È tutto pronto o quasi. L’immagine con la silhouette di Claudia
Cardinale svetta sul tetto, in alto verso il cielo azzurro, mentre nel
Palais fervono gli ultimi preparativi. Il festival di Cannes inaugura
oggi l’edizione dei suoi settant’anni, apertura francese con Les fantomes d’Ismael
(fuori concorso) di Arnaud Desplechin, un film con due star, Charlotte
Gainsbourg e Marion Cotillard – entrambe molto «copertinate» – che sono
le due donne nella vita del protagonista, il cineasta Ismael (Mathieu
Amalric, l’attore icona di Desplechin che come regista con Barbara dà il
via al Certain Regard), che alla vigilia delle riprese di un nuovo film
si trova diviso tra la compagna (Gainsbourg) e l’amore di gioventù
(Cotillard) riapparso all’improvviso.
Settant’anni dunque per questo figlio dell’immediato dopoguerra che le cronache ci dicono doveva nascere nel 1939, in opposizione alla Mostra di Venezia fascista, e la scelta era caduta già allora, tra i molti concorrenti – si era parlato di Biarritz, di Vicky, di Algeri – sulla cittadina della Costa Azzurra. Ma prima della data prevista, l’1 settembre del 1939, la Germania di Hitler aveva invaso la Polonia, e così tutto era stato rimandato a un futuro da destinarsi. Da allora passano sette lunghi anni, e il festival comincia nella Francia ancora segnata dal conflitto, dall’occupazione, dal collaborazionismo di Vichy, quasi a celebrare una nuova partenza. Vincono Roma città aperta di Roberto Rossellini e La Bataille du Rail (Operazione Apfelkern) di René Clement,la storia dell’attacco a un convoglio tedesco nei giorni che precedono lo sbarco alleato in Normandia: il mondo un attimo prima di là.
Se il festival (auto)celebra il suo compleanno proponendo nella sezione Cannes Classics i film che hanno caratterizzato la sua storia – tra cui anche L’avventura di Michelangelo Antonioni, nella versione restaurata come tutti gli altri – al passato di Cannes si dedicano anche i media nei numeri speciali per il festival. Fotografie in bianco e nero di Brigitte Bardot insieme a Kim Novak nel 1956, entrambe con stole di pelliccia (oggi molto politicamente scorrette che solo alla «prima» della Scala), e tornando indietro, alla prima edizione del 1946, non in maggio ma tra settembre e ottobre, Jean Cocteau ai tempi di La Bella e la Bestia. Quell’anno c’era anche Hitchcock con Notorius, proiettato nel caos delle sciopero dei commercianti che temevano il festival e le sue proiezioni gratuite (a pensarci oggi …).
Nel tripudio di nostalgia vintage eccoci alla festa per La Dolce vita. Walt Disney – che aveva già vinto nel 1947 con Dumbo torna sulla Croisette con Peter Pan, il ragazzo che non vuole crescere mai… Gli anni Cinquanta hanno il volto imbronciato del ribelle James Dean in La Valle dell’Eden Kazan più Steinbeck, e i Sessanta i cieli neri di becchi rapaci degli Uccelli di Hitchcock dal romanzo di Daphne Du Maurier (Gli uccelli e altri racconti). – «Sarei incapace di raccontarvi il libro di Du Maurier, l’ho letto solo una volta e molto rapidamente» dirà Hitch a Truffaut.
Il tempo passa, le date del festival cambiano, il Sessantotto di Godard, Truffaut e degli altri esplode anche sulla Croisette dove adesso «Mai 68» è il nome di un nuovo negozio con vestiti per un look flower power. Nel 1971 Visconti arriva con Morte a Venezia, piano piano dalle memorie in bianco e nero si passa al colore, ai registi e alle star che ritroviamo anche in questa selezione, al paesaggio «messo in sicurezza» del presente, con norme di controllo ancora più severe dopo l’attentato dello scorso luglio a Nizza. Del tutto inutili, ovviamente, come il metal detector messo all’ingresso della sala degli accrediti mentre fuori la coda appare infinita ancora più faticosa sotto al sole estivo arrivato all’improvviso. «Questione di forma» chiosa saggio qualcun nell’attesa perché poi se si vuole sparare è facilissimo aggiunge. Già.
Il festival di Cannes numero 70 è anche il primo dell’era Macron, che della sicurezza ha fatto uno dei punti cardine del suo programma, con sorriso trionfante sulle copertine di tutti i giornali, insieme al suo nuovo primo ministro di destra, Edouard Philippe, – del resto Macron ha detto che il suo movimento En Marche è sia di destra che di sinistra. «Macron I» titola il settimanale Les Inrockuptibles in attesa delle imminenti legislative. Sulla Croisette più di qualcuno sospira. Ma sono pochi, la minaccia Le Pen è stata più forte anche di fronte al neoliberismo di Macron anche se poi il festival sarà per questi giorni la sola preoccupazione. Tra i dieci imperdibili consigliati dal delegato generale del festival Thierry Frémaux – di cui scopriamo una «fede» assoluta springsteeniana – oltre al film di Desplechin e alla selezione di Cannes Classics ci sono: Kirsten Stewart con un corto da regista, Come Swim; il musicista Benjamin Biolay; Jane Campion e la sua nuova stagione della serie Top of the Lake; Nicole Kidman, che si vedrà in ben quattro film; Benicio Del Toro; Barbara, la «Dame Noire» della canzone francese nel film – già definito un anti-biopic – di Amalric; e naturalmente David Lynch con i nuovi segreti di Twin Peaks. E le polemiche su Netflix e Amazon?
«Prima di tutto noi selezioniamo delle opere e degli autori non una piattaforma.Questi film mi sono stati proposti da produttori coi quali lavoro spesso e sono stati realizzati da registi di cinema. Non è questione di essere anti o pro Netflix o Amazon. Non sottovaluto nemmeno il problema che si pone se non usciranno in sala che è un aspetto fondamentale dl cinema. Non potremo più prenderli anche se il festival di Cannes, come altri festival, deve dialogare con quelle piattaforme che ormai finanziano molto cinema mondiale. Sarà un tema di riflessione in questo anniversario dei 70 anni».
[Cristina Piccinino 17/04/2017]
Settant’anni dunque per questo figlio dell’immediato dopoguerra che le cronache ci dicono doveva nascere nel 1939, in opposizione alla Mostra di Venezia fascista, e la scelta era caduta già allora, tra i molti concorrenti – si era parlato di Biarritz, di Vicky, di Algeri – sulla cittadina della Costa Azzurra. Ma prima della data prevista, l’1 settembre del 1939, la Germania di Hitler aveva invaso la Polonia, e così tutto era stato rimandato a un futuro da destinarsi. Da allora passano sette lunghi anni, e il festival comincia nella Francia ancora segnata dal conflitto, dall’occupazione, dal collaborazionismo di Vichy, quasi a celebrare una nuova partenza. Vincono Roma città aperta di Roberto Rossellini e La Bataille du Rail (Operazione Apfelkern) di René Clement,la storia dell’attacco a un convoglio tedesco nei giorni che precedono lo sbarco alleato in Normandia: il mondo un attimo prima di là.
Se il festival (auto)celebra il suo compleanno proponendo nella sezione Cannes Classics i film che hanno caratterizzato la sua storia – tra cui anche L’avventura di Michelangelo Antonioni, nella versione restaurata come tutti gli altri – al passato di Cannes si dedicano anche i media nei numeri speciali per il festival. Fotografie in bianco e nero di Brigitte Bardot insieme a Kim Novak nel 1956, entrambe con stole di pelliccia (oggi molto politicamente scorrette che solo alla «prima» della Scala), e tornando indietro, alla prima edizione del 1946, non in maggio ma tra settembre e ottobre, Jean Cocteau ai tempi di La Bella e la Bestia. Quell’anno c’era anche Hitchcock con Notorius, proiettato nel caos delle sciopero dei commercianti che temevano il festival e le sue proiezioni gratuite (a pensarci oggi …).
Nel tripudio di nostalgia vintage eccoci alla festa per La Dolce vita. Walt Disney – che aveva già vinto nel 1947 con Dumbo torna sulla Croisette con Peter Pan, il ragazzo che non vuole crescere mai… Gli anni Cinquanta hanno il volto imbronciato del ribelle James Dean in La Valle dell’Eden Kazan più Steinbeck, e i Sessanta i cieli neri di becchi rapaci degli Uccelli di Hitchcock dal romanzo di Daphne Du Maurier (Gli uccelli e altri racconti). – «Sarei incapace di raccontarvi il libro di Du Maurier, l’ho letto solo una volta e molto rapidamente» dirà Hitch a Truffaut.
Il tempo passa, le date del festival cambiano, il Sessantotto di Godard, Truffaut e degli altri esplode anche sulla Croisette dove adesso «Mai 68» è il nome di un nuovo negozio con vestiti per un look flower power. Nel 1971 Visconti arriva con Morte a Venezia, piano piano dalle memorie in bianco e nero si passa al colore, ai registi e alle star che ritroviamo anche in questa selezione, al paesaggio «messo in sicurezza» del presente, con norme di controllo ancora più severe dopo l’attentato dello scorso luglio a Nizza. Del tutto inutili, ovviamente, come il metal detector messo all’ingresso della sala degli accrediti mentre fuori la coda appare infinita ancora più faticosa sotto al sole estivo arrivato all’improvviso. «Questione di forma» chiosa saggio qualcun nell’attesa perché poi se si vuole sparare è facilissimo aggiunge. Già.
Il festival di Cannes numero 70 è anche il primo dell’era Macron, che della sicurezza ha fatto uno dei punti cardine del suo programma, con sorriso trionfante sulle copertine di tutti i giornali, insieme al suo nuovo primo ministro di destra, Edouard Philippe, – del resto Macron ha detto che il suo movimento En Marche è sia di destra che di sinistra. «Macron I» titola il settimanale Les Inrockuptibles in attesa delle imminenti legislative. Sulla Croisette più di qualcuno sospira. Ma sono pochi, la minaccia Le Pen è stata più forte anche di fronte al neoliberismo di Macron anche se poi il festival sarà per questi giorni la sola preoccupazione. Tra i dieci imperdibili consigliati dal delegato generale del festival Thierry Frémaux – di cui scopriamo una «fede» assoluta springsteeniana – oltre al film di Desplechin e alla selezione di Cannes Classics ci sono: Kirsten Stewart con un corto da regista, Come Swim; il musicista Benjamin Biolay; Jane Campion e la sua nuova stagione della serie Top of the Lake; Nicole Kidman, che si vedrà in ben quattro film; Benicio Del Toro; Barbara, la «Dame Noire» della canzone francese nel film – già definito un anti-biopic – di Amalric; e naturalmente David Lynch con i nuovi segreti di Twin Peaks. E le polemiche su Netflix e Amazon?
«Prima di tutto noi selezioniamo delle opere e degli autori non una piattaforma.Questi film mi sono stati proposti da produttori coi quali lavoro spesso e sono stati realizzati da registi di cinema. Non è questione di essere anti o pro Netflix o Amazon. Non sottovaluto nemmeno il problema che si pone se non usciranno in sala che è un aspetto fondamentale dl cinema. Non potremo più prenderli anche se il festival di Cannes, come altri festival, deve dialogare con quelle piattaforme che ormai finanziano molto cinema mondiale. Sarà un tema di riflessione in questo anniversario dei 70 anni».
[Cristina Piccinino 17/04/2017]
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