venerdì 13 maggio 2016

Romeo e Giulietta

ROMEO - (A Giulietta, prendendole la mano) Se con indegna mano profano questa tua santa reliquia (è il peccato di tutti i cuori pii), queste mie labbra, piene di rossore, al pari di contriti pellegrini, son pronte a render morbido quel tocco con un tenero bacio.
GIULIETTA - Pellegrino, alla tua mano tu fai troppo torto, ché nel gesto gentile essa ha mostrato la buona devozione che si deve. Anche i santi hanno mani, e i pellegrini le possono toccare, e palma a palma è il modo di baciar dei pii palmieri.
ROMEO - Santi e palmieri non han dunque labbra? 
GIULIETTA - Sì, pellegrino, ma quelle son labbra ch’essi debbono usar per la preghiera.
ROMEO - E allora, cara santa, che le labbra facciano anch’esse quel che fan le mani: esse sono in preghiera innanzi a te, ascoltale, se non vuoi che la fede volga in disperazione.
GIULIETTA - I santi, pur se accolgono i voti di chi prega, non si muovono.
ROMEO - E allora non ti muovere fin ch’io raccolga dalle labbra tue l’accoglimento della mia preghiera.
(La bacia)
Ecco, dalle tue labbra ora le mie purgate son così del lor peccato.
GIULIETTA - Ma allora sulle mie resta il peccato di cui si son purgate quelle tue!
ROMEO - O colpa dolcemente rinfacciata! Il mio peccato succhiato da te! E rendimelo, allora, il mio peccato.
(La bacia ancora)
GIULIETTA - Sai baciare nel più perfetto stile.
NUTRICE - (È stata ad osservare da lontano, poi s’avvicina) Tua madre vuol parlarti, padroncina.
ROMEO - Chi è sua madre?
NUTRICE - Ebbene, giovanotto, è la padrona qui di questa casa; una buona signora, saggia e onesta; e la figliola, quella damigella con cui discorrevate poco fa, gliel’ho allattata ed allevata io. E quell’uomo che saprà fare tanto da prenderla per moglie, giuraddio, ne avrà dei bei sonanti quattrinelli!
(Si allontana con Giulietta)
ROMEO - (Tra sé) Ella è una Capuleti!... Ah, duro prezzo ch’io sarò tratto a pagare per questo! Do in pegno la mia vita a una nemica!

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