giovedì 8 settembre 2016

Un muro per chiudere la «giungla» di Calais

Da Berlino a Calais, in quest’Europa culla del liberismo i muri non passano mai di moda. Parola di Robert Goodwill, (nomen omen) il ministro britannico conservatore per l’immigrazione, che ieri ha dichiarato con scoppiettante solerzia alla commissione parlamentare riunita a Londra per deliberare sulla situazione a Calais e Dunkerque: «Abbiamo già costruito la recinzione, ora stiamo costruendo il muro».
Quattro metri d’altezza per un chilometro di lunghezza di cemento, eretto parallelamente ai lati dell’autostrada in modo da isolarla del tutto dall’esterno, questo muro è la soluzione della Gran Bretagna post-Brexit al problema della concentrazione di migranti presso il campo di Calais, infelicemente denominato «la giungla», e ormai universalmente noto per la scia di spesso tragici tentativi, da parte dei profughi in fuga da varie zone disastrate del mondo, di salire a bordo dei camion o dei treni diretti a Dover.
Dovrà proteggere l’ultimo tratto di autostrada che porta gitanti, viaggiatori e trasportatori all’imbarco per il ferry o verso l’Eurotunnel, in una potente raffigurazione simbolica che da anni mette spietatamente a confronto i «disagi» del mondo cosiddetto sviluppato rispetto a quelli di chi, non facendone parte, cerca disperatamente di raggiungerlo a costo della propria stessa vita. Parte del campo era già stata sgomberata con la forza di recente; le ultime cifre rilasciate dalla Uk Border Force, che effettua controlli su suolo francese, parlano di 84.088 fermi effettuati presso la zona d’imbarco di persone che cercavano di nascondersi sui camion in transito o nel tunnel dell’Eurostar. I lavori cominceranno entro la fine del mese e si prevede terminino entro l’anno. Il muro costerà circa 1,9 milioni di sterline (oltre 2 milioni di Euro) e fa parte di un pacchetto anglo-francese di misure per un totale di 17 milioni di sterline.
Va ad aggiungersi alla già esistente matassa concentrazionaria di barriere, recinzioni e similari che avvolgono ripetutamente la zona, adiacente alla distesa di tende e baracche in cui vivono circa diecimila homines sacri ivi accampati in condizioni disumane nonostante gli sforzi molteplici del volontariato e delle Ong. Ma il provvedimento ha scontentato anche i suoi presunti beneficiari, gli autotrasportatori stessi: la portavoce della Road Haulage Association britannica ha definito il muro «uno spreco scandaloso del denaro dei contribuenti», che non farà altro che rinviare nel futuro la risoluzione dei problemi. In risposta a quella che considera una misura governativa inadeguata, l’associazione raccomanda ai suoi membri di non fermarsi in un raggio di 200 km da Calais, in modo da non subire gli assalti, a volte notturni e silenziosi, altre apertamente in pieno giorno, dei migranti.
L’annuncio della costruzione della barriera arriva il giorno dopo il blocco stradale nella zona di Calais da parte di autotrasportatori, cittadini, negozianti, agricoltori e sindacalisti della cittadina, che manifestavano per la demolizione del campo.
Che scaturisce da quello, smantellato in seguito a una serie di scontri con la polizia, di Sangatte, sorto nel 1999 a pochi chilometri da Calais. Fu il cosiddetto «Trattato di Le Touquet», firmato nel 2003 dall’allora ministro dell’interno laburista David Blunkett e dalla sua controparte Nicolas Sarkozy, a sancire la nascita dell’accampamento di Calais e a stabilire l’attuale assetto incrociato di controlli francesi su suolo britannico e viceversa. Un trattato bilaterale, e dunque scisso dall’ormai defunta (ma ancora tutta da sciogliere) appartenenza della Gran Bretagna all’Ue.
A svariati secoli dal Vallo di Adriano, questo muro rappresenta la via europea al segregazionismo di cui Donald Trump si è fatto infaticabile propugnatore negli Usa. Ed è così, ricorrendo alla calce e alla cazzuola, che l’atlantismo sembra voler risolvere gli effetti, a breve e lungo termine, della propria politica estera, di cui la situazione di Calais rappresenta la suppurazione. Con una decisione che schiaccia la reputazione aperta e liberale del paese che ha dato al mondo la Magna Carta, capace di ammutolire definitivamente tutte le sviolinate sulla società aperta e i suoi presunti nemici.
[Leonardo Clausi 8/09/2016]

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Commenti

il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamo
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo