Per Will
Shakespeare, nato e cresciuto ai margini della Foresta di Arden, dove entrambe
le famiglie, paterna e materna (gli Arden!) avevano antiche e forti radici,
questi luoghi sono la sede di elementi selvaggi e di ribellione,
dell’inversione delle norme sociali, caratterizzati da elementi di intrigo,
pericolo e magia.
Nelle commedie, As you Like it e A
Midsummer Night’s Dream in particolare, la foresta ospita il mondo alla
rovescia, un mondo di libertà sessuale e libertà dalle convenzioni sociali in
senso lato, di scambio di ruoli e di genere sessuale, dove le donne (travestite
da uomini…) conducono il gioco ed educano gli uomini al sentimento.
In questo
inizio di età moderna, sta emergendo il contrasto tra città e campagna che si
svilupperà nei secoli successivi: il bosco, quindi, assume un carattere pastorale, simboleggia la nostalgia per
un tempo passato più semplice, e migliore. Tuttavia, anche in queste commedie
si può facilmente percepire un senso di pericolo non dichiarato, che anticipa
il ruolo della foresta come il luogo della tragedia e della violenza (Titus Andronicus – forse la più cupa e
violenta delle opere di Shakespeare- Macbeth,
King Lear).
Shakespeare
certamente conosceva le ballate popolari che raccontavano le gesta dell’eroe
della foresta per eccellenza, Robin Hood,
anche se non è chiaro di che foresta si tratta: Sherwood, la più famosa, quella che per prima viene associata a
Robin, in realtà appare nei cicli di racconti in un secondo momento, mentre i
testi più antichi collocano le avventure del nostro nella Foresta di Barnacle. Qualunque sia la verità/leggenda accettata,
anche qui la foresta è luogo ambiguo per definizione e status, luogo di vita
semplice e allegra per i Merry Men di
Robin, ma anche piena di insidie e pericoli, fuorilegge e violenza.
Un testo
moderno che racconta molto bene le foreste inglesi è The Forest, di Edward
Rutherfurd, che racconta la storia della New
Forest dall’undicesimo secolo ai giorni nostri. Un romanzo storico-fiume
che fa vivere al lettore questo posto meraviglioso, che vanta la maggior
concentrazione di alberi antichi nell’Europa Occidentale, con querce che
arrivano a 800 anni e tassi ultra-millenari.
Ci siamo
soffermati poi sul classico americano ottocentesco Walden , or the Life in the Woods
(Walden ovvero la vita nei boschi) di
Henry D. Thoreau, un testo che, malgrado –o forse proprio per quello- la
retorica fuori moda della scrittura, esercita ancora un certo fascino sulle nuove
generazioni. Rimanendo nell’ottocento, ma di qua dell’Atlantico, abbiamo
seguito Alice in Wonderland, nel bosco del Paese delle Meraviglie, popolato di gatti misteriosi,
Cappellai Matti e Lepri Marzoline….
Cambiando
completamente genere e secolo, ecco l’asciutto racconto della scrittrice
olandese Hella Hassee, Genius Loci, che descrive la presa
di coscienza individuale di una donna matura a contatto con la natura di un
antico bosco nell’Europa del Nord.
Per quanto
riguarda la letteratura italiana, abbiamo convenuto di concentrarci sull’ Orlando
furioso, seguendo Angelica in fuga nella selva minacciosa che si
trasforma poi in natura accogliente e protettiva. Ariosto rende il bosco
simbolico rinascimentale al suo meglio.
Abbiamo poi
visto il Dottor Zivago di Pasternak alle prese con la guerra, in cerca
di pace nel bosco, e il giovane protagonista di Kafka sulla spiaggia di
Murakami Haruki alla ricerca di se stesso nel folto della foresta
spazio-temporale che catalizza i principali eventi e personaggi del romanzo.
Siamo stati nell’inquietante villaggio circondato da boschi, ma da cui tutti
gli animali sono scomparsi, nella cupa fiaba di Amos Oz, D’un tratto nel folto del bosco.
Abbiamo
anche parlato di fiabe tradizionali, dei Grimm in particolare: in quasi ogni
fiaba c’è un bosco! E di musica pop dei tempi passati, quando il bosco era
collegato al pericolo di perdere l’onore…
Ci sarebbe
voluta l’intera notte per continuare a parlare della selva oscura di Dante, delle foreste magiche del Ciclo Arturiano dove vagano Percival e
Tristano, dei Sentieri dei nidi di ragno e del Barone rampante di Italo
Calvino, degli allegri musici di Thomas Hardy in Under the Greenwood Tree
(e qui chiudiamo il cerchio tornando a Shakespeare) eccetera, eccetera…
Troppo per
una sola serata.
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