mercoledì 31 ottobre 2018

«Ero straniero – L’umanità che fa bene»

Esattamente un anno fa, il 27 ottobre 2017, abbiamo consegnato al Parlamento le 90.000 firme raccolte con la campagna «Ero straniero – L’umanità che fa bene» su una proposta di legge d’iniziativa popolare per cambiare le politiche sull’immigrazione e superare la legge Bossi-Fini. Una campagna che ha unito centinaia di realtà diverse in tutta Italia, laiche e religiose e dato voce a quella parte del Paese che rifiuta la politica dei muri e crede che il fenomeno migratorio vada governato tenendo insieme legalità, diritti e coesione sociale.
A un anno di distanza, come in altre parti d’Europa, anche in Italia trovano consenso atteggiamenti di chiusura nei confronti dei migranti che legittimano politiche sempre più restrittive. In questo contesto si inserisce la proposta del governo per un «decreto sicurezza», in questi giorni al Senato per la conversione in legge.
Come realtà impegnate nel sociale e nella tutela dei diritti, siamo contrari a una gestione delle migrazioni con logiche meramente securitarie e di ordine pubblico. In particolare, ci preoccupano le proposte di abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari e il restringimento del sistema Sprar in favore dei grandi centri di accoglienza.
Per garantire sicurezza e inclusione e allo stesso tempo scongiurare forme di cattiva gestione del sistema di accoglienza nel suo complesso, consideriamo indispensabile rafforzare, e non ridurre, l’accoglienza diffusa in realtà di piccole dimensioni. Le grandi strutture collettive – luoghi di approdo, attesa, accoglienza o trattenimento – si sono dimostrate inefficaci e costose. Per questo riteniamo inaccettabile che il «decreto sicurezza» proponga di estendere ulteriormente il trattenimento delle persone nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr).
La proposta di legge di iniziativa popolare che abbiamo depositato un anno fa alla Camera dei deputati va nella direzione opposta al decreto, provando ad affrontare il fenomeno migratorio in tutta la sua complessità e si propone di superare la legge Bossi-Fini alla luce dei limiti sperimentati in questi decenni e del mutamento dei flussi nel contesto geo-politico degli anni più recenti.
Chiediamo innanzitutto forme di regolarizzazione su base individuale degli stranieri già radicati nel territorio, che abbiano legami familiari o la disponibilità di un lavoro, e misure per l’inclusione sociale e lavorativa di richiedenti asilo e rifugiati, puntando sulle politiche attive. Proponiamo canali diversificati di ingresso per lavoro, a partire dall’introduzione di un permesso di soggiorno temporaneo per ricerca lavoro per facilitare l’incontro con i datori di lavoro italiani. E ancora proponiamo di abolire il reato di clandestinità, che è ingiusto, inutile e controproducente, e di garantire l’effettiva partecipazione dei cittadini stranieri alla vita democratica dei territori col voto amministrativo.
Vogliamo rilanciare questi contenuti e offrirli alla riflessione del Parlamento, impegnato nel dibattito sul decreto «sicurezza», in modo che trovino voce le ragioni dei tanti che, come noi, credono che questo fenomeno debba essere governato attraverso una visione di prospettiva dei processi migratori e dei territori che ne sono interessati, difendendo l'idea di una società aperta, solidale e plurale, che sappia rispondere ai bisogni e alle paure di tutta la cittadinanza, senza cedere alla ferocia dei linguaggi e alloscontro sociale.
***Per il Comitato Ero straniero:
Radicali italiani, Casa della carità di Milano, A Buon Diritto, Arci, Asgi, Centro Astalli, Acli, Cild, Cnca.[31/10/2018]

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Commenti

il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamo
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo