lunedì 27 giugno 2016

Brexit.

L’orologio del divorzio, la messa in atto dell’articolo 50 che regola l’uscita dall’Ue, ha già cominciato a ticchettare furiosamente. Quasi in malo modo, i ministri degli esteri di tutto il continente hanno intimato all’«untore» di andarsene in tutta fretta prima di contagiare il resto dell’Unione, in una mossa brusca temperata soltanto dall’invito di Angela Merkel a non precipitare i toni e a non assumere atteggiamenti duri o punitivi nei confronti di questa separazione poco consensuale.
Ciononostante, il commissario britannico europeo Lord Jonathan Hill, rappresentante di massimo rilievo presso l’Ue, pur sottolineando il proprio rammarico per la decisione presa dal popolo britannico ha dato le dimissioni dalla commissione Juncker, commentando: «Quel che è fatto è fatto».
Non la pensano così gli autori dei 2 milioni di firme raccolte attorno a una petizione per indire un secondo referendum, che venerdì, in poche ore, ha mandato in crash il sito del governo. La petizione recita testualmente: «Noi sottoscritti ci rivolgiamo al governo di Sua Maestà perché promulghi una regola per cui se il voto per leave o remain è inferiore al 60% e basato su un’affluenza di meno del 75% si dovrebbe indire un secondo referendum». Per essere prese in considerazione dal parlamento, la soglia minima di firme è centomila.
L’uscita di Hill, che sarebbe stato uno choc solo qualche settimana fa, è ormai l’ordinario effetto collaterale di una reazione a catena innescatasi venerdì mattina dopo la notizia della vittoria del leave e che ha causato le dimissioni di un David Cameron dagli occhi umidi.
Contemporaneamente, sul sito Change.org, altre 151mila firme in poco tempo andavano a sottoscrivere la richiesta al sindaco di Londra Sadiq Khan di dichiarare Londra indipendente dal Regno Unito e rientrare nell’Unione Europea. Sono due sviluppi che fino a qualche tempo fa uno avrebbe potuto leggere su un romanzo di fantapolitica e che trasmutano bruscamente Britain da Great a Little.
Che danno l’idea dello sgomento generalizzato soprattutto fra le giovani generazioni metropolitane e globalizzate, la cui non sufficiente affluenza alle urne è probabilmente fra le cause della sconfitta di misura del remain che, lo ricordiamo, ha perso per due punti percentuali, 48 a 52%. In una ripartizione che riflette abbastanza quella geografica del voto, la maggior parte dei firmatari proviene dalle zone metropolitane del paese, e in particolare da Londra.
Nel partito conservatore si apre intanto la questione del post-Cameron. Nella sua conferenza stampa accanto a Michael Gove, Boris Johnson, assediato davanti al suo domicilio londinese da una folla ostile in uno strano trionfo nel posto sbagliato, pareva uno che sa di averla fatta grossa. Ha commentato la vittoria in tono sommesso e serissimo, in una performance lontana anni luce da quelle per cui è noto e amato dall’elettorato conservatore. Forse pensa all’equivoco che lo esporrà al ludibrio dei votanti del leave, cui Nigel Farage ha fatto credere che la vittoria avrebbe del tutto interrotto il flusso migratorio nel paese: una cosa naturalmente impossibile.
I Tories che non appartengono al suo fan club e che temono di mettergli in mano le redini del paese in un momento simile, pensano di anteporgli il ministro dell’interno Theresa May.
Nel frattempo continua la turbolenza finanziaria.
L’agenzia di rating Moody’s ha abbassato da stabile a negativo l’outlook sul rating del paese in quello che ha definito un periodo di prolungata stabilità successivo all’uscita del paese dall’Unione. Anche a Standard & Poor’s hanno ribadito che la «tripla A» del rating della sterlina è a rischio.
Sempre sul fronte della disgregazione statuale, Nicola Sturgeon, la primo ministro scozzese, che venerdì ha messo in chiaro che un secondo referendum sull’indipendenza scozzese è probabile, ha detto che cercherà «discussioni immediate» per proteggere il posto della Scozia, che ha votato al 62% per restare, nell’Ue.
A questo fine, ha anche intenzione di fare lobby presso tutti i diplomatici europei presenti su suolo scozzese invitandoli a incontri «informali».
Intanto Corbyn è alle prese con la fronda interna che alcuni backbenchers moderati – risoluti come al solito a lasciarsi sfuggire un’occasione d’oro per attaccare i Tories in difficoltà – gli hanno mosso approfittando della sua opaca performance a difesa della permanenza.
Contestato dalla platea del Gay Pride londinese cui partecipava, il leader ha risposto «Ho fatto tutto quello che ho potuto».
[Leonardo Claudi 26/03/2016]

Nessun commento:

Commenti

il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamo
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo