martedì 16 maggio 2023

Stefan Hertmans, “L’ascesa”

 


Stefan Hertmans, “L’ascesa”

Il libro tratta un tema storicamente scomodo: il collaborazionismo di una parte dei nazionalisti fiamminghi che durante l’ occupazione tedesca nella seconda guerra mondiale divennero di fatto nazisti. In particolare si narra la vicenda di Willem Verhulst e della sua famiglia. La prospettiva della narrazione però è diversa : l’autore afferma di voler fare la storia di una casa e non di un nazista. La casa è quella abitata da Verhulst a Gent negli anni della sua “ascesa”, appunto in quanto collaborazionista, che viene poi acquistata alla fine degli anni ’70 dall’autore, totalmente ignaro per tanto tempo della storia che era passata attraverso quelle mura. Hertmans è un ammiratore di Sebald, e come lui crea un testo che intreccia generi diversi: il romanzo storico, l’autobiografia, il resoconto documentario e, non di poca importanza, il documento fotografico. Si alternano nel libro capitoli in cui si descrive il primo impatto dell’autore con la casa, la visita delle stanze insieme al notaio incaricato della vendita, a capitoli che ricostruiscono la vicenda biografica di Willem Verhulst, dall’infanzia, all’età adulta, attraverso i due matrimoni, il lavoro, l’impegno politico, gli sconvolgimenti della guerra, la resa dei conti ( parziale) del dopoguerra. Il dramma non è solo individuale, ma in primo luogo della famiglia: della moglie, degli figli, divisi tra dolore e rancore, tentativi di spiegazione e giustificazioni, rimozioni; sullo sfondo il dramma collettivo. Una figura che spicca particolarmente è quella della seconda moglie, Mientije, l’olandese, che cerca di difendere la sua famiglia, ma anche la sua dignità e la sua libertà di pensiero. Il protagonista invece è un uomo meschino, che mente sempre, tradisce la moglie in modo plateale, si nasconde dietro ad altri più potenti di lui e rifiuta di vedere il male che provoca: chiuso nel suo ufficio, pare non essere scalfito dalle conseguenze delle liste di persone da lui denunciate ai nazisti . L’autore sembra voler spiegare (senza togliere responsabilità) da dove nasca tanto male raccontando la difficile formazione di Wim.

In ogni caso Verhulst e tutti gli altri collaborazionisti non si pentono mai di quanto hanno commesso e la Storia sembra passare su di loro lasciando intatte le loro convinzioni e i loro fanatismi

L’autore ha vissuto per 20 anni nella casa del quartiere di Patershol, a Gent, senza sapere nulla dei precedenti inquilini, senza cogliere velate allusioni, segni del suo passato, senza fare indagini. Così si può ignorare in generale il passato, si può evitare di vedere, di porsi domande, e lasciare che le cose vivano solo del presente e del nostro limitato vissuto personale. La presa di coscienza può essere sconvolgente, dilaniante, ma fa luce a spiega. Tutto assume un significato diverso e più profondo. La presa di coscienza accelera il processo di conoscenza perché accende la curiosità. Mi sembra anche questo un tema importante che lo scrittore ha voluto trattare nel ricostruire le vicende del passato belga, e fiammingo in particolare, attraverso un caso emblematico

 Rossella

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Commenti

il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamo
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo