Diminuisce di ora in ora, la speranza di
trovare persone vive sotto l’immenso cumulo di macerie, rocce, detriti,
alberi sradicati e neve, tanta neve, che i soccorritori hanno trovato al
posto dell’Hotel Rigopiano, investito mercoledì alle 17 circa da una
anomala e potentissima valanga provocata dalle recenti scosse di
terremoto. Il silenzio dei cani delle unità cinofile raggela più delle
temperature polari e delle forti raffiche di vento che spazzano questa
splendida località ricca di boschi dove sorgeva il resort di lusso, a
1200 m di altitudine, sotto i monti Siella e Tremoggia del massiccio del
Gran Sasso, per raggiungere la quale bisogna percorrere da Farindola
(Pe) 12 km circa di strade tortuose e difficili anche d’estate.
E infatti, la colonna di soccorsi della
Protezione civile – 135 uomini specializzati e 25 mezzi, compresi due
elicotteri, del Soccorso alpino e speleologico, il Cnsas, di Vigili del
fuoco, Guardia di finanza, Croce rossa, polizia e carabinieri – è
riuscita a raggiungere il luogo della tragedia solo alle 14 di ieri,
dietro la turbina dell’Anas che faticosamente e per oltre venti ore ha
lavorato per aprire un varco tra i muri di neve che raggiungevano in
alcuni punti i quattro metri di altezza. Fino a ieri sera, al momento di
andare in stampa, i corpi estratti erano quattro, mentre mancherebbero
ancora all’appello 24 ospiti dell’hotel, tra i quali quattro bambini, e
sei dipendenti. Due soli al momento i superstiti, salvati all’alba di
ieri dagli scialpinisti del Soccorso alpino abruzzese (Gdf e civile) che
nella notte, fallito un primo tentativo della turbina dell’Anas (che
percorre 700 metri l’ora ed era sottodimensionata rispetto alle
esigenze, ed è dunque andata presto ko), hanno inforcato gli sci con le
pelli di foca e hanno raggiunto la struttura attraversando le montagne,
giù da Campo Imperatore.
La scena che si è aperta ai loro occhi,
commossi, quando ancora l’alba era lontana e dopo ore di fatica e
sofferenza bestiale, ricorda i racconti dei primi soccorritori nel
terremoto di Avezzano, A.D. 1915.
«Mai vista così tanta neve, mai trovata una
situazione così difficile», riferisce uno di loro. Secondo il resoconto
di Walter Milan, referente stampa del Cnsas, che ieri pomeriggio era sul
posto, «la valanga mostra un fronte lungo più di 300 metri, la
struttura è completamente trasfigurata, spostata di diversi metri»
rispetto alla sua posizione originaria, dall’impatto con la valanga che
prima ha «raso al suolo anche un bosco nei pendii superiori». Materassi e
suppellettili sbucano fuori tutt’attorno dalla coltre di macerie,
detriti e neve, come si vede anche dalle prime immagini.
L’unico ambiente del resort a quattro stelle
che si riesce a raggiungere è il piano della spa, collegato però al
piano superiore dove si trovava la hall solo attraverso un ascensore,
come racconta un habitué dell’hotel a Radio 24.
A dare l’allarme per primo, con un sms
inviato alle 17,40, era stato Giampiero Parete, un cuoco 38enne di
Pescara che si è salvato perché in quel momento si trovava nel
parcheggio auto, insieme a Fabio Salzetta, manutentore dell’albergo, e
da lì ha visto la montagna seppellire la struttura dentro la quale si
trovano ancora sua moglie e i suoi due figli di 6 e 8 anni. «Quando è
arrivata la valanga sono stato sommerso dalla neve ma sono riuscito ad
uscire dalla coltre – ha raccontato Parete che ora è ricoverato
all’ospedale di Pescara ma non è in pericolo di vita – Ho provato a
rientrare in hotel ma ho rischiato di rimanere intrappolato, allora mi
sono aggrappato ad un ramo e sono uscito. La macchina non era sepolta,
lì dentro abbiamo atteso i soccorsi».
L’uomo ha chiesto aiuto al suo datore di
lavoro, Quintino Marcella, ristoratore di Silvi Marina che ha raccontato
di essersi «attivato subito», tentando «inutilmente» di dare l’allarme
per ore, contattando «tutti i numeri possibili», compresa la prefettura
dalla quale, riferisce Marcella, avrebbe ricevuto solo risposte
rassicuranti. «Non mi hanno creduto», ha spiegato il ristoratore,
raggiunto ieri dal manifesto, che versa ora in uno stato di
profonda angoscia. «Giampiero e tutti gli altri ospiti dell’albergo
avevano pagato ed avevano raggiunto la hall, pronti per ripartire non
appena sarebbe arrivato lo spazzaneve. – è il racconto del signor
Marcella – Gli avevano detto che sarebbe arrivato alle 15, ma l’arrivo è
stato posticipato alle 19. Avevano preparato già le valigie, tutti i
clienti volevano andare via».
Un ritardo inspiegabile, al momento. Da
giorni la zona, come molta parte dell’Abruzzo, era battuta da bufere di
neve e mercoledì mattina i gestori del Rigopiano (l’hotel, sorto in un
vecchio casale di famiglia, è stato inaugurato nel 1972 e ristrutturato
nel 2007, con annessa denuncia per abuso edilizio che però è stata
ritenuta infondata dal processo che si è concluso a novembre 2016)
avevano richiesto l’intervento dello spazzaneve. I soccorsi, secondo la
Protezione civile, si sarebbero mossi da L’Aquila e da Pescara intorno
alle 18. «Appena abbiamo saputo, non con certezza ma solo che poteva
esserci una possibilità, abbiamo subito mandato una colonna mobile», ha
fatto sapere la prefettura.
Ma un’ora dopo, a Cupoli, a 11 km dal
Rigopiano, le avanguardie si sarebbero rese conto che sarebbe stato
impossibile, con i mezzi a disposizione, affrontare quella bufera che
accumulava «20 centimetri di neve ogni 500 metri». La rinuncia ai mezzi
pesanti è parsa subito d’obbligo. Poi, intorno a mezzanotte, anche le
campagnole con le quali i soccorritori avevano tentato di proseguire, si
sono fermate. I telefoni cellulari non prendevano, quelli dei
dipendenti dell’albergo che nel frattempo erano stati contattati non
squillavano. A quel punto solo gli scialpinisti potevano tentare
l’impresa di raggiungere l’hotel.
Il resto dei soccorsi si rimetterà in moto
solo al mattino dopo. A Penne viene allestito il centro di coordinamento
dei soccorsi. Ma la procura di Pescara ha già aperto un’inchiesta: si
indaga, contro ignoti, per omicidio colposo.
[Eleonora Martini 20/012/20.17]
Questo blog accoglie la nuova avventura di quelli di Sguardi d’Altrove, e il Reverendo Dogdson, con i suoi dubbi sulla realtà, si aggiunge al nostro olimpo di numi tutelari. Non dimentichiamo gli autori che più spesso ci hanno accompagnati nel viaggio di Sguardi d’Altrove, anzi, da loro ripartiamo. Quindi, un pensiero affettuoso e ammirato, in particolare, ad Alan Bennet a alla sua Sovrana Lettrice, mantenendo ben fermo il principio che ragguagliare non è leggere.
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Commenti
il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamoil 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo
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