mercoledì 30 dicembre 2020

Serata di ieri 29 dicebre 1° incontro dell'anno 2020/21

 

Bellissima serata svoltasi attraverso il collegamento della piattaforma Meet che ha consentito di riunire il gruppo costituito da Silvia (la nostra Regina) Monia (colei che ha lanciato la proposta), Rossella, Chiara, Ida,  Sandra, Paola, Roberta (che scrive) Andrea l’unico uomo del gruppo sino ad ieri perchè si è aggiunto un nuovo affiliato che è il giovane Enrico.

Monia ha iniziato il giro introducendoci al libro di Nikos Kazantzakis, stesura  iniziata nel 1924, pubblicato nel 1938. Iraklio, Creta, 1925. 

"Nikos Kazantzakis si ritira in solitudine in una casetta in riva al mare, presso l’antica Cnosso. Riflette inquieto sulle nubi nere che si profilano all’orizzonte (l’ascesa dei totalitarismi) e sulla scrittura come dovere dell’intellettuale. Cerca la luce di una risposta, per offrire la redenzione a un mondo che si va dissolvendo. L’impresa è ardua, una lotta con le parole, “puledre selvagge”, perché l’anima possa “spiegare liberamente le ali”. All’improvviso, l’illuminazione: davanti ai suoi occhi si staglia la figura fiera del suo eroe, Ulisse astuto e insaziabile, assetato di conoscenza, desideroso di rimettersi in viaggio. Il mondo, le onde del mare si trasformano in tumultuosi decaeptasillabi, e il cerchio soleggiato del suo cervello li accoglie e ride come una spiaggia cretese."

https://www.avvenire.it/agora/pagine/lulisse-di-kazantzakis-esploratore-del-mistero

Enrico ha citato e letto il testo di Guido Giuliorizzi, si può trovare su youtube una breve sintesi a questo indirizzo https://youtu.be/RtNQ7yKBQK4

Ida ha invece citato il libro di Luigi Malerba: Itaca per sempre

All'inizio si guarda intorno spaesato, non riconosce la sua isola. Poi si accorge del degrado a cui è stata abbandonata. Travestito da mendicante prepara la tremenda vendetta contro i Proci, i pretendenti al trono che vogliono che Penelope scelga un nuovo sposo e quindi un nuovo re di Itaca, inoltre abusano delle ricchezze del re assente e si divertono con le ancelle regali nella reggia di Ulisse. Per mettere in atto il suo piano ed assicurarsi la sua buona riuscita, Odisseo si rivela solo al porcaio Eumeo e al figlio Telemaco, ma non a Penelope. In seguito ha un primo, lungo colloquio con Penelope. L'eroe appare come un vecchio vagabondo coperto di stracci e, raccontando alla moglie una serie di "menzogne simili al vero", porta notizie verosimili dell'imminente ritorno di Ulisse. Pochi istanti più tardi, Penelope ancora presente, la nutrice Euriclea riconosce il padrone toccandogli, mentre lo lava, una vecchia cicatrice di caccia ma per volere del re cela la sua scoperta. Però Penelope riconosce Ulisse nei panni del mendico, e si indispettisce perché il marito, non rivelandosi, mostra di non avere alcuna fiducia in lei.”

Altro libro citato da Andrea  “Il canto di Penelope” di Margaret Atwood

Fedele e saggia, Penelope ha atteso per vent'anni il ritorno del marito che, dopo aver vinto la guerra di Troia, ha vagato per il Mar Mediterraneo sconfiggendo mostri e amoreggiando con ninfe, principesse e dee, facendo sfoggio di grande astuzia, coraggio, possanza e notevole fascino, guadagnandosi così una fama imperitura di eroe. E intanto che cosa faceva Penelope, chiusa in silenzio nella sua reggia? Sappiamo che piangeva e pregava per il ritorno del marito, che cercava di tenere a bada l'impulsività del figlio adolescente, che si barcamenava per respingere le proposte dei Proci e conservare così il regno. Ma cosa le passava veramente per la testa? Dopo essere morta e finita nell'Ade, Penelope non teme più la vendetta degli dei e desidera raccontare la verità, anche per mettere a tacere certe voci spiacevoli che ha sentito sul suo conto. La sua versione della storia è ricca di colpi di scena, dipana dubbi antichi e suggerisce nuovi interrogativi, mettendo in luce la sua natura tormentata, in contrasto con la sua abituale immagine di equilibrio e pacatezza. L'autrice di culto Margaret Atwood, con la sua scrittura poetica, ironica e anticonvenzionale, dà voce a un personaggio femminile di grande fascino, protagonista di uno dei racconti più amati della Storia occidentale.”

Per rimanere sempre in tema di eroine si può citare anche “Il silenzio delle ragazze” di Pat Barker.

"È un libro potente. Potente come Achille, l’eroe dell’Iliade che nel romanzo di Baker è narrato attraverso gli occhi di Briseide, la nobile diventata sua schiava. Briseide alla fine del racconto affermerà che questa è “la sua storia. Sua, non mia”.

Altro libro citato:  Un' odissea. Un padre, un figlio e un'epopea di Daniel Mendelsohn.

Odissea di Elisa Avezzù

«La radice dell’Odissea è un albero d’olivo», ha scritto Paul Claudel. Su quest'albero radicato nella terra, Odisseo ha costruito il suo letto nuziale, al centro della casa, nel cuore del suo regno. È il perno intorno a cui ruota la sua vita, il punto di partenza che coincide con la meta. L'Odisseo di Omero è un guerriero che non ama le battaglie, un navigatore che non ama il mare. Il suo lungo viaggio di ritorno è un’avventura di dolore e di angoscia, la vera guerra è quella che combatte in patria, tra le mura della sua casa: per ricomporre gli affetti e restaurare il dominio, per poter vivere e invecchiare in prosperità e in pace.

Silvia ha citato Ulisse di Alfred Tennyson

L’eroe di Omero ha ispirato tantissime altre opere, tra cui il celebre romanzo di James Joyce, ma anche la poesia di Alfred Tennyson. Il poeta, che scritto Ulysses nel 1833, riprende sia l’Ulisse di Omero che quello dantesco sulla profezia dell’ultimo viaggio dell’eroe che, assetato di conoscenza, trova la morte spingendosi troppo lontano. La poesia, tuttavia, non riguarda solo Ulisse, ma anche il viaggio emotivo del poeta, dopo la morte del suo giovane amico Arthur Henry Hallam. La poesia, citata in film come L’attimo fuggente, Skyfall e One Week, è molto famosa. Hai bisogno di una parafrasi in inglese dell’Ulisse di Tennyson e di un commento sulla poesia? Allora vediamo insieme di cosa parla quest’opera.”

Altro romanzo pietra miliare della letteratura anglosassone l’Ulisse di Joyce letto dalla stessa Silvia all’età di 16 anni

"Questo gigantesco romanzo, a lungo bandito da molti Stati (persino nella stessa Irlanda) dietro l’accusa di immoralità, epigone di capolavori come l’Odissea di Omero e la Commedia di Dante, come l’Amleto di Shakespeare e i grandi romanzi inglesi dell’Ottocento (in primis Tristram Shandy di Sterne e Il circolo Picwick di Dickens) chiude in via definitiva gli stilemi dell’Ottocento e si apre con rumorosa consapevolezza al Novecento, al Chaos, all’epoca contemporanea e, perché no, post-moderna.

L'Ulisse di Joyce è un capolavoro che divide in due ancora oggi il panorama letterario. Ad esempio, Virginia Woolf, che pure utilizzò alcune tecniche di narrazione in tutto simili a quelle dell’autore irlandese, disprezzava questo romanzo. Disse: «Mi ha interdetto, annoiato, irritato e disilluso, come di fronte a un disgustoso studente universitario che si schiaccia i brufoli». 

Scrive, a proposito dell'Ulisse di Joyce, Gianni Celati: «Il punto focale di Mr. Bloom è la vita qualsiasi, la vita senza niente di speciale, la vita come un sogno o un lungo chiacchierare con se stessi» (G. Celati, in J. Joyce, Ulisse, intr., p. IX). Leopold nel suo mare di pensieri si muove come un Robinson Crusoe, sempre creativo e pronto ad adattarsi alla realtà circostante, come davanti a un’isola sconosciuta: quell’isola, Itaca, che alla fine conquisterà, sul far della sera, come ogni uomo che rientra nel suo focolare dopo l’odissea di una giornata qualunque. 

In questo l’Ulisse di Joyce assomiglia sicuramente ai romanzi picareschi del 1600: solo che il picaresco è tutto interiore, è un perdersi continuo nei meandri dell’immaginazione, seguendo le strade della parola creatrice, di una parola totale. In questo emerge il modello shakespeariano di James Joyce: «Shakespeare l’uomo, il signore del linguaggio, il creatore di persone, interessava [Joyce] più di Shakespeare il creatore di pièces» (F. Budgen, James Joyce and the Making of Ulysses)."

Conversazione su Tiresia di Andrea Camilleri

La storia del celebre indovino, un mito declinato nei secoli da scrittori, poeti, filosofi, drammaturghi. Camilleri con la forza della sua narrazione ci regala un’opera unica e preziosa.

«Chiamatemi Tiresia. Per dirla alla maniera dello scrittore Melville, quello di Moby Dick. Oppure Tiresia sono, per dirla alla maniera di qualcun altro.
«Zeus mi diede la possibilità di vivere sette esistenze e questa è una delle sette. Non posso dirvi quale.
«Qualcuno di voi di certo avrà visto il mio personaggio su questo stesso palco negli anni passati, ma si trattava di attori che mi interpretavano.
«Oggi sono venuto di persona perché voglio raccontarvi tutto quello che mi è accaduto nel corso dei secoli e per cercare di mettere un punto fermo nella mia trasposizione da persona a personaggio».
«Ho trascorso questa mia vita ad inventarmi storie e personaggi, sono stato regista teatrale, televisivo, radiofonico, ho scritto più di cento libri, tradotti in tante lingue e di discreto successo. L’invenzione più felice è stata quella di un commissario.
«Da quando Zeus, o chi ne fa le veci, ha deciso di togliermi di nuovo la vista, questa volta a novant’anni, ho sentito l’urgenza di riuscire a capire cosa sia l’eternità e solo venendo qui posso intuirla. Solo su queste pietre eterne».
La
Conversazione su Tiresia scritta e interpretata da Andrea Camilleri è stata messa in scena per la prima volta al Teatro Greco di Siracusa l’11 giugno 2018 nell’ambito delle rappresentazioni classiche realizzate dall’Istituto Nazionale del Dramma Antico.”

Altra curiosità riguarda le donne dell’Odissea che sono spiegate in un video su youtube

https://youtu.be/Hzet2YcwKuw