sabato 31 agosto 2019

Iran

In Iran la lotta per le diseguaglianze di genere viaggia non solo su un paio di ruote sgangherate per le strade polverose di Isfahan, ma anche sui binari delle piattaforme social. Sono infatti decine i video di donne in sella a una motocicletta apparsi sul web dopo il ricorso alla Corte amministrativa di giustizia presentato da Fatemeh Eftekhari, trent’anni appena, appassionata di parapendio e sport estremi.
LA RAGAZZA, che da circa sei anni rivendicava il diritto a spostarsi pubblicamente con la sua moto, ha ottenuto all’inizio di agosto dal Tribunale di Isfahan il rilascio della patente di guida per motocicli. Anche se la sentenza si applica solo al caso specifico e non a tutta la popolazione femminile e può essere revocata in qualsiasi momento, si tratta di una piccola vittoria per le donne iraniane. Per Eftekhari, che dice di non credere nelle rivoluzioni, ma a «piccoli sorsi di cambiamento», seguire le vie legali è «il modo migliore e civile per ottenere il rispetto dei propri diritti e non crogiolarsi nello status quo». «Il codice della strada non menziona il genere sessuale. È il legislatore che però deve avere l’ultima parola», ci racconta Eftekhari. «Nelle condizioni socio-economiche attuali – continua – molte donne non possono permettersi di comprare un’auto. Una motocicletta può quindi essere una valida alternativa per muoversi liberamente sia nelle aree urbane che in quelle rurali. Ecco perché questa sentenza avrà un forte impatto sulla vita delle iraniane. Siamo ancora in attesa di vedere cosa accadrà al momento del ricorso, ma speriamo nel cambiamento».
ATTUALMENTE IN IRAN non ci sono leggi che vietano esplicitamente alle donne l’uso di moto e motorini. «Si tratta piuttosto di un modus operandi adottato arbitrariamente dalla polizia stradale e supportato dalle autorità religiose e dalle fazioni più conservatrici della società. È una questione legata all’equilibrio di poteri, non di giustizia», ci spiega Jasmin Ramsey, del Center for Human Rights in Iran con sede a New York. «Si vuole evitare di rilasciare le patenti per le due ruote, nonostante le donne possano guidare auto, bus e perfino camion».
Facile indovinare il motivo: i motocicli sono tra i mezzi più veloci per muoversi nel traffico. E in un Paese come l’Iran, spostarsi in modo autonomo equivale a ritagliarsi la propria fetta di indipendenza all’interno di un sistema dove il piatto della bilancia premia sempre il potere maschile.
PER CHI PREFERISCE interpretare la legge a righe alternate, una donna su due ruote è quindi una donna che rischia di minare l’immagine di famiglia raccontato dai religiosi, fatto di figure femminili dedite principalmente alla cura della casa e dei figli in nome della «modestia». A parte un timido appoggio alla causa delle motociclette proveniente anche dall’ala conservatrice, il caso di Eftekhari però rischia di restare un’eccezione.«Perché non rimanga tale, il Parlamento dovrebbe varare una legge ad hoc che non lasci dubbi sull’interpretazione del codice della strada. Ma questo non sta accadendo. Almeno al momento questo non è nell’agenda del governo», fa sapere Ramsey.
Eppure, nonostante il vuoto legislativo, le donne delle motociclette rappresentano ormai un caso trasversale all’interno della società iraniana. «Le motocicliste – spiega ancora Ramsey – si oppongono alle politiche discriminatorie e provengono da ogni strato della popolazione». Non a caso, alcuni dei video postati su Twitter sono stati accompagnati dall’hashtag #genderequality. Solo lo scorso luglio era apparso sui social un video in cui la campionessa iraniana di motociclismo Benhaz Shafiei veniva fermata da un poliziotto perché in sella alle sue due ruote.
«SHAFIEI È UNA DELLE TANTE donne che stanno facendo la storia, spingendo per il cambiamento», ha detto Ramsey. «È dalla Rivoluzione islamica che le attiviste per i diritti umani si battono per essere uguali agli uomini agli occhi della legge. Per usare le parole dell’avvocata Nasrin Sotoudeh, tutti hanno bisogno di “libertà, sicurezza sociale e giustizia”. Si tratta di un processo lungo e sfaccettato, che non può esaurirsi in un unico episodio».
[Melissa Aglietti 31/08/2019]

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Commenti

il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamo
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo