sabato 12 maggio 2018

Addio allo storico Manlio Brigaglia

Ai giovanissimi redattori che, nella prima metà degli anni Settanta del secolo scorso, si erano raccolti intorno a lui nel settimanale «Il Lunedì» – nato per rompere il monopolio conservatore della Sir di Nino Rovelli sull’informazione sarda – Manlio Brigaglia diceva che i suoi giornalisti preferiti erano quelli che sapevano «prendere l’ascensore», cioè quelli che sapevano passare dai temi «bassi» a quelli «alti» con la stessa accuratezza e lo stesso rigore intellettuale. Da professore – per oltre vent’anni al liceo classico «Domenico Alberto Azuni» e poi all’Università di Sassari – Brigaglia insegnava che per chi fa ricerca, ma più ancora per chi impara a farla, ovvero gli studenti, la domanda capitale che ogni fatto analizzato pone è: «Perché?». Mai fermarsi alla semplice descrizione. Andare a fondo, invece, capire le cause dietro ogni effetto. Nessuna attività intellettuale – insegnava Brigaglia – ha valore se non è pensiero critico, la sola forma di pensiero che non lascia disarmati di fronte alla realtà, la sola forma di pensiero che la realtà può trasformarla. E ha sempre insegnato, Brigaglia, che la stessa regola vale per il giornalismo.
Ricordo Brigaglia direttore del «Lunedì» bersagliato sulla scalinata dell’Azuni da una pioggia di monetine tirategli addosso dai militanti di un gruppo neo fascista. Lo accusavano di essersi venduto – con quel foglio che rispondeva a tanti «Perché?» scomodi – al nemico (non c’è bisogno di dire chi fosse il nemico per il Fronte della gioventù). Ricordo le decine di studenti dell’Azuni – di tutti gli orientamenti politici, dai cattolici sino a gruppi della nuova sinistra, che in quella circostanza si strinsero intorno a Brigaglia per proteggerlo da un’aggressione vile e meschina: come un abbraccio a difesa di un uomo giusto.
Brigaglia ci ha lasciato l’altro ieri all’età di 89 anni, stroncato da un malore improvviso. Storico, giornalista, gran divulgatore, persona di raffinata cultura e straordinaria ironia, era nato a Tempio il 12 gennaio del 1929. Nonostante l’età, non aveva mai rinunciato al suo ruolo di voce critica. Onnipresente da oltre cinquant’anni nel dibattito culturale e politico sardo, si era laureato in Lettere classiche a Cagliari. Lasciato l’insegnamento al liceo Azuni, dal 1971 è stato titolare del corso di Storia contemporanea all’Università di Sassari. Dal 1983 al 1985 ha diretto il Dipartimento di Storia dell’ateneo sassarese. Ha collaborato a lungo con l’Istituto sardo per la storia della Resistenza. «Instancabile promotore delle ricerche storiche sul Novecento sardo, biografo di Emilio Lussu, tra gli iniziatori degli studi sull’antifascismo e la nascita dell’autonomia – dice Marina Moncelsi, direttrice dell’Istituto – a lui si devono interpretazioni e strumenti di ricerca con i quali la comunità degli studiosi dovrà confrontarsi ancora per lungo tempo. Il lavoro di organizzazione culturale che ha svolto per decenni con instancabile e capillare alacrità ha suscitato, incoraggiato e stimolato la riflessione e l’attività di una generazione di studiosi e appassionati che oggi lo ricordano con affetto e gratitudine. La sua rigorosa azione intellettuale rappresenta un esempio e una preziosa eredità lasciati a tutti coloro che oggi e nel tempo dedicheranno energie alla costruzione di una Sardegna più consapevole e più libera».
Brigaglia ha continuato fino all’ultimo il suo lavoro di lettura critica della realtà regionale sarda attraverso le pagine di cultura del quotidiano sassarese La Nuova Sardegna, giornale per il quale curava anche una seguitissima rubrica di lettere dei lettori.
[Costantino Cossu 12/05/2018]

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Commenti

il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamo
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo