domenica 18 febbraio 2018

Cento false partenze, F. Scott Fitzgerald

Nelle prime pagine del Grande Gatsby, Nick leva gli occhi verso una fila di finestre illuminate e pensa: «Ero dentro e fuori, simultaneamente incantato e respinto dalla inesauribile varietà della vita». Quel gesto, e quella capacità di guardarsi da fuori, li ritroviamo nel Fitzgerald di «Crepuscolo di uno scrittore», uscito nel 1936 su «Esquire». A differenza di quanto avviene nel «Crollo», Fitzgerald ha il distacco necessario per descrivere una giornata della sua vita alla terza persona. Non più affascinato dalla inestinguibile varietà della vita, nel guardarsi allo specchio vede in sé solo la scoria di un sogno. Il racconto è tra i più toccanti nel suo spietato ritratto di un uomo malato, che si stanca per niente nonostante abbia da poco compiuto i quarant’anni. Fitzgerald fatica ormai a scrivere anche solo poche righe, qualcosa che gli era accaduto già all’inizio della carriera. Anche ora immagina frammenti di racconti che non scriverà, gli vengono mille idee, fantastica: l’autore finisce là dove ha cominciato, come Basil, protagonista di un ciclo di storie sull’adolescenza, il ragazzino con molte fantasie a cui mai dava corpo.
«Crepuscolo di uno scrittore» è una delle tessere più vivide di quell’autobiografia per racconti che è Cento false partenze (traduzione di Giorgio Monicelli, Belleville editore, pp. 268, euro  16,00), apparsa negli Stati Uniti nel 1957 a cura di Arthur Mizener, il primo biografo di Fitzgerald, e uscita per Mondadori nel 1966 con il titolo Crepuscolo di uno scrittore. Il pregio dell’edizione sta nell’aver rimesso in circolazione, nella traduzione originale di Monicelli e nella sequenza cronologica voluta da Mizener, un libro assente dal 1992 e nell’aver ripristinato la composizione originaria della raccolta, la cui genesi è accuratamente ricostruita da Roberta Cesana nell’introduzione.
Fra il brio e la naturalezza di tre delle storie dedicate a Basil – «Una serata alla Fiera», «Farsi strada» e, soprattutto, «Basil e Cleopatra» sono tra i racconti più freschi non solo di questo volume ma dell’intera produzione di Fitzgerald – e le atmosfere crepuscolari dei testi autobiografici scritti negli ultimi anni, che malinconicamente chiudono il cerchio, il volume colleziona racconti, testi fra il saggio e l’autobiografia, e pure una recensione del libro di esordio di Hemingway, i cui racconti Fitzgerald subito colloca accanto a quelli di Gertrude Stein e Sherwood Anderson. Sono storie perlopiù di sconfitte, quelle di Cento false partenze, di rimpianti, di umiliazione e amarezza, qualcosa che Fitzgerald conosceva bene: «Che sia qualcosa accaduto vent’anni fa o semplicemente ieri, devo partire da un’emozione che sia vicina alla mia esperienza e che io possa capire».
Uno dei testi più interessanti è senz’altro Un viaggio all’estero. Nel narrare la storia dei Kelly, coppia di espatriati che entra in crisi nel corso dei viaggi in Africa e in Europa, Fitzgerald rende evidenti i segni della minaccia nell’apparizione, a più riprese, di una coppia di coniugi che i Kelly sentono affini ma con cui non stabiliscono legami.
Alla fine, durante un soggiorno in Svizzera motivato dalla salute ormai precaria di entrambi i Kelly, la ricomparsa della coppia misteriosa porta con sé un lampo di luce, perché la protagonista riconosce nei due se stessa e il marito. Sconfinamento nel sovrannaturale, variazione sul tema del doppio o, più verosimilmente, una proiezione? Come in Giro di vite, lo struggente racconto di Henry James, la storia non lo dirà e lascerà tutto avvolto in quella vaghezza che rende unica la prosa di Fitzgerald.
[Franca Cavagnoli 18/02/2018]

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Commenti

il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamo
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo