Antoine ha seguito il vecchio Séraphin, di cui è destinato a prendere
il posto, per imparare il duro lavoro con gli animali nelle baite
d’alta quota. Ed è qui che una notte qualcosa comincia a scricchiolare
nel tetto d’ardesia della baita. Séraphin rassicura però l’amico che
sono solo «i diavoletti» che lanciano pietre per allietare e distrarre
dalla noia il loro padrone, il diavolo», che «abita lassù, sul
ghiacciaio». Era in realtà solo l’inizio di una frana enorme, oltre un
milione e mezzo di metri cubi di detriti che seppellirà tutto, uomini,
animali e cose.
Sette settimane più tardi, Thérèse che non vuole rassegnarsi alla
perdita di Antoine, scorgerà un punto bianco apparire da dietro un
cespuglio, «qualcuno che ha sì un corpo d’uomo, ma che non ha più figura
d’uomo. Cerca di riconoscerlo, non ci riesce. Si vede che è un uomo o
una specie d’uomo che ha una barba, e niente occhi. Ha sì una bocca, ma
c’è una voce nella sua bocca? Una cosa nera gli pende in alto sul viso; è
quasi nudo con un corpo che ha il colore della pietra, un corpo che è
come il corpo dei morti». L’uomo da cui aspetta un figlio è davvero
sopravvissuto alla «caduta della montagna» o quello che si trova di
fronte è un essere più simile ai diavoletti che popolerebbero le cime
secono le leggende popolari?
CAPOLAVORO DIMENTICATO di Charles-Ferdinand Ramuz, scrittore di Losanna attivo nella prima metà del Novecento, La montagna ci cade addosso,
uscito negli anni Trenta e ispirato a un fatto realmente accaduto, la
frana che nel 1714 si staccò dal monte Diablerets, esce ora in una nuova
traduzione di Valeria Lupo per i tipi di Ideafelix (pp. 160, euro 20).
Ramuz, considerato da Céline come uno dei pochi autentici autori in
lingua francese e apprezzato anche da Paul Claudel, Stefan Zweig e Juan
Rulfo dedicò al tema della montagna e alla ricerca di una lingua
espressiva che ne esprimesse l’anima, gran parte della sua opera,
immeritatamente poco conosciuta dal grande pubblico.
Non è perciò un caso che il suo romanzo compaia nella collana
inaugurata da Ideafelix, una piattaforma editoriale che finanzia
progetti culturali e laboratori didattici nelle scuole italiane, grazie
alla pubblicazione di opere da tempo introvabili, malgrado si tratti di
piccole pietre miliari della letteratura internazionale
(www.ideafelix.com).
L’OPERA dello scrittore svizzero è il secondo titolo
proposto, dopo Studs Lonigan, una storia di formazione ambientata tra
gli immigrati irlandesi della Chicago degli anni Dieci, scritto da James
T. Farrell, autore che ha potuto vantare tra i suoi estimatori nomi del
calibro di Ernest Hemingway, Kurt Vonnegut e Tom Wolfe. Se Studs
Lonigan è legato al progetto di finanziamento di «L’alba della
meraviglia», un laboratorio didattico che promuove l’incontro tra la
filosofia e gli alunni della scuola elementare, La montagna ci cade
addosso servirà a finanziare Radio Freccia Azzurra, una web-radio
condotta dai bambini delle elementari.
[Guido Caldiron 24/03/2017]
Questo blog accoglie la nuova avventura di quelli di Sguardi d’Altrove, e il Reverendo Dogdson, con i suoi dubbi sulla realtà, si aggiunge al nostro olimpo di numi tutelari. Non dimentichiamo gli autori che più spesso ci hanno accompagnati nel viaggio di Sguardi d’Altrove, anzi, da loro ripartiamo. Quindi, un pensiero affettuoso e ammirato, in particolare, ad Alan Bennet a alla sua Sovrana Lettrice, mantenendo ben fermo il principio che ragguagliare non è leggere.
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