venerdì 15 agosto 2025

 Ricevo da Rossella il suo contributo su Eshkol Nevo, e molto volentieri pubblico.

Eshkol Nevo, “La simmetria dei desideri”

“La simmetria dei desideri” è principalmente un romanzo sull’amicizia maschile, ma ci sono anche altri aspetti che mi sono sembrati interessanti, come i riferimenti alla realtà sociale di Israele.

L’amicizia tra i quattro ragazzi è legata alla ricorrenza ogni quattro anni dei Mondiali di calcio; pur essendo molto legate affettivamente, queste quattro persone non parlano quasi mai dei loro vissuti profondi, dei loro sentimenti. Tra loro vige soprattutto il rimosso: di certe cose meglio non dire nulla, alcuni vissuti personali sono tabù. Come afferma la voce narrante di Yuval, risulta difficile anche riconoscere e districarsi tra i propri sentimenti personali e le proprie emozioni. E’ solo dopo la morte di Ylana, ad esempio, che i tre amici vengono a sapere che l’amore del marito di lei  Amichai era davvero forte, che lui aveva cercato in ogni modo, senza riuscirci, di stemperare la tristezza persistente della moglie. Se gli amici si sostengono nelle difficoltà della vita, è anche vero che ciascuno conserva una profonda solitudine.  Diverso è  il mondo emotivo delle donne, di Ylana e Maria.La loro amicizia è di tipo molto più intimo, forse anche un po’ ambigua. Una profonda differenza con i maschi riguarda il fatto che  sono solo loro ad affrontare direttamente il rapporto con i palestinesi, a prendere posizione contro le violenze quotidiane vissute dagli arabi. E’ interessante nella lettura ricostruire le singole personalità, perché mi sembra che Nevo abbia lavorato molto alla costruzione di ogni carattere.

Yaara resta una figura a parte, più misteriosa, forse anche più sola e velleitaria. Ma questo ha anche a che fare con il modo in cui la vede il narratore, perennemente innamorato di lei.

Il “rimosso” riguarda poi la realtà esterna, dalle esperienze vissute durante il servizio militare fino al crescere della violenza con la seconda Intifada, che rappresenta il presente della narrazione. Mi sono spesso chiesta come facciano ( come facessero, perché dopo il 7 ottobre credo che la situazione sia molto cambiata, stravolta forse) gli israeliani a vivere in un paese così diviso, che esercita una repressione così forte contro gli arabi. Questo romanzo dà una risposta, mi pare: gli israeliani “rimuovono” la realtà dell’Occupazione e tutto il resto, hanno sviluppato una forma di indifferenza, dice Nevo. Forse fanno finta che certe situazioni negative non esistano. Un po’ alla volta, la violenza cresce dentro le persone, come cresce fuori, senza che gli stessi interessati se ne rendano pienamente conto. Però ciò che viene accantonato, ciò di cui non si parla riemerge nei momenti più diversi, e riemerge anche come senso di colpa. E’ il senso di colpa che prova il narratore per quanto ha vissuto durante il servizio militare. Il racconto dell’irruzione nella casa palestinese per vedere la partita mi è sembrato molto forte: rappresenta narrativamente tutto il disprezzo possibile verso l’altro. Si prova con Yuval un sentimento di vergogna per l’arroganza dei militari, per il servilismo dell’uomo palestinese che cerca così di bloccare i militari. E’ un episodio centrale nel romanzo.

 Ho riportato alcune citazioni , scelte  da questo tema sociale e da quello dei sentimenti

“….Comincia tutto dall’Occupazione, dal fatto che dominiamo un altro popolo, e prosegue…nelle cose più piccole, per esempio come guidiamo[…]Datemi retta, è di sicuro quella Maria, ha detto Churchill dopo che abbiamo riattaccato. “Sistema brutale”?”Comincia tutto con l’Occupazione”? quando mai “Ofi” ha parlato in questo modo? E’ lei che gli ha fatto il lavaggio del cervello. E’ di sicuro una di quegli europei pacifisti che sono passati dall’antisemitismo all’odio contro Israele. P.72

Fino a Atlit ho riflettuto su quella incostanza dei sentimenti. Su come è difficile sapere qualcosa con certezza. Su come praticamente tutti quelli che mi sono vicini stentano a capire cosa provano davvero, equivocano in continuazione; forse si tratta di una questione generazionale, forse la quantità di distrazioni e possibilità che si offrono alla nostra generazione ci confondono talmente che perdiamo il nostro sentimento interiore, a differenza dei nostri genitori che sapevano quello che volevano perché non avevano molte alternative; anche se forse nel loro caso dietro tutto questo si nascondeva una profonda tristezza, o almeno una vaga sensazione di aver perso l’occasione, che noi non notavamo perché eravamo bambini e non potevamo vederli come sono ( o magari potevamo vederli ma preferivamo, per il nostro bene, non farlo?) p.139

p. 162 e ss= episodio cruciale della violenza a cui partecipa Yuval finché è n servizio militare. La citazione è dal diario di Yuval

Solo più tardi quando siamo tornati sul tetto, ho provato nausea verso me stesso, verso i ragazzi dell’unità e verso i maledetti Mondiali; ho cercato di consolarmi col pensiero che era stata un’eclissi temporanea, ma sapevo che non era così, sapevo che quello era il Yuval conformista delle ultime settimane. Ho passato la notte rigirandomi nel sacco a pelo, senza trovare nessuna posizione nella quale la mia coscienza potesse addormentarsi. D’improvviso la situazione mi pareva senza uscita. Senza futuro…[..] La maledizione che la vecchia araba aveva sibilato prima di venire spinta nella stanzetta mi avrebbe perseguitato per l’eternità.

Le seguenti sono le parole del magistrato al processo contro Klinger:

..desidero evidenziare che questa mia decisione non sottovaluta né la singola azione compiuta dall’imputato, né la gravità della piaga della violenza in generale. Un cambiamento lento e sotterraneo si è verificato in questo nostro paese negli ultimi anni, e l’esplosione di furia del signor Klinger rappresenta la punta dell’iceberg che ci porta a conoscenza dell’esistenza dell’iceberg, o il simbolo di una generazione che è andata a……. p. 347

Commenti

il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamo
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo