Questo blog accoglie la nuova avventura di quelli di Sguardi d’Altrove, e il Reverendo Dogdson, con i suoi dubbi sulla realtà, si aggiunge al nostro olimpo di numi tutelari. Non dimentichiamo gli autori che più spesso ci hanno accompagnati nel viaggio di Sguardi d’Altrove, anzi, da loro ripartiamo. Quindi, un pensiero affettuoso e ammirato, in particolare, ad Alan Bennet a alla sua Sovrana Lettrice, mantenendo ben fermo il principio che ragguagliare non è leggere.
martedì 22 maggio 2018
ci ha lasciato Philip Roth
È stato uno degli scrittori più venerati della dalla critica mondiale, l’eterno candidato a un Nobel che però non ha mai vinto. Philip Roth, nato a Newark, New Jersey , il 19 marzo 1933, è morto il 22 maggio del 2018 a New York, in un ospedale di Manhattan.
Non è facile orientarsi nella sua fluviale produzione letteraria, inaugurata nel 1958 con i racconti di Goodbye Columbus e conclusa nel 2010 con Nemesi e il successivo annuncio, nel 2012, di non voler scrivere altro, mai più.
Quali libri dovrebbe leggere chi intende affrontare, per la prima volta, Philip Roth? Quali sono le opere imperdibili?
Abbiamo provato a rispondere con l’elenco di cinque qui sotto. Speriamo di esserci riusciti, ma chi avesse idee diverse può dare i suoi suggerimenti nei commenti.
1. Lamento di Portnoy
Il segno delle prime opere di Roth è quello di una travolgente verve comica abbinata alla sicurezza con cui l’autore padroneggia la scrittura. Lamento di Portnoy (1969), oltre ad essere uno dei Roth più letti di sempre, è il titolo più rappresentativo di questo periodo. Alexander Portnoy, figlio indisciplinato di una famiglia religiosa e borghese, si accomoda sul divano dello psicanalista e racconta di un'esistenza trascorsa in gran parte a fare sesso (soprattutto da solo) e a fuggire dalla mamma impicciona. Una dissacrante tragicommedia ebraica americana, modello letterario per i molti scrittori emuli di Roth nonché per il cinema del quasi coetaneo Woody Allen, pure lui adepto della triade sesso, psicanalisi e laicismo. Insomma, Portnoy fa molto ridere, oltre che pensare.
2. Zuckerman Scatenato
Una delle (numerose) doti letterarie di Roth è la straordinaria capacità di giocare con l’illusione dell’autobiografia. Ossia il virtuosismo di raccontare tutto di sé senza lasciar capire al lettore quale sia la linea di confine tra memoria e fantasia. Come se ogni volta l’autore reinventasse se stesso. Per buona parte della sua carriera, Roth coabita con il personaggio di Nathan Zuckerman, lo scrittore suo alter ego comparso in molte opere tra cui questo breve ma brillantissimo romanzo. Zuckerman scatenato è un abile gioco di specchi, fra tante citazioni coltissime e l'umorismo con cui Roth prende in giro il suo medesimo successo, i suoi libri e il mondo intero.
3. Pastorale americana
Il libro più famoso e venduto di Roth, il grande romanzo del Roth maturo. Gli anni passano ma il ribelle e irriverente autore di Portnoy è invecchiato bene, ora è un architetto della letteratura, capace di elevare costruzioni perfette per quattrocento pagine e passa. Attraverso una vicenda familiare descritta con forza espressiva ineguagliabile, Pastorale americana riproduce lo spietato affresco dell’America e delle società occidentali. Con questo libro Roth vince una caterva di premi. fra cui il Pulitzer 1998.
4. Everyman
Scritto nel 2006, rappresenta l’ultima evoluzione nella complessa storia artistica di Roth. Everyman non lascia spazio ai sorrisi, ma proprio in questo romanzo Roth porta all’estremo l’esercizio di identificarsi totalmente con il personaggio. E lo fa calandosi in una terrificante battaglia fra la vita e la morte. Non c’è nulla di male nel rivelare chi sarà il vincitore: lo si capisce sin dalla copertina, completamente nera, in lutto per il suo protagonista che inevitabilmente, nelle ultime straordinarie pagine, sprofonda nella vertigine del disfacimento e infine ci lascia per entrare nel buio del nulla. Un capolavoro drammatico, scritto con straziante bravura.
5. La macchia umana
Dunque non esiste un solo libro in grado di rappresentare Roth? No, l’autore ha troppe prospettive, troppe cose da dire, troppi personaggi da raccontare. Tuttavia La macchia umana è un buon compendio per interpretare le caratteristiche principali di Roth. In queste pagine riconosciamo il culmine della sua lunga guerra contro il moralismo puritano contemporaneo (e contro l’ipocrisia del politicamente corretto) ma anche la sua originalità di narratore dell’erotismo. C’è l’incedere della tragedia, mutuato dai classici (i greci, Shakespeare) ma non manca l’ironia autobiografica, qui nella figura del solito Nathan Zuckerman. L'alter ego è peraltro chiamato a evocare le vicissitudini del professor Silk, colpevole di un segreto troppo grande. Se non è il miglior Roth in assoluto, questo romanzo del 2000 resta un indispensabile punto di partenza per capire la sua arte. Buon compleanno, Philip, e magari ripensaci. Torna a scrivere.
[Korenzo Narbrossa 23/05//2018]
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Commenti
il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamoil 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo
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