mercoledì 2 dicembre 2015

Canto di Natale, Charles Dickens

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Fa parte di quei "Christmas Books" (Libri natalizi) che Dickens si impegnò di scrivere, uno all'anno, che furono cinque: Canto di Natale, Le campane, Il grillo del focolare, La lotta per la vita e Lo stregato, e che formano un ciclo di narrazioni fra il reale ed il fantastico, il patetico e l'umoristico, l'uno ben distinto dalla'altra, ma tutte pervase da quello "spirito di Natale", tipicamente inglese.
Ecco quanto lo stesso Dickens premise alla pubblicazione in volume dei cinque brevi racconti: "Il ristretto spazio entro il quale occorse contenere questi Racconti di Natale, allorchè essi furono pubblicati la prima volta, ne rese alquanto difficile la composizione, imponendo quasi di necessità ciò che è di singolare nella loro trama: e nell'elaborare ciascun personaggio entro il detto limite non potei troppo rifinire i particolari. Sotto una stramba apparenza giustificata dalla gaiezza della ricorrenza, il mio scopo principale fu di risvegliare pensieri di amore e di perdono; essi non sono mai fuori stagione, in una terra cristiana".
La favola di Dickens racconta la storia di un uomo d’affari, Scrooge, avaro ed egoista, che trascura la famiglia e ed è incapace di apprezzare le piccole cose come il calore che regala il Natale. Non è un caso che l'intera vicenda si svolga proprio la notte della vigilia. 
Scrooge, tornando a casa più adirato del solito, incontra i tre fantasmi del Natale: passato, presente e futuro che porteranno Scrooge a pentirsi dei propri atti egoistici e indifferenti, e dunque a cambiare interiormente. Alla fine della favola - e dell'avventura -  Scrooge sembra proprio un’altra persona e tutti stenteranno a crederci. Scrooge ha capito ciò che ha fatto, si è reso conto di come ha vissuto fino a quel momento, prende coscienza dei suoi atti egoistici e forse un piccolo frammento dello spirito del Natale è entrato in lui e ha dato un senso diverso e più vero alla sua esistenza.

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