giovedì 24 gennaio 2019

Incontro 30 gennaio


Tutti ospiti di Rossella per commentare le novelle e il racconto La steppa.

 «Vai, vai, guardi avanti, la steppa è sempre la stessa steppa sconfinata che era prima: non si vede la fine!» 
Prosegue a Castelnuovo di Porto lo sgombero dei migranti ospitati fino a due giorni fa nel Cara. Dopo i 30 trasferiti in Campania e Basilicata, ieri alti 75 sono partiti a bordo di pullman diretti verso i Centri di accoglienza straordinaria (Cas) di Marche, Abruzzo e Molise. Oggi invece è previsto il trasferimento verso Toscana e Umbria. Venerdì, infine, i bus si dirigeranno in Piemonte e sabato gli ultimi trasferimenti di migranti saranno verso Emilia e Lombardia.
Fuori dal centro che si trova alle porta di Roma sono proseguite anche ieri le manifestazioni di solidarietà degli abitanti di Castelnuovo e non solo. In molti, anche da paesi dell’Umbria e della Toscana, hanno scritto al comune offrendosi di ospitare nuclei familiari o singoli richiedenti asilo, alcuni dei quali rischiano di ritrovarsi senza un posto dove passare la notte. Potrebbe essere così per Blessing, 25 anni, originaria della Nigeria, e per Ibraim, il suo bimbo di sette mesi. Blissing è arrivata in Italia nel 2017, vittima delle tratta, ma si rifiuta di raccontare cosa ha vissuto prima del suo arrivo nel Cara.
Lo stesso silenzio che scelgono anche molti altri richiedenti asilo, alcuni dei quali si allontanano dal centro in bicicletta oppure incamminandosi sotto la pioggia.
Il loro è un futuro tutto da riscrivere adesso che il centro viene chiuso. Chi non va via spontaneamente verrà smistato in centri più piccoli, incluse madri con figli piccolissimi, bambini scolarizzati e adulti con un lavoro.
Ma c’è anche chi, in possesso di protezione umanitaria con un permesso di soggiorno di due anni, non ha più un posto dove andare. Come previsto dal decreto sicurezza del ministro degli Interni Matteo Salvini, grazie al quale è stato possibile lo sgombero. «Volevamo – dice il sindaco di Castelnuovo, Riccardo Travaglini – un tavolo di concertazione con il ministero per capire gli effetti e soprattutto cosa sarebbe successo dopo il Cara. Invece c’è stato un diktat, un vero e proprio saccheggio. Una definizione in una parola? È quasi come se si volesse mettere fine all’integrazione».
[24/01/2019]

mercoledì 23 gennaio 2019

Il Viminale chiude il Cara e scoppiano le proteste


I primi ventisette migranti del Cara di Castelnuovo di Porto, chiuso ieri per decisione del Viminale, sono stati trasferiti in Campania e Basilicata. Entro il 31 gennaio saranno in tutto 305 quelli che subiranno lo stesso trattamento. Dieci regioni riceveranno gli ospiti del secondo centro più grande di Italia. Otto persone, alle quali la Commissione territoriale ha riconosciuto la protezione umanitaria (e che avevano presentato domanda prima dell’entrata in vigore del decreto sicurezza), troveranno posto in uno Sprar, mentre per il momento circa 30 bambini e 2 donne in possesso di un permesso di soggiorno per motivi umanitari resteranno nella struttura alle porte di Roma.
La chiusura era annunciata da tempo, ma ai richiedenti asilo è stata comunicata solo lunedì pomeriggio: «Mi hanno detto che sarei partito, ma nessuno sapeva dirmi per dove», racconta Abou. Il suo viaggio e quello di altri 29 suoi compagni si è concluso a Calvinazzo, una piccola località in provincia di Napoli dove sono presenti due Cas, i Centri di accoglienza straordinaria.
Auxilium, la cooperativa che gestisce i servizi del Cara di Castelnuovo e il cui contratto scade il prossimo 31 gennaio, con la chiusura perde i finanziamenti che riceveva dal 2014, mentre i 120 dipendenti tra assistenti sociali, medici, psicologi, mediatori culturali e insegnanti, rischiano di perdere il lavoro.
Il trasferimento dei richiedenti asilo è cominciato di buon mattino. In fila, con le proprie cose in mano o portate a spalla, molti migranti si sono allineati alla fermata dell’autobus in attesa di un mezzo che li portasse a Roma. Chi invece era stato inserito nella lista dei primi trasferimenti è stato fatto salire sul pullman. «Hanno voluto sgomberare il centro in modo un po’ misterioso», ha commentato padre Josè Manuel Torres, il parroco di Castelnuovo. «Basti pensare che l’autista dei pullman nemmeno sapeva dove doveva andare. Chiediamo ce non vengano trattati come bestiame». Proteste per la chiusura del centro anche dal sindaco della cittadina e dal Pd, che ha parlato di «deportazione» dei migranti. «Balle spaziali», secondo il ministro degli Interni Salvini, per il quale la chiusura del centro comporterebbe un risparmia di un milione di euro l’anno. «Chi ha diritto all’asilo non perderà nulla semplicemente verrà trasferito in altre strutture. Noi non mettiamo sulla strada nessuno», ha spiegato il leghista.
Nei prossimi giorni il Viminale procederà al trasferimento dei restanti a richiedenti asilo, ma intanto si organizza anche la protesta dei lavoratori. Una nota della Cgil annuncia il presidio del 24 gennaio dei lavoratori della Coop Auxilium, Siar e azienda Itaca che saranno in via Molise, sotto la sede del ministero dello Sviluppo economico con Fp Cgil, Fisascat Cisl e Uil Fpl «per scongiurare la crisi sociale, che, oltre allo sradicamento degli ospiti oramai integrati nel territorio, riguarda anche lavoratori e cittadini», dicono i sindacati.
Il trasferimento rischia di mettere a rischio anche i percorsi di vita avviati da molti dei richiedenti asilo presenti fino a ieri nella struttura. Abou, finito in un Cas della provincia di Napoli, aveva appuntamento per febbraio con la commissione che deve esaminare al sua richiesta di asilo ma ora non sa più se potrà andarci.
Ma c’è soprattutto preoccupazione per la sorte dei migranti, a partire dai molti bambini che adesso dovranno lasciare la scuola per trasferirsi con le famiglie in un’altra regione. «Ci preoccupano molto gli effetti del decreto sicurezza su coloro che non hanno ottenuto lo status di rifugiato e hanno i permessi umanitari in scadenza, dove andranno?», si chiedeva ieri sera il parroco al termine di una marcia organizzata in solidarietà di migranti e lavoratori del centro.
Oggi davanti al Cara si terrà un presidio al quale parteciperà anche il sindaco di Castelnuovo di Porto, Riccardo Travaglini. «Attenderemo l’uscita degli altri migranti, anche con un presidio sanitario», annuncia. «Oggi è stata scritta una brutta pagina».
[Roberto Persia 23/01/2019]

sabato 5 gennaio 2019

INTELLETTUALI DI TUTTO IL MONDO UNITEVI

(Risposta all'appello di Cacciari )

Non ho vissuto l'età dei totalitarismi, l'età della morte del pensiero critico ma oggi più che mai posso considerare quanto sia pericoloso il sonno della ragione. Nell'età del ritorno dei Malvolio di montaliana memoria un semplice prendere le distanze  non può bastare,  non è piu possibile una "fuga immobile" anzi può rappresentare una scelta immorale, un disimpegno colpevole. Oggi non è più tempo di tacere, è tempo di prendere una posizione perché ogni esitazione potrebbe mettere a rischio le grandi conquiste culturali del secondo dopoguerra. La cooperazione internazionale, la democrazia, l'integrazione, la tolleranza non possono essere valori negoziabili.
Quello che maggiormente preoccupa non è il ristretto e circoscritto disegno politico di Salvini ma la constatazione dei consensi numerosi che colleziona, non è di Di Maio, che mi preoccupo e del suo serbatoio di voti "protestanti" ma la constatazione che la protesta sinistroide abbia consegnato il paese ad una destra becera e livida e che una larga fetta anche di intellettuali non si sia resa ancora conto che si è prostituita alla peggiore delle destre, non a quella progressista e europeista ma alla destra razzista e violenta di Salvini. Ad una destra incapace di cogliere i segni del tempo, incapace di progettare un mondo di uomini in grado di vivere insieme pacificamente nella consapevolezza che ogni vero progresso raggiunge la sua pienezza col contributo di molti e con l 'inclusione  di tutti, seguendo l'insegnamento terenziano alla base della nostra cultura occidentale : "Homo sum humani nihil a me alienum puto".
Appartengo al mondo della formazione, sto, pertanto, in trincea a contatto con una generazione vivace, intelligente, elettronica e "veloce" che  "vivendo in burrasca" rischia di precipitare nel baratro dell'indifferenza o, nel peggiore delle ipotesi, dell'intolleranza, dell 'aggressività pericolosa e ignorante.
Questi stessi giovani, invece, meritano di essere salvati, meritano una cultura in grado di coniugare pathos e logos, una cultura che percepisca l 'uomo come fine e non come mezzo, che consideri l'altro da sè "una risorsa importante" giammai una minaccia .
Nell'età delle interconnessioni non c'è niente di più assurdamente anacronistico dei muri e dei silenzi colpevoli. È solo nelle DIVERSITÀ che si può cogliere il vero senso della BELLEZZA  e l'essenza di un impegno costruttivo che non è mai discriminante ma sempre inclusivo, totalizzante e interdipendente.
Non è neanche questione di destra o di sinistra, di rosso o nero ma il problema è, soprattutto, di carattere culturale. La vera emergenza è quella di costruire un argine contro ogni forma di populismo, contro la xenofobia, contro i nuovi razzismi in nome di una società civile che riparta dall'UOMO, non prima dall 'uomo Italiano, nè come in passato, prima dall'uomo della Padania ma dall'UOMO in quanto umanità. È necessario che in ogni campo sia politico che economico, culturale e sociale non si perda mai di vista l'uomo, la sua dignità, il suo inestimabile valore e, al di là di ogni faglia e filo spinato, lo si consideri il fine ultimo di ogni progetto.
INTELLETTUALI DI TUTTO IL MONDO UNITEVI, c 'è  molto da fare, a partire dalla formazione scolastica. Se uniti si costituirà una forza inarrestabile, la forza della cultura, la sola che possa costituire un argine autentico contro la deriva pericolosa del populismo e della miseria, principalmente di quella della mente e dello spirito.

Antonella Botti, docente .