martedì 14 marzo 2017

Il capitalismo in un contesto ostile, Arrighi e Fortunata Piselli


Nel cuore degli anni Settanta Giovanni Arrighi, noto a livello mondiale per il suo Il lungo XX secolo (tradotto dal Saggiatore nel 1996), approdò alla nuova Università della Calabria. Aveva alle spalle studi di economia alla Bocconi ed esperienze di ricerca e insegnamento in Africa e a Trento, mai disgiunte dalla partecipazione appassionata ai conflitti sociali e politici del suo tempo. Installatosi nel visionario campus di Arcavacata di Rende, Arrighi raccolse in un seminario informale un gruppo di ricercatori, per proseguire nello scenario calabrese le sue indagini storiche e sociologiche su capitalismo e forza-lavoro.
IL LABORATORIO-CALABRIA, «metafora della periferia», confermò e precisò alcuni assunti che andavano emergendo nell’approccio al sistema mondiale dell’economia lanciato da Immanuel Wallerstein ed altri studiosi.
Da poche settimane Donzelli ha tradotto Il capitalismo in un contesto ostile (pp. 162, euro 19), un lungo saggio pubblicato nel 1987 da Arrighi e da Fortunata Piselli, un’antropologa che aveva partecipato al seminario calabrese e che firma una postfazione sulla Calabria di oggi. Originariamente apparso sulla «Review» del Fernand Braudel Center di Binghamton, fondato dallo stesso Wallerstein nel 1976, ove il sociologo milanese si era trasferito nel 1979, si tratta di uno dei preziosi frutti di quell’esperienza calabrese e rappresenta tuttora un modello per ulteriori studi e approfondimenti. Come riassume efficacemente nella Prefazione un’altra partecipante al seminario, la storica Marta Petrusewicz, si spezzava la relazione necessaria fra l’avvento di rapporti capitalistici di produzione, la proletarizzazione della manodopera e l’ascesa a posizioni «centrali» nel sistema globale: queste tre caratteristiche potevano andare anche disgiunte, così come non vi era un nesso meccanico fra condizione proletaria e mobilità migratoria.
NEL PRIMO OTTOCENTO la Calabria era caratterizzata dal latifondo contadino, ma a metà secolo le formazioni sociali cominciavano a differenziarsi, facendo della regione un agglomerato di modalità produttive, pur accomunate dalla perifericità rispetto ai centri dell’economia globale. Il Crotonese diventò un grande latifondo capitalistico, con alternanza di cereali e allevamento, l’esproprio dei contadini semi-indipendenti e la loro riduzione a braccianti salariati. Il Cosentino vide invece l’ascesa contadina alla piccola proprietà tesa all’autosussistenza, che innescava forma diverse di emigrazione. Nella piana di Gioia Tauro infine il mondo contadino si articolava attorno alla produzione mercantile di agrumi, olio e vino.
PERCHÉ DIVERGEVANO? Congiunture economiche e unificazione nazionale non possono spiegarlo, occorre ricostruire la storia dei contesti ambientali locali («ostili»: malaria, scarsità di comunicazioni, brigantaggio), la loro interazione (ad esempio tramite flussi migratori interni) e l’esito del conflitto sociale che opponeva l’interesse dei proprietari per i nuovi mercati esterni a quello dei coltivatori.
Dopo il 1945, per diverse vie le diverse formazioni del capitalismo periferico ripresero a convergere: attraverso la lotta di classe e la riforma agraria (nel Crotonese), la crisi della piccola produzione (nel Reggino) e l’emigrazione di massa (il Cosentino) si disgregava la centralità agricola. Allo stesso tempo si affermava la mediazione statale e partitica, si diffondevano i consumi e si dilatavano i movimenti verso le fabbriche del Nord, per la peculiare posizione della Calabria, regione di un Paese sospeso fra centro e semiperiferia dell’economia globale.
NON DEVE INGANNARE la natura di «articolo» dello scritto, perché per densità e acutezza vale almeno un voluminoso trattato e non basta una recensione a renderne pienamente conto. Con modestia, Arrighi e Piselli definivano il lavoro uno studio della «formazione di una forza lavoro salariata in un contesto periferico», ma in realtà realizzarono una lezione di metodo per le scienze storico-sociali, delineando un ricchissimo affresco storico del mutamento sociale in un’intera regione, nelle sue relazioni con il contesto nazionale e globale e nel suo prodursi attraverso sempre nuovi conflitti.
[Michele Nani 14/03/2017]

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Commenti

il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamo
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo