La parete, Marlen Haushofer

"Forse lo saprò quando avrò finito di scrivere questa cronaca.
Mi sono imposta questo compito per impedirmi di fissare il crepuscolo e di avere paura.
Perché ho paura"
La parete di Marlen Haushofer, è un diario che la protagonista una donna quarantenne che accompagna il cognato e la sorella in una gita nello chalet di montagna si è impegnata a scrivere. Si perché all'improvviso la donna si troverà sola perché si accorge che una parete trasparente la separa dal resto del mondo che è morto.
"Supponevo si trattasse di una nuova arma che una delle super potenze era riuscita a tenere segreta; un'arma che lasciava intatto il suolo uccidendo solo gli uomini e gli animali. Le vittime a giudicare dal loro aspetto pacifico, non avevano sofferto".
Gli unici rimasti in vita sono lei, un cane, una gatta,  una mucca e animali selvatici prigionieri della parete trasparente.
Il libro è angosciante, non ci sono vie di fuga per la donna che deve vivere da sola con i viveri che erano stati conservati nella dispensa e con quelli che riuscirà a produrre lei stessa: piantando qualche patata, dei fagioli raccogliendo il fieno per la mucca che con il suo latte la sfamerà.
E' la presenza di questi animali che dipendevano solo da lei,  che la costringerà a sforzarsi di sopravvivere e a non lasciarsi andare alla disperazione, alla morte.
Questo messaggio che ci trasmette la protagonista, che non bisogna mai arrendersi anche in situazioni come quella che sta vivendo lei mi fa pensare a un film che ha certe analogie The road (2009), di John Hillcoat con Viggo Mortensen il padre e Kodi Smit-McPhee un figlio che intraprendono un viaggio della speranza verso l'oceano in cerca di un luogo migliore perché un misterioso cataclisma ha devastato il pianeta rendendolo arido e popolato da predoni dediti al cannibalismo.
Il film è tratto dal romanzo premio Pulitzer: La strada (The road) dello scrittore americano Cormac McCarthy (2006). Inizialmente era stata diffusa la notizia che il film non sarebbe mai stato distribuito, in Italia visto lo scarso successo che il film aveva riscontrato negli USA e perché ritenuto troppo deprimente; solo ne febbraio 2010è stato annunciato l'arrivo del film nelle sale italiane.
Amaro, brutale, le emozioni che ne scaturiscono sono d'agonia, impotenza e rassegnazione per la nostra impossibilità come singoli individui di affrontare catastrofi come quelle narrate nel film. Sono emozioni di un buio senza fine, ma il finale lascia un po' di calore nel cuore, una tiepida speranza che nasce negli uomini buoni e volenterosi che non vogliono mollare mai.


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Commenti

il 12/08 SR ha commentato Non credo che D'Avenia possa far parte del nostro blog. Certo i suoi libri sono best-sellers tra gli adolescenti, e probabilmente hanno il merito di avviare qualche giovane alla lettura, ma la banalità delle situazioni e del linguaggio non permettono di considerare questi testi letteratura. Diciamo che sono testi "di servizio", nella migliore delle ipotesi. su Prossimamente
il 14/05 SR ha commentato Purtroppo J.K.J. non sembra più funzionare con le ultime generazioni: un tentativo di leggere a scuola Three Men In a Boat è finito miseramente in noia. I ragazzi non capivano cosa c'era da ridere e io non capivo perché non capivano. Tristissimo. Jerome per me è finito in quell'armadio dove tengo gli autori speciali che voglio proteggere dagli studenti... su Jerome K. Jerome, fare ridere l’uomo moderno, spaventato
il 29/02 Ida ha commentato A proposito di classifiche: "Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove." Anch'io,come U.ECO sono andata al cinema nel modo ricordato e quindi io amo ricordare e vorrei tanto poter fare liste di su Chi siamo
il 28/02 Ida ha commentato Grazie Roberta per aver riaperto il blog.Trovo che è un modo per uscire dalla solitudine delle letture personali.Scrivere e leggere accanto, trovo che è un bel modo per parlarci e parlarmi. su Chi siamo