lunedì 4 dicembre 2017

serata dedicata alla parola "bosco"

Il bosco è un topos letterario affascinante e vastissimo. La nostra serata è servita a stuzzicare la nostra curiosità, non certo a esaurire, neanche in parte, l’argomento, pur viaggiando tra classici e moderni, cultura alta e cultura popolare. Abbiamo cominciato con i boschi/ foreste di  Shakespeare, analizzando proprio l’ambiguità semantica delle due parole, usate in modo così diverso in inglese rispetto all’italiano. Sin dal primo medioevo forest ha indicato il concetto di zona naturale selvaggia, al di fuori della civiltà, ma anche quello di terreno di proprietà del sovrano e sua riserva di caccia, che includeva vaste aree boschive, ma anche farms e villaggi, sottoposto a speciali –e severe- leggi di forestry. Quindi, un termine che racchiude di per se stesso una contraddizione tra libertà e autorità.
Per Will Shakespeare, nato e cresciuto ai margini della Foresta di Arden, dove entrambe le famiglie, paterna e materna (gli Arden!) avevano antiche e forti radici, questi luoghi sono la sede di elementi selvaggi e di ribellione, dell’inversione delle norme sociali, caratterizzati da elementi di intrigo, pericolo e magia.
 Nelle commedie, As you Like it e A Midsummer Night’s Dream in particolare, la foresta ospita il mondo alla rovescia, un mondo di libertà sessuale e libertà dalle convenzioni sociali in senso lato, di scambio di ruoli e di genere sessuale, dove le donne (travestite da uomini…) conducono il gioco ed educano gli uomini al sentimento.
In questo inizio di età moderna, sta emergendo il contrasto tra città e campagna che si svilupperà nei secoli successivi: il bosco, quindi, assume un carattere pastorale, simboleggia la nostalgia per un tempo passato più semplice, e migliore. Tuttavia, anche in queste commedie si può facilmente percepire un senso di pericolo non dichiarato, che anticipa il ruolo della foresta come il luogo della tragedia e della violenza (Titus Andronicus – forse la più cupa e violenta delle opere di Shakespeare- Macbeth, King Lear).
Shakespeare certamente conosceva le ballate popolari che raccontavano le gesta dell’eroe della foresta per eccellenza, Robin Hood, anche se non è chiaro di che foresta si tratta: Sherwood, la più famosa, quella che per prima viene associata a Robin, in realtà appare nei cicli di racconti in un secondo momento, mentre i testi più antichi collocano le avventure del nostro nella Foresta di Barnacle. Qualunque sia la verità/leggenda accettata, anche qui la foresta è luogo ambiguo per definizione e status, luogo di vita semplice e allegra per i Merry Men di Robin, ma anche piena di insidie e pericoli, fuorilegge e violenza.
Un testo moderno che racconta molto bene le foreste inglesi è The Forest, di Edward Rutherfurd, che racconta la storia della New Forest dall’undicesimo secolo ai giorni nostri. Un romanzo storico-fiume che fa vivere al lettore questo posto meraviglioso, che vanta la maggior concentrazione di alberi antichi nell’Europa Occidentale, con querce che arrivano a 800 anni e tassi ultra-millenari.
Ci siamo soffermati poi sul classico americano ottocentesco Walden , or the Life in the Woods (Walden ovvero la vita nei boschi) di Henry D. Thoreau, un testo che, malgrado –o forse proprio per quello- la retorica fuori moda della scrittura, esercita ancora un certo fascino sulle nuove generazioni. Rimanendo nell’ottocento, ma di qua dell’Atlantico, abbiamo seguito Alice in Wonderland, nel bosco del Paese delle  Meraviglie, popolato di gatti misteriosi, Cappellai Matti e Lepri Marzoline….
Cambiando completamente genere e secolo, ecco l’asciutto racconto della scrittrice olandese Hella Hassee, Genius Loci, che descrive la presa di coscienza individuale di una donna matura a contatto con la natura di un antico bosco nell’Europa del Nord.

Per quanto riguarda la letteratura italiana, abbiamo convenuto di concentrarci sull’ Orlando furioso, seguendo Angelica in fuga nella selva minacciosa che si trasforma poi in natura accogliente e protettiva. Ariosto rende il bosco simbolico rinascimentale al suo meglio.

Abbiamo poi visto il Dottor Zivago di Pasternak alle prese con la guerra, in cerca di pace nel bosco, e il giovane protagonista di Kafka sulla spiaggia di Murakami Haruki alla ricerca di se stesso nel folto della foresta spazio-temporale che catalizza i principali eventi e personaggi del romanzo. Siamo stati nell’inquietante villaggio circondato da boschi, ma da cui tutti gli animali sono scomparsi, nella cupa fiaba di Amos Oz, D’un tratto nel folto del bosco.
Abbiamo anche parlato di fiabe tradizionali, dei Grimm in particolare: in quasi ogni fiaba c’è un bosco! E di musica pop dei tempi passati, quando il bosco era collegato al pericolo di perdere l’onore…
Ci sarebbe voluta l’intera notte per continuare a parlare della selva oscura di Dante, delle foreste magiche del Ciclo Arturiano dove vagano Percival e Tristano, dei Sentieri dei nidi di ragno e del Barone rampante di Italo Calvino, degli allegri musici di Thomas Hardy in Under the Greenwood Tree (e qui chiudiamo il cerchio tornando a Shakespeare) eccetera, eccetera…

Troppo per una sola serata.

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Commenti

il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamo
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo