giovedì 28 luglio 2016

Pia Pera, la regalità della scrittura

ADDII. Scompare una scrittrice che aveva fatto del giardino e del colloquio con la natura le sue sponde, letterarie ed esistenziali. Giardiniera lei stessa, ha reso il tratto di campagna lucchese dove abitava da 15 anni, un angolo di ineguagliabile bellezza. Il suo ultimo romanzo, pubblicato per Ponte alle grazie, è «Al giardino ancora non l'ho detto»
Se le grandi cose si acquattano dentro, non dette, sono invece quelle piccole a mostrarsi dicibili. Preziose e parlanti, spesso rimandano al senso pensante di un disarmo quotidiano a cui non solo si è esposti ma che si sceglie. Così, la condizione umana marcata inestricabilmente dalla finitudine, la prova di una malattia da cui non si può tornare indietro, raccontano la scomparsa di una scintillante scrittrice come Pia Pera, morta all’età di 60 anni che ha consegnato parole stupefacenti sul senso di affollamento silenzioso di un cosmo magnifico. Il proprio singolare stare all’interno è invece il disarmo, il significato di una contrattazione generosa che va interrogata ogni giorno. 
Emerge questo, e molto altro, nella rappresentazione del corpo e del suo orientamento, fra le pagine del suo ultimo romanzo, Al giardino ancora non l’ho detto (recensito da Emanuele Trevi su Alias). Da Vita Sackville-West a Gilles Clément, da Etty Hillesum a Cristina Campo, sono molte  le vette e gli accostamenti da segnalare, non solo in questa ultima composizione di Pia Pera a cui, tra gli altri, 

va il merito di aver tradotto Puskin e Lermontov, di aver dato voce nel Diario di Lo (1995) alla protagonista del romanzo di Nabokov. E poi ancora  La bellezza dell’asino (1992), 


L’orto di un perdigiorno (2003) e Il giardino che vorrei (2015).

Tuttavia, la mappa che fino a poco tempo fa raccontava la prodigalità della fioritura, la dedizione e la cura di quello straordinario scorcio della campagna lucchese alle pendici del Monte Pisano dove aveva deciso di vivere da 15 anni a questa parte, percorre ancora una volta la grazia per segnare questa volta il dritto e il rovescio. Cosa ne sarà di quel giardino così amato, di quella parola di cura a tratti insostenibile, tanta la bellezza che la abita? Di luce aurorale era dotata Pia Pera, non solo nel sorriso ma nell’aver individuato nel giardino il luogo elettivo di espansione soggettiva, della propria scrittura, riuscendo nell’impresa di tessere tumulti di foglie, petali, rami, steli e amore per la libertà sia per sé che per la natura con cui colloquiava; un dialogo raro, nella lingua della pratolina di Emily Dickinson udibile e codificabile da poche creature di questo mondo. È proprio nell’intercettare quella «umile Massaia in mezzo all’erba», strappata dal verde, che la devozione della scrittrice è stata massima, semplice e acuminata.
E se è vero che le cose grandi si acquattano in quelle piccole, è allora in questo modo che una dispensa colma, dedicata alla gioia dell’abbondanza, ribaltata un giorno nel suo contrario, non può che essere ragione di ulteriori nascondigli di ristoro e chiarore. E di fiori che vengono in dono, come quelli di rosselliana memoria, per poi dilatarsi. Arriviamo così a conoscenza che «la leggerezza interiore nasce forse dal sentirmi libera dalla zavorra terribile del futuro, indifferente al cruccio del passato. Immersa nell’attimo presente, come prima mai era accaduto, faccio finalmente parte del giardino, di quel mondo fluttuante di trasformazioni continue». E quando il corpo diviene traccia di peregrinazioni così lucide, mai si trova il senso di una solitudine senza scampo. La saggezza della terra sappia abbracciare chi l’ha cantata da regina.
[Alessandra Pigliaru 28/07/2016]

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Commenti

il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamo
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo