Spesso la sguardo comico è quello che riesce meglio a mostrare
gli aspetti più profondi e terribili della realtà. Allora tra una risata
e un sorriso, sempre accompagnati da un retrogusto amaro, quasi
tragico, emergono alla coscienza di chi sta usufruendo dell’opera buffa,
tutta l’assurdità e il terribile potere di regole e norme, spesso non
scritte, abitudini e comportamenti, sottili oppressioni ed evidenti
ingiustizie che caratterizzano la vita e la società contemporanea. E
così, in maniera per così dire leggera, ma non per questo meno acuta e
penetrante, il discorso diventa immediatamente politico, di critica
radicale allo stato di cose presenti. È proprio questo che avviene
nell’ultima fatica letteraria di Giorgio Mascitelli, Notturno buffo, edito da Effigie (pp. 175, euro 15).
IL LIBRO raccoglie undici racconti, tutti caratterizzati da un approccio umoristico e corrosivo che non si limita, appunto, a suscitare l’ilarità in chi legge ma, quasi nella scia della lezione pirandelliana sull’umorismo, costringe il lettore a riflettere, facendo emergere il lato tragico delle situazioni e svelando contraddizioni e meccanismi di dominio della società contemporanea. A volte il congegno comico è innescato anche dalla situazione, che si presenta come classico topos umoristico. È il caso, per esempio, del racconto in cui un postino, viene continuamente aggredito dai cani delle case in cui deve consegnare la posta. O di Un happy hour in cui il protagonista, durante un importante incontro di affari, resta chiuso nel bagno del locale e non vuole chiedere aiuto rumorosamente per evitare di mostrare la propria imbranatezza all’interlocutore di lavoro. Sempre, però, a mettere in moto il meccanismo tragicomico sono i ragionamenti dei protagonisti, le loro riflessioni che, rielaborando ancora una volta una tecnica pirandelliana, sviscerano da tutti i punti di vista la propria situazione. Si vedano, a tale proposito, soprattutto i racconti dedicati all’insonne e al fuggitivo. La vera forza, però, del congegno narrativo costruito da Mascitelli risiede nella scrittura.
UNA SORTA di pastiche, nelle cui ampie volute si passa da riferimenti e citazioni colte a richiami e spot pubblicitari, a gerghi giovanilisti e retoriche burocratiche. Ed è proprio lì, all’interno della lingua utilizzata e grazie alla sua potenza espressiva che si dispiega appieno il contrasto tra riso e amarezza, tra consapevolezza e critica, tra ironia e coinvolgimento. Un contrasto che serve essenzialmente a far venire allo scoperto non tanto l’innata essenza dell’uomo, quanto piuttosto a criticare meccanismi e contraddizioni attuali, della contemporaneità. Una critica radicale, dunque, all’altezza dei tempi, di questa società liquida, postindustriale, postfordista.
[Mauro Trotta 23/10/2018]
IL LIBRO raccoglie undici racconti, tutti caratterizzati da un approccio umoristico e corrosivo che non si limita, appunto, a suscitare l’ilarità in chi legge ma, quasi nella scia della lezione pirandelliana sull’umorismo, costringe il lettore a riflettere, facendo emergere il lato tragico delle situazioni e svelando contraddizioni e meccanismi di dominio della società contemporanea. A volte il congegno comico è innescato anche dalla situazione, che si presenta come classico topos umoristico. È il caso, per esempio, del racconto in cui un postino, viene continuamente aggredito dai cani delle case in cui deve consegnare la posta. O di Un happy hour in cui il protagonista, durante un importante incontro di affari, resta chiuso nel bagno del locale e non vuole chiedere aiuto rumorosamente per evitare di mostrare la propria imbranatezza all’interlocutore di lavoro. Sempre, però, a mettere in moto il meccanismo tragicomico sono i ragionamenti dei protagonisti, le loro riflessioni che, rielaborando ancora una volta una tecnica pirandelliana, sviscerano da tutti i punti di vista la propria situazione. Si vedano, a tale proposito, soprattutto i racconti dedicati all’insonne e al fuggitivo. La vera forza, però, del congegno narrativo costruito da Mascitelli risiede nella scrittura.
UNA SORTA di pastiche, nelle cui ampie volute si passa da riferimenti e citazioni colte a richiami e spot pubblicitari, a gerghi giovanilisti e retoriche burocratiche. Ed è proprio lì, all’interno della lingua utilizzata e grazie alla sua potenza espressiva che si dispiega appieno il contrasto tra riso e amarezza, tra consapevolezza e critica, tra ironia e coinvolgimento. Un contrasto che serve essenzialmente a far venire allo scoperto non tanto l’innata essenza dell’uomo, quanto piuttosto a criticare meccanismi e contraddizioni attuali, della contemporaneità. Una critica radicale, dunque, all’altezza dei tempi, di questa società liquida, postindustriale, postfordista.
[Mauro Trotta 23/10/2018]
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