dell 'aggressività pericolosa e
ignorante.
Questi stessi giovani, invece, meritano di essere salvati,
meritano una cultura in grado di coniugare pathos e logos, una cultura che
percepisca l 'uomo come fine e non come mezzo, che consideri l'altro da
sè "una risorsa importante" giammai una minaccia .
Nell'età delle interconnessioni non c'è niente di più
assurdamente anacronistico dei muri e dei silenzi colpevoli. È solo nelle
DIVERSITÀ che si può cogliere il vero senso della BELLEZZA e l'essenza di un impegno costruttivo che non
è mai discriminante ma sempre inclusivo, totalizzante e interdipendente.
Non è neanche questione di destra o di sinistra, di rosso o
nero ma il problema è, soprattutto, di carattere culturale. La vera emergenza è
quella di costruire un argine contro ogni forma di populismo, contro la
xenofobia, contro i nuovi razzismi in nome di una società civile che riparta
dall'UOMO, non prima dall 'uomo Italiano, nè come in passato, prima dall'uomo della Padania ma
dall'UOMO in quanto umanità. È necessario
che in ogni campo sia politico che economico, culturale e sociale non si perda
mai di vista l'uomo, la sua dignità, il suo inestimabile valore e, al di là di
ogni faglia e filo spinato, lo si consideri il fine ultimo di ogni progetto.
INTELLETTUALI DI TUTTO IL MONDO UNITEVI, c 'è molto da fare, a partire dalla formazione
scolastica. Se uniti si costituirà una forza inarrestabile, la forza della
cultura, la sola che possa costituire un argine autentico contro la deriva
pericolosa del populismo e della miseria, principalmente di quella della mente
e dello spirito.
Antonella Botti, docente .
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