martedì 23 ottobre 2018

Notturno buffo. Giorgio Mascitelli

Spesso la sguardo comico è quello che riesce meglio a mostrare gli aspetti più profondi e terribili della realtà. Allora tra una risata e un sorriso, sempre accompagnati da un retrogusto amaro, quasi tragico, emergono alla coscienza di chi sta usufruendo dell’opera buffa, tutta l’assurdità e il terribile potere di regole e norme, spesso non scritte, abitudini e comportamenti, sottili oppressioni ed evidenti ingiustizie che caratterizzano la vita e la società contemporanea. E così, in maniera per così dire leggera, ma non per questo meno acuta e penetrante, il discorso diventa immediatamente politico, di critica radicale allo stato di cose presenti. È proprio questo che avviene nell’ultima fatica letteraria di Giorgio Mascitelli, Notturno buffo, edito da Effigie (pp. 175, euro 15).
IL LIBRO raccoglie undici racconti, tutti caratterizzati da un approccio umoristico e corrosivo che non si limita, appunto, a suscitare l’ilarità in chi legge ma, quasi nella scia della lezione pirandelliana sull’umorismo, costringe il lettore a riflettere, facendo emergere il lato tragico delle situazioni e svelando contraddizioni e meccanismi di dominio della società contemporanea. A volte il congegno comico è innescato anche dalla situazione, che si presenta come classico topos umoristico. È il caso, per esempio, del racconto in cui un postino, viene continuamente aggredito dai cani delle case in cui deve consegnare la posta. O di Un happy hour in cui il protagonista, durante un importante incontro di affari, resta chiuso nel bagno del locale e non vuole chiedere aiuto rumorosamente per evitare di mostrare la propria imbranatezza all’interlocutore di lavoro. Sempre, però, a mettere in moto il meccanismo tragicomico sono i ragionamenti dei protagonisti, le loro riflessioni che, rielaborando ancora una volta una tecnica pirandelliana, sviscerano da tutti i punti di vista la propria situazione. Si vedano, a tale proposito, soprattutto i racconti dedicati all’insonne e al fuggitivo. La vera forza, però, del congegno narrativo costruito da Mascitelli risiede nella scrittura.
UNA SORTA di pastiche, nelle cui ampie volute si passa da riferimenti e citazioni colte a richiami e spot pubblicitari, a gerghi giovanilisti e retoriche burocratiche. Ed è proprio lì, all’interno della lingua utilizzata e grazie alla sua potenza espressiva che si dispiega appieno il contrasto tra riso e amarezza, tra consapevolezza e critica, tra ironia e coinvolgimento. Un contrasto che serve essenzialmente a far venire allo scoperto non tanto l’innata essenza dell’uomo, quanto piuttosto a criticare meccanismi e contraddizioni attuali, della contemporaneità. Una critica radicale, dunque, all’altezza dei tempi, di questa società liquida, postindustriale, postfordista.
[Mauro Trotta 23/10/2018]

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Commenti

il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamo
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo