Adoro i gialli, di ogni tipo (meno quelli stupidi e quelli "rosa"). Sono rilassanti e stimolanti allo stesso tempo, cancellano i brutti pensieri e ripuliscono la mente. Ti costringono a pensare senza fare troppa fatica. Ne tengo sempre una bella riserva per i momenti difficili.
Le crime stories di Osman sono davvero piacevoli e divertenti. Sono tipici light crime, gialli leggeri, costruiti con un miscuglio di sotto-generi della crime story Britannica classica. C'è la detective story con l'investigatore/gli investigatori privati che indagano, Il procedural, con i poliziotti che fanno il loro lavoro più o meno secondo le regole, la spy story con interventi di MI5 eMI6 e un po' di KGB a complicare le vicende.
Il tutto condito con un po' di Agatha Christie (gli investigatori "maturi"), John Le Carrè (lo spionaggio serio) e anche tanto humour (e qui il riferimento contemporaneo è sicuramente il grande Mick Herron e le sue spie fuori di sesto della serie di Slough House -vivamente consigliato).
Ingrediente fondamentale è la Britishness della situazione, dai personaggi all'understatement: Joyce, la seconda voce narrante, è lo stereotipo della vecchietta inglese middle-class, tè e torte comprese, che accetta le più assurde situazioni con la massima calma -ma questo vale anche per gli altri personaggi- e divertendosi come una pazza.
E poi c'è la lingua: una vera goduria, soprattutto se leggete in inglese: un inglese un può fuori moda, diverso per età e classe sociale, con modi di dire adorabili che si trovano sempre più raramente. Ecco, forse questo tradisce la mia età, pericolosamente vicina a quella dei componenti del Club del Giovedì...